Facciamo una facile previsione. In
tempi non molto lunghi il governo italiano e i disinvolti dirigenti dei partiti
che si sono convertiti ad elmetti e baionette (Pd, Forza Italia, Cinque Stelle,
Lega, Fratelli d’Italia, Italia Viva e quant’altro compone la fauna
parlamentare) si troveranno alle prese con una situazione sociale fortemente
conflittuale. Le sanzioni imposte alla Russia, e le relative contro-sanzioni di
quest’ultima, metteranno in ginocchio l’economia. Come è facile immaginare esploderà
un dissenso che metterà insieme le ragioni dei settori vitali dell’economia con
quelle del ceto medio da tempo in sofferenza e sempre più spinto verso
l’incertezza e la precarietà. A questa rabbia si aggiungerà quella di quanti
perderanno il lavoro e quella degli strati più poveri aumentati a dismisura e che
covano un odio feroce verso i professionisti della politica, come dimostra la
crescente disaffezione al voto. La cecità con cui si sono mossi e le scelte
sconsiderate, irresponsabili ed estremistiche che hanno assunto verso il
conflitto russo-ucraino, potrebbero costare care a Draghi e compagni. Il
governo potrebbe amaramente pentirsi di aver liquidato con troppa disinvoltura
la via diplomatica e di essersi affidato, per un negoziato drammatico ed
epocale, ad uno sprovveduto dilettante.