Sconcertati… Domenica scorsa mi sono recato, assieme all’amico
Giuseppe Bruzzone, alla Chiesa Rossa di via Montegani (angolo via Neera) che
dista pochi metri dalla fermata della linea Verde del metrò di Piazzale
Abbiategrasso. A Milano la chiesa è molto più nota con questo appellativo che non
quello di Santa Maria dell’Annunciata. Dovevamo assistere ad un concerto per la
rassegna “Cantibus organis” che si svolge in una serie di chiese. Purtroppo siamo
rimasti delusi perché il programma prevedeva musiche di Bach e Buxtehude e per
arrivarci avevamo sfidato una giornata freddissima che non invogliava molto
alle uscite, il Covid, la distanza non proprio a portata di mano, ed eravamo
saliti su ben tre linee metropolitane. La delusione si riferisce al fatto che
non abbiamo assistito ad alcun concerto. Pare che l’organista si fosse ammalato
il giorno stesso e dunque era stato tutto sospeso. Ovviamente non c’era alcuna
indicazione in tal senso sulla porta della chiesa, né un “cane” (in senso
figurato) che ti avvisasse. Forse un cane in chiesa non ci sta bene: trovarsi
come un cane in chiesa si dice infatti quando si vuole significare che ci
si sente estranei in un luogo, fuori posto, imbarazzati o anche non proprio
bene accolti. Un tempo lo scaccino stava attento a che non entrassero in chiesa
né cani né vagabondi; le cose devono essere cambiate perché di recente mi è
capitato di assistere ad un funerale nella chiesa di Sant’Andrea vicino casa
mia, e ho notato un signore che con molta tranquillità ne esibiva uno neppure
tanto piccolo.
Ero
riuscito a raccogliere la notizia della sospensione del concerto da un
appassionato di musica come me, e come me deluso. Non c’era nulla da fare, eravamo
rimasti senza concerto: sconcertati, per dir così. In realtà in lingua
italiana sconcertati ha un significato diverso, ma a me e al mio amico,
che ha anch’egli una discreta dose di ironia, il termine sconcertati –
per significare che eravamo rimasti senza concerto – ci è piaciuto subito e molto,
e ci siamo divertiti durante il percorso di ritorno a scherzare sulla parola
con diverse sfumature. In fondo è stato un modo per prendere tutto con leggera
ironia e superare la delusione patita. Che fosse stato il Covid a sconcertarci
vigliaccamente? Speravamo di no e abbiamo augurato all’organista una
semplice passeggera indisposizione. Sconcertati eravamo comunque stati:
se il concerto si era tramutato in sconcerto, cioè in assenza di
concerto, qualcuno aveva dovuto tramare a nostro danno. Virus, fatalità, o
altro accidente imprevedibile, pur sempre di sconcerto si è trattato. Di
tutt’altro segno invece lo sconcerto che si leggeva sui volti dei melomani ritardatari,
nel trovare una chiesa completamente silenziosa e vuota.