Potrei semplicemente dire: mia mamma, la migliore del
mondo. Tuttavia c’è un termine che, in particolare, rispecchia per me ciò che
Gilda è stata. È la parola cosmo. Il vocabolo viene dal greco antico e
significa “Universo ordinato”. Questa donna-angelo danzava infatti al ritmo di
Madre Natura, ne conosceva i più intimi segreti, li custodiva in sé. Nobiltà
d’animo e innata saggezza alimentavano il sacro fuoco della sua esistenza. Il divenire bussava alla porta, e, lo accoglieva senza protestare né imprecare,
anche quando portava disgrazie. Con estrema compostezza accettava i severi verdetti
del destino: veniva sommersa un attimo dall’onda,
poi ne riemergeva più forte e dolce.
Da perfetta alchimista della sofferenza, tramutava la pietra dura e nera del
dolore in ali di sogni e sorrisi, per donarli a piene mani a chi aveva la
fortuna di viverle accanto. La sua generosità era quella di una prorompente
soave primavera, perciò amava tanto i fiori. Non si è mai lamentata di nulla e
si preoccupava invece per tutti. Con lei non c’era bisogno di chiedere o spiegare. Era immersa in una nube di empatia, tanti fili sottili e
misteriosi la legavano ai propri simili. Intuiva sempre i desideri dell’altro.
E si sforzava di esaudirli. La
sua ironia stemperava le nostre tribolazioni. In
lei un granitico senso del dovere si coniugava alla vocazione di fabbricare lieti indelebili ricordi, ben consapevole che occorre un po’ di spensieratezza ad
alleviare il tragico peso della condizione umana. Fino
all’ultimo ha nutrito una fede incrollabile nella famiglia, sebbene le
avversità ne avessero dilaniato il nucleo. Infaticabile
vestale della tradizione, pulsava per noi, anche nei giorni più bui, Sole e
cuore da cui si irradiavano energia, consolazione e luce. Ha
tanto amato la mutevolezza del mare, le acque turchesi, i limpidi orizzonti. Ma
non ci ha mai svelato le insondabili profondità del suo animo. Noi però
potevamo leggerle nel suo sguardo. Ora
nuoterà serena fra i flutti dell’eterno. Lidia
Sella