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mercoledì 3 novembre 2021

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione

 
Procaccini e Cucchi.
 
C’è un quadro che non mi stanco mai di vedere, si tratta della tela Ambrogio ferma Teodosio sulla porta della Basilica del bolognese Camillo Procaccini. Si trova nella Basilica di Sant’Ambrogio qui a Milano e raffigura il vescovo che “armato” di pastorale e di mitra respinge l’imperatore impedendogli di varcare la soglia della chiesa. Lo sdegno di Ambrogio nasceva dal sangue di cui l’imperatore si era macchiato a Tessalonica nel 390. Teodosio, tuttavia, era cristianissimo e usò la mano pesante contro eresie e pagani, politica che Ambrogio non disdegnava, com’è noto, tanto che alla morte dell’imperatore sarà proprio lui a celebrare a Milano i solenni funerali di questo devoto figlio della Chiesa. Il quadro esibisce un Ambrogio deciso e risoluto che se ne fa un baffo della porpora rossa dell’imperatore. Che il vescovo guerriero originario di Treviri avesse conservato intatta la carica del combattente, ce lo mostra un altro pittore, il milanese Ambrogio Figino, col suo dipinto dal titolo rivelatore: Sant’Ambrogio a cavallo scaccia gli ariani, realizzato verso la fine del Cinquecento. In sella ad un cavallo impennato il religioso leva il braccio brandendo lo scettro ecclesiastico, indifferente ai corpi calpestati. L’Ambrogio del Procaccini me lo sono andato a rivedere anche lunedì 1° novembre in una giornata grigia e piovosa. C’era la messa e nessuno badava a me, defilato nella penombra della parte laterale della Basilica, col naso rivolto in su ad ammirare il dipinto, donato da un anonimo devoto benefattore nel 1866, come recita la targa sottostante. 


Maurizio Cucchi

Ero volutamente arrivato in anticipo rispetto all’orario dell’appuntamento che avevo con il poeta Maurizio Cucchi proprio davanti alla chiesa, per poterlo contemplare ancora una volta con tutto l’agio necessario. Una doppia gioia per me, in quella tarda mattinata novembrina, perché al suadente pennello del Procaccini ho unito il piacere di una conviviale conversazione col poeta Cucchi sui temi più diversi. Ho potuto conoscere alcuni aspetti della sua infanzia e della sua giovinezza attraverso i luoghi della città abitata nel tempo; di una Milano che si è trasformata ed in parte è sparita. Seduti ai tavolini della Pasticceria Viscontea, mentre la pioggia batteva incessante, pensavo ai suoi tanti versi e alle sue traversate; e a come anch’io, che seppure in questa città non ci sia nato, la attraverso e la canto con lo stesso amore.