Pagine

sabato 23 aprile 2022

GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
di Gianmarco Pisa


 
La ricorrenza della Giornata mondiale del libro è di grande significato, a meno di attraversarla come una commemorazione puramente “celebrativa”, per restituire l’importanza del libro e della produzione culturale e creativa, in generale, non solo come fattore di crescita culturale e di progresso sociale, ma anche come punto di intersezione tra istruzione, inclusione sociale, opportunità di emancipazione. È allora assai significativo quanto emerge dal rapporto recentemente pubblicato dall’UNESCO dal titolo «Leave no child behind. Global report on boys’ disengagement from education», vale a dire «Non lasciare indietro nessun bambino. Rapporto globale sull’abbandono scolastico dei ragazzi», che fornisce «una panoramica sulla situazione globale inerente all’abbandono e al disagio scolastico dei ragazzi [e] identifica i fattori che influenzano la partecipazione, l’avanzamento e i risultati di apprendimento dei ragazzi a scuola».
Ne emerge un quadro complesso, particolarmente grave nei Paesi in cui le condizioni di vita e di accesso sono più problematiche, aggravato dalla chiusura delle scuole, dalla compressione dei diritti e da altre misure di limitazione e di contenimento assunte da vari Paesi in diversi momenti della diffusione della pandemia da COVID-19. Infatti, come il report mette in risalto (p. 14), «il diritto all’istruzione rimane un diritto ancora irrealizzato per molti ragazzi. Troppi bambini e ragazzi in età di scuola primaria e secondaria non vanno a scuola. Poco più della metà sono ragazzi. Una delle preoccupazioni legate alla pandemia è che avrebbe portato ad un aumento dell’abbandono scolastico. Nel 2020, l’ultimo anno scolastico prima della pandemia, si stima che 259 milioni di bambini e ragazzi in età di scuola primaria e secondaria abbiano abbandonato la scuola, 132 milioni dei quali maschi. [...] Laddove, a livello globale, le ragazze si iscrivono a scuola tendenzialmente meno dei ragazzi, i ragazzi, in molti Paesi, vanno maggiormente incontro al rischio di ripetere anni di scuola, di non riuscire ad avanzare nella carriera scolastica e completare quindi la propria istruzione, e di non conseguire un apprendimento adeguato mentre sono a scuola».
D’altra parte, «è probabile che la chiusura prolungata delle scuole e l’impatto a lungo termine del COVID-19 sulle carenze nell’apprendimento e sull’abbandono scolastico finiranno con l’aggravare le disparità di genere esistenti, a meno che non vengano prese misure per soddisfare i bisogni di apprendimento di tutti». Secondo i dati (p. 37), peraltro, «in 15 dei 126 Paesi (12%) per i quali i dati sono disponibili, la quota di ragazzi in età di scuola primaria che non va a scuola è del 20% o più. Tutti questi Paesi si trovano in Africa sub-sahariana ad eccezione di Giamaica, Isole Marshall e Porto Rico. In Mali, Niger e Senegal, tra il 30% e il 40% dei ragazzi in età di scuola primaria non frequenta la scuola. Dei 140 Paesi per i quali i dati sono disponibili, 37 Paesi (26%), registrano il 20% o più di ragazzi in età di scuola secondaria di primo grado che non frequentano la scuola. Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado, il livello è di 87 su 158 Paesi, vale a dire il 55%. Nel 30% dei Paesi, oltre la metà di tutti i ragazzi in età di scuola secondaria di secondo grado non andava a scuola. [...] In Tanzania nel 2016 la quota era di due terzi».



Se, in generale (p. 46), «nel complesso ambiente sociale che fa da sfondo alla frequenza scolastica di ragazzi e ragazze, molteplici fattori - a livello macro (sociale, economico, culturale), meso (scuola e altre istituzioni) e micro (personale e interpersonale) - concorrono a condizionare la partecipazione, l’avanzamento e i risultati di apprendimento», le norme e le convenzioni sociali che fanno da cornice alla costruzione sociale del genere continuano, in particolare, a essere decisive per comprendere i fattori dell’abbandono scolastico dei ragazzi. Così come fondamentali restano le condizioni materiali di esistenza (p. 50): «la povertà - in particolare la povertà estrema - ha molteplici effetti a lungo termine sul rendimento scolastico. A livello globale, la povertà è, con ogni probabilità, la precondizione più significativa di scarsi risultati e di abbandono scolastico. Sebbene le dimensioni di genere delle cause e degli effetti della povertà differiscano, la povertà familiare è stata identificata come il fattore chiave che incide, sopra tutti gli altri, sulle possibilità di completamento dell’istruzione primaria e secondaria sia per i ragazzi sia per le ragazze».
Non stupisce, pertanto, che tra le raccomandazioni (p. 115), figurino misure quali le seguenti: garantire dodici anni di istruzione gratuita, pubblica, inclusiva, equa e di qualità, senza discriminazioni; mobilitare il sostegno necessario per promuovere politiche trasformative di genere (gender-transformative) per l’istruzione sia delle ragazze sia dei ragazzi; rafforzare e far rispettare le normative sul lavoro, assicurando che siano allineate con le politiche per l’obbligo scolastico, al fine di proteggere i ragazzi dall’abbandono; creare ambienti di apprendimento trasformativi di genere, ed inclusivi, capaci di rispondere ai bisogni di tutti gli studenti e le studentesse; abolire le selezioni nella composizione delle classi e ridurre al minimo le pratiche di segregazione di genere; investire in modo significativo nell’istruzione, con particolare attenzione ai/alle ragazzi/e più bisognosi/e; garantire approcci complessivi e coordinati per contrastare l’abbandono scolastico, coinvolgendo gli attori dei diversi settori dell’istruzione, del lavoro, della gioventù, della salute e della giustizia.
Nella ricorrenza della Giornata mondiale del Libro, il 23 aprile, acquisisce dunque, proprio in ragione delle analisi raccolte nel report e nella documentazione dell’UNESCO, particolare importanza quanto espresso sin nella risoluzione del 1995 che istituisce la Giornata: i libri, storicamente, rappresentano il più potente fattore di disseminazione del sapere e il più efficace strumento per conservarlo; e la promozione del libro e della cultura non solo è fonte di arricchimento intellettuale e spirituale, ma anche mezzo per accrescere la consapevolezza collettiva delle tradizioni culturali e per ispirare comprensione, tolleranza, dialogo. Come ha ricordato Audrey Azoulay, direttrice generale UNESCO, nel suo messaggio in occasione della Giornata, «il potenziale dei libri ai fini della realizzazione personale e della creazione di cambiamento sociale è innegabile. Nelle parole della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie
: Scegliere di scrivere significa rifiutare il silenzio».