COSTRUIRE UN UMANESIMO SOCIALISTA di
Franco Astengo
Nel
sistema politico italiano continua a presentarsi un vuoto, quello della
rappresentanza politica di quei valori di solidarietà e di uguaglianza che un
tempo avremmo definito “socialismo”. È urgente rinnovare un tentativo per
affrontare questo tema partendo da un punto fermo: l’inevitabilità di ricostruire
una coscienza e una volontà politica. La coscienza della propria appartenenza e
la volontà politica di determinare il cambiamento rimangono i fattori
insuperabili e necessari come motore di qualsivoglia iniziativa della
trasformazione dello stato presente delle cose. Attenzione
però lo stato presente delle cose va cambiato sia nel senso della condizione
oggettiva della nostra esistenza sia in quello dell’assunzione di una
consapevolezza soggettiva del vivere con gli altri. Da questa consapevolezza
tra individuale e collettivo “si realizza la vita d’insieme che è solo la
forza sociale, si crea il blocco storico” (Gramsci Quaderno 11). Come
auspicava Luckas: “la coscienza di classe trova il suo superamento nell’universale
riconoscimento della propria appartenenza al genere umano”. La
coscienza della propria appartenenza deve così sfociare nella coscienza di
un'umanità che richiede uguali diritti per tutte e per tutti. La
volontà politica del “soggetto” va allora impegnata nella ricerca di un
socialismo possibile nella forma di un nuovo umanesimo. Un umanesimo socialista
posto “contro” il modello di quello realizzato e fallito ma anche oltre forme
di socialdemocrazia incapaci di porsi anche soltanto nella semplice prospettiva
del riformismo. Punto di partenza dell’umanesimo socialista: rimanere fedeli ad
un’etica della trasformazione in quanto opposizione allo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo, dell’uomo sulla donna, di un genere umano che ritiene senza limiti l’antropizzazione
della natura. Va disegnato l’orizzonte di un “Socialismo della finitudine”
inteso come valore universale esprimendo l’intenzione di ripartire dall’idea
del dover ripensare la teoria della linea dello sviluppo infinito inteso quale
motore di una storia inesorabilmente lanciata verso “le magnifiche sorti e
progressive”. Socialismo della finitudine” come idea che, nella sua dimensione
teorica, riesca a comprendere quanto di “senso del limite” sia necessario
acquisire proprio al fine di realizzare quel mutamento sociale posto nel senso
del passaggio dall’individualismo competitivo fin qui egemone nella
post-modernità, a nuove forme di soggettività collettiva ponendosi l’obiettivo
di riuscire a proporre un mutamento di quell’offerta politica che oggi appare
così debole e confusa.