ANNIVERSARIO In memoria di Annamaria De Pietro IN ROSSO(Narrazioni)
In quel viale maggiore (quanti
piccoli detti sentieri tanti per andare invece in boschetti in prati a nome
altisonante quindi boulevard quei molti vialetti certo alcuni a più piante a
più erbe variegate) alberata strada maestra denominata larga sì abitualmente
infinite visite gente del luogo fuor di luogo gente d’altrove quando persino l’assiduo
passeggiatore a cammino usa (il pieno sorriso le sottili labbra voluttuose
chissà) il segno militare (questo sull’attenti massima attenzione il soldato la
assoluta brama presto caporale maggiore comunque) quale a lui sublime saluto
per lato in teoria cipressi per altro cipressi egualmente in teoria (in ricordo
breve via l’ampio campo le gerbere d’una parte d’altra le gerbere in animo variopinte
angiosperme piante d’Africa) così lentamente andò donna nobile origine in abito
rosso bruni capelli per soffice brezza (morbida ottomana i variopinti cuscini
orientali) volto a carezzevole luce sì come tuttavia timida (infatti blando
lucore) esposto viso a sud (a meridione d’indole richiamo) quando ancora e
diffusa alba appena svanito incerto crepuscolo prima di sole evidente: elegante
figura andò per battuta strada i cipressi l’alberato viale il simile perfetta
simmetria lontano palazzo remoto a memoria le numerose finestre porte numerose
tale squisita e corrispondenza a vista la forma a visione la posa la mente a
pensiero già dispetto quale fastidioso arzigololio in parole e atti lungo il
viale primo onore i cittadini questo villaggio a fama più rumoroso se sguaiate
risa la promenade se clamoroso cumulo urla fragorose se reboante i denti a
digrignare a motivo la pubblica piazza così su lignea contorta lastra il saltimbanco
a sapere imbonitore andò elegante figura in rosso abbigliata i capelli bruni per
brezza soffice il conoscere infine l’una l’altra ebbene fila le salterelle
quegli
insetti altrimenti in immensi sciami la vita d’altronde l’esilio necessario a
medesima disposizione quelle alte piante (questa volta a cinquanta metri l’ambizione)
a vedere affusolata chioma così naturale irritazione siccome e troppe
salterelle e troppe tali innata propensione camminare il greppo quei fossati l’aperta
campagna bolgia la moltitudine quando forse inconscia nostalgia chissà
inopinata malinconia (in ritardo a presente pigro astro a nascimento comme il
faut) allora l’elegante signora al passo lemme andò piano piano a timore
alquanto il cipresseo viale alberato oramai in albergopieno le incontabili salterelle evidentemente
in grigia veste la mise. Andò lentamente la dama elegante a dirla schietta
tuttora inquieta dentro e ansia l’animo pienamente sì turbato ( accade il vedere
case in festoni i fallaci fiori sleali decorazioni i famelici – in tutto vigore
le salterelle – la cerca di lauro olio per anguste chiuse dimore stantie all’odore
chissà pesante quanto marcescente a comune mortale) seppe invero come e via
ingombra quando maestra strada strada battuta lasciò davvero meschino spazio il
suo arduo andare e andò affabile per voce a tono la musica se cordiale timbro
benevolo poiché in sé chiara meta a breve così il tormentato cammino a sicuro termine
l’attuale tempo certo chiarore in aspetto visibilmente purpureo all’orizzonte (il
capo appena a dire pertanto flebile splendore ancora) già andò figura elegante a
piedi le scarpe rosse in abito rosso i bruni capelli per soffice brezza a
sguardo a tempo incerto sebbene risoluto animo perché a termine il viale a
cipressi l’alberato sentiero a salterelle (la forza temibile nugolo i guerrieri
a mano armata lo scempio inerme manipolo viandanti in veste scarlatta in luce
di sole) vide quindi e bivio là dove diramazione (la qualità pur minimo
pertugio sempiterna via senza uscita) per cui andò ora tuttora il lento passo
lento ora appena l’accenno spedito passo secondo l’esaltato onore le salterelle
parte in ostacolo parte in distrazione (l’avido guarda lontano sicuro già la
preda in sicure mani qui a presente) quando oramai vicina la signora l’abito
rosso nobile andò finalmente a diramazione benefica a lei strada almeno a vie due
quando lustri occhi d’adesso lei lentamente lo scarlatto fazzoletto sericeo
ebbene - l’atto lo stremato viaggiatore a riposo appena l’istante asciugò / il
benessere colei che sviò la minaccia dapprima dappoi il pericolo / la trasudata
nuca a rossa carnagione questa volta (quel rossore se sforzo il sollevare
plumbeo peso in mezzo a cammino illibero) decisa l’immettersi a giusto titolo
per strada altrimenti la immediata geometria più curve (il sinuoso andare il
corso sinuoso le più ondulazioni sanguigno rivolo lento flusso magenta presso l’aurora)
così quel fastidioso meschino ruscello a sudore in nuca svanito quanto prolungato
asciugamento lei a piedi le rosse scarpe il fazzoletto scarlatto il rosso abito
più non avvide salterelle oramai remote a tempo e spazio per cui andò in verso
o altro l’indole propria secondo a sapere il sentiero in teoria un lato i papaveri
in alto centimetri centocinquanta d’altro i papaveri centocinquanta centimetri
in alto a sorriso la grazia a labbra rosso intenso. [Cesare Vergati]