Lo
spettacolo è tratto dall’autobiografia di Orazio Maria Valastro, “disertore”
che per sette anni ha subito il carcere militare e l’espatrio per il radicale
rifiuto di indossare la divisa. Finito di leggere Diario di un disertore di Orazio Maria Valastro, ho avvertito
l’urgenza della sua trasposizione scenica. Ho seguito le vicende narrate da
Orazio; ho partecipato attivamente, insieme agli anarchici siciliani e agli
antimilitaristi di tutta Europa, alle mobilitazioni che reclamavano la sua liberazione
dalle carceri militari. Con
Orazio, pur se a distanza, pur se ci siamo frequentati poco, c’è stata e c’è
tutt’ora condivisione di ideali e di dissidenze, alla ricerca di quel valore
che riteniamo inalienabile: la libertà: libertà dell’individuo in una società
di liberi e uguali. Ma
l’affratellamento in questi ideali, pur se è precondizione, non provoca
l’urgenza scenica che ho avvertita. Ciò che ha spinto Graziana Maniscalco e me
ad attribuire corpo scenico a questo diario/non diario è l’andamento e la
partitura della narrazione. Forte
della sua pluriennale esperienza nella conduzione di laboratori di scrittura
dell’immaginario autobiografico, Orazio Maria Valastro applica alla sua
narrazione il metodo di indagine psicologica e sociologica più volte adottato
nel suo Atelier; e allinea costantemente il metodo alla necessità. Innanzitutto,
la necessità di gettare un ponte temporale tra l’Orazio di oggi e il giovane
disertore che lui è stato: perché le violenze e gli oltraggi istituzionali
subiti hanno determinato una frattura e non hanno consentito ai due Orazio di
vivere in continuità cronologica tra loro. La trama fitta della narrazione di
sé di questo Diario, consente ai due Orazio di raggiungersi e di osservarsi:
non ricerca di ricongiungimento, quanto necessità di incontro tra due individui
che, come tali, si riconoscono: per domandare l’uno all’altro quanto sia
presente dell’uno nell’altro. E nel dialogo, ormai ravvicinato, tra i due sé,
il giovane disertore propone all’Orazio attuale le due parole cardine della sua
ricerca: animo e amore: parole sdrucciolevoli, incrostate di significati
ordinari spesso friabili. Ma
l’Orazio di oggi, con tenacia, senza infingimenti e reticenze, riesce a trovare
per queste due parole il significato che
a lui appartiene: lo fa attraverso il riallineamento di pensieri e riflessioni,
sparse nel tempo, che così diventano dense e tenaci; attraverso i dolori e le
sofferenze patiti dal giovane che nell’adulto si risolvono in consapevolezze; attraverso
le relazioni, poche ma intense, del tempo del carcere e dell’esilio in Francia
che all’adulto serviranno da training per le relazioni a venire; attraverso il
recupero, in termini di contemporaneità esistenziale, dei valori anti-autoritari
del giovane uomo dichiarato d’autorità disertore. Le parole animo e amore
acquistano materia e corpo: amore per sé stesso, innanzitutto, ripescato negli
affanni del giovane disertore; amore per gli altri; amore per la vita; amore
per il futuro. E nell’animo imprescrittibile, l’Orazio di oggi racchiude la
continuità con il sé stesso giovane e disertore. Graziana
ed io abbiamo voluto rendere sulla scena la necessità del dire ad altri il
percorso narrativo che Orazio Valastro ha compiuto quasi in solitario, con la poetessa
Maria Gemma Bonanno, sua madre, a fargli da specchio poetico: abbiamo soltanto
colto una necessità da una sua necessità.
Graziana Maniscalco
CON
ANIMO IMPRESCRITTIBILE: Diario
di un disertore di
Orazio Maria Valastro drammaturgia
e regia Nino Romeo interprete
Graziana Maniscalco musiche
Giuseppe Romeo ingresso:
euro 5,00 info
e prenotazioni: 347 3637379 Da
mercoledì 26 a domenica 30 ottobre (feriali
ore 21,00 – domenica ore 18), presso
la Dala Di Martino di Fabbricateatro (via
Caronda 82/84 - Catania) GRUPPO
IARBA/GRIA Teatro Piazza
dei Martiri 8 - Catania info@iarba.it - 348 3844454