“Grazie
per averli letti anche se non hanno la potenza del mondo calabrese di
Roccabruna. Ho cercato, però, di rispettare i vecchi che mi hanno raccontato
quel mondo. Prima del terremoto li incontravo spesso d’estate”. L’autrice di
queste parole si riferisce al suo libro Vita di paese (Edizioni
Universitarie Romane, pagg. 212), una raccolta di ottantatré racconti
ambientati a Montegallo, il paese in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche,
dove è nata e dove il suo immaginario di scrittrice ha voluto ritornare. Dico
ritornare perché Petronilla Pacetti vive da molti anni a Roma e dove ha
insegnato in una delle Università di quella città, la Sapienza. Il riferimento
al mondo calabrese di Roccabruna riguarda invece una mia raccolta di racconti.
Si sarà capito che condividiamo entrambi lo stesso amore per questo
affascinante e difficile genere letterario che è il racconto, ed entrambi
abbiamo dato voce a quel mondo contadino fatto di fatica, speranza, dolori,
illusioni, fallimento, la forza vitale della terra come si legge nella quarta
di copertina del suo volume. E io aggiungerei la violenza, la ferocia, e,
insieme, la poesia e l’umanità. Come ella stessa ci informa, gran parte di
queste storie e del mondo dentro cui sono incardinate, le ha raccolte dalla
viva voce dei vecchi del paese; dalla memoria e dalla saggezza degli anziani
che restano il patrimonio indispensabile di una comunità. Senza la loro
trascrizione tale patrimonio andrebbe inevitabilmente perduto per le nuove
generazioni. Colpisce la rigorosa fedeltà al dettato di quegli uomini: uno
scrittore necessita della sua libertà espressiva, ma, e questo è il messaggio
di Petronilla, non può mentire, deve tener fede alla verità. Sia pure una verità
contraddittoria e precaria. Quelle vite e quel mondo non devono essere
alterate. Questo libro era stato commissionato all’autrice dal sindaco di
Montegallo e dalla sua Amministrazione, per “aiutarci a conservare e tramandare
le caratteristiche salienti di questo territorio” come scrive il sindaco Sergio
Fabiani nella prefazione. Il fatto che ne sia venuta fuori una raccolta di
racconti, “un romanzo corale” come lo definisce correttamente Fabiani,
conferisce un’anima, una vita, ad una materia, a cose, a uomini e luoghi che se
avesse avuto la forma del saggio storico-folkloristico-antropologico avrebbe
del tutto perduto. Sarebbe, cioè, diventata simile a tante altre ricerche, sicuramente
interessanti, ma sarebbe rimasta materia fredda. E invece possiamo concordare
con le parole del sindaco quando scrive che: “il risultato finale costituisce
un romanzo corale che ricostruisce davanti ai nostri occhi, viva e presente, la
vita di questo paese e di molti altri simili nell’Italia del Novecento”.
Dosando la misura, a volte più lunga a volte più breve e contratta, Petronilla
Pacetti ci immerge nel piccolo universo di Montegallo e ce ne restituisce i
brandelli di vita, i sapori, gli angoli, toccandoci nel profondo. Le sue storie
e microstorie ci immalinconiscono e ci fanno gioire, come fanno, in fondo, tutte
le esistenze.