LE GUERRE NUCLEARI E LA VERGOGNA di
Franco Toscani
Nel dibattito pubblico
relativo alla guerra tra Russia e Ucraina, si torna insistentemente a parlare -
spesso senza alcun pudore e vergogna - della possibilità concreta del ricorso
alle armi atomiche, in particolare alle armi nucleari tattiche. Di
fatto, dati gli schieramenti in campo e la situazione oggettiva, si fa più
concreta e vicina la possibilità di una Terza guerra mondiale caratterizzata
dall’uso massiccio delle armi atomiche; uno scenario che, sino a qualche mese
fa, appariva impensabile e non veniva preso nella minima considerazione. La
minaccia, va ribadito con chiarezza, viene dalla Russia di Putin (oltre che da
un altro suo irresponsabile e sciagurato alleato, Kim Jong-un, presidente della
Corea del Nord Kim), ma non scorgo da nessuna parte - fatta eccezione per la
voce autorevole di papa Francesco-Jorge Mario Bergoglio - quello sdegno e
quella sollevazione, quel senso di vergogna e di indignazione che sarebbero più
che mai necessari in questi mesi drammatici al solo sentire evocare simili cose
immonde. Da più parti si cerca anzi di rassicurare e di sottolineare che l'uso
delle armi nucleari “tattiche” comporterebbe un potenziale distruttivo
territorialmente limitato e prevederebbe un numero di vittime piuttosto
contenuto. Ma decine o centinaia di migliaia di morti, qualche milione di
vittime sono forse da ritenere pochi? È certo, comunque, che i livelli di
devastazione e distruzione previsti anche in questi casi cosiddetti “limitati”
sarebbero molto alti e dolorosi. È ancor più certo, poi, che non si può
scherzare col fuoco nucleare e che nessuno può prevedere gli eventuali effetti
a catena dell’uso di ordigni di morte così terribili. Dunque, il rischio di una
guerra mondiale nucleare dagli effetti letali per tutti gli esseri viventi e
per il pianeta intero è palese, dietro l’angolo. Non entro qui nel merito delle
difficili decisioni politiche o militari da prendere in una situazione tanto
delicata e pericolosa. Mi limito a qualche rilievo di tipo etico e al richiamo
indispensabile ad un elementare senso di salvaguardia dell’umanità.
Servirebbero più che mai una sollevazione e un moto delle coscienze e dei
cuori, una ripulsa radicale, uno scatto di indignazione, un palese rigetto di
quegli atteggiamenti di indifferenza, fatalismo e rassegnazione al presunto
corso ineluttabile delle cose che rischiano oggi di costarci molto cari.
Sappiamo che il potere può essere folle e che la storia umana pullula delle più
variegate manifestazioni della follia e tracotanza del potere. Tutto ciò di
certo non rassicura in una situazione in cui non ci sembra che sia
particolarmente vigile la coscienza dei popoli. Pensando al futuro della specie
umana e soprattutto a quello delle nuove generazioni, dei non ancora nati,
dovremmo tutti almeno provare raccapriccio e vergogna per la spada di Damocle
che ci pende sul capo, per la situazione assurda e tragica che stiamo
vivendo.