AUTORI E LIBRI
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Rinaldo Caddeo |
Rinaldo
Caddeo parla del suo Incendio.
“La
verità non ha bisogno di essere verosimile”. Così Pirandello rispondeva alle accuse
di essere inverosimile e sventolava ritagli di giornale che riportavano fatti
di cronaca simili alle trame delle sue narrazioni o ancora più inverosimili. I
racconti di Rinaldo Caddeo, contenuti nella raccolta L’incendio, sono
pienamente e lucidamente inverosimili. Eppure ci comunicano alcune semplici
verità e soprattutto ci parlano della realtà: di quale realtà si tratta?
Abbiamo
chiesto all’autore di presentare e commentare, per i lettori di “Odissea”,
alcuni di essi.
Caddeo: Nel racconto “La
montagna”, diradata una fitta nebbia, durata molti giorni, nella valle è
spuntata una montagna, così alta che, anche se il cielo è terso, non si riesce
a vederne la cima. Angosciati o indifferenti o timorosi, tutti si voltano
dall’altra parte, negano la nuova realtà, la montagna, appunto, o fanno finta
di niente, tranne il protagonista che dice la verità, strana, inverosimile, eppure
così mostruosamente evidente: il re è nudo! Ma in un clima di crescente,
omertosa paura, il nostro eroe viene prima diffidato, minacciato e poi distolto
con la forza dal divulgarla. In “Il laggiù”, dopo una colossale esplosione, si
è formato un cratere che risucchia nel vuoto chi vi si affacci. I due
protagonisti della narrazione e dell’azione, in cerca di nuovi orizzonti, si
mettono in viaggio e si avvicinano pericolosamente ad esso. Ne “Le stanze e il
libro”, il protagonista entra in casa e si trova immerso e disperso in un
labirinto. In “Eco”, invece, un insegnante si reca a scuola, come fa tutte le
mattine, in bicicletta, ma non c’è nessuno. Spunta il sole all’orizzonte e
continua a non esserci nessuno. Si addentra nelle strade della città dove c’è
traffico, a tutte le ore del giorno e della notte, ma oggi non c’è nessuno.
Tutto è come al solito ma continua a non esserci nessuno. Che cosa è successo? Un
calcio dato inavvertitamente a un sasso, nel racconto omonimo “Il calcio”, invece,
determina una reazione a catena catastrofica. In “Tiro alla fune”, c’è un tiro
alla fune che dura da secoli, senza un vincitore. Com’è possibile? Eppure
qualcosa sta cambiando: che cosa? Perché? “Nella torre d’avorio”, non capita
mai niente, però, stamattina è successo una cosa inaudita… E così via
raccontando: le situazioni sono molteplici, i racconti brevi, il linguaggio nitido
e stringatissimo.
Ma
ritorniamo alla domanda iniziale: di quale realtà si tratta? La scrittura di
Caddeo ha il potere di far affiorare una realtà dimenticata. Come scrive Mauro
Germani nella post-fazione: L’Altrove che è in noi. «Perché è chiaro che
Caddeo si muove all’interno di uno spazio letterario, oggi così poco
praticato in Italia, in cui il cosiddetto “fantastico” – coi suoi
correlati, quali il paradosso, l’insolito, l’incubo, il perturbante - irrompe improvvisamente nell’esistenza dei personaggi per attestare la
propria realtà dimenticata, il suo esserci, la sua presenza dentro di
noi. E quando si manifesta, tutto cambia, tutto vacilla. I confini tra ciò che
è e ciò che appare si confondono. I luoghi assumono sembianze nuove, possono
diventare labirinti o mete misteriose e irraggiungibili. L’io non si sente più
padrone di sé. Lo spazio ed il tempo vengono sconvolti. Nulla è come sembra e
talvolta ciò che è sembra o diventa nulla.» (Ibidem, pp.153-154).
Caddeo: In questa realtà
dimenticata, vigono le leggi dei sogni: le metamorfosi, i capovolgimenti, la
sovrapposizione, le condensazioni e gli spostamenti di immagini, di voci, di
identità, come Freud spiega con abbondanza di ragioni ne: L’Interpretazione
dei sogni. Ma se le ragioni stringenti della realtà della ragione possono configurare
e interpretare, con i loro mezzi, la realtà dei sogni può, a sua volta, assurgere
ad allegoresi della realtà reale della veglia e disporsi come una sua
interpretazione: l’irruzione del nuovo, una svolta imprevista delle cose, salti
temporali, catene di eventi fuori controllo.
Nei
testi di Caddeo, inoltre, possiamo cogliere un perturbante allegorico: l’estraneazione
dentro di noi diventa lo strano accanto a noi, che innesca l’anomalia che
sconvolge la normalità, come in “Famiglia” o ne “Il bagno”. Diviene un cumulo
di cose mostruose, assurde, terrifiche che non vorremmo vedere, ma che esistono,
come in “Corpi”, “La sostituzione”, “La minaccia”, ecc. C’è, però,
un’evoluzione. La struttura della raccolta presenta una disposizione classica,
con un orrido cominciamento, la sezione intitolata: “La minaccia” e un,
relativo, lieto fine “Scavi”.
Caddeo: Il volume comincia con “L’incendio”,
il racconto, eponimo e introduttivo, di una epidemia che dà fuoco, con fiamme
invisibili, alle persone che incrocia. E termina con “Scavi”, umoristico e
utopico viaggio in un aldilà dove il protagonista trova la felicità impossibile
in una lingua nuova e in una società arcaica, senza preclusioni, tabù,
burocrazia, dove, finalmente, si sente un uomo libero. Il mostruoso
teratologico, dopo le prime sezioni del libro, si ammansisce. Dai palinsesti
dell’inconscio emergono parole, sintagmi, forme difformi, incomprensibili,
ambigue ma non più necessariamente distruttive o minacciose. Torcela candida,
sintagma ermetico, sgusciato dalla bolla di sapone di un sogno, diventa una
tirannica ma vitale entità animale che costringe il suo inventore/vittima a
uscire dagli schemi di un’esistenza ordinaria e ripetitiva e a gettarsi in un
mare magnum di esperienze vertiginose. In “Paura”, quello che alla fine si rivela
essere un povero drago, pur possedendo tutte le caratteristiche e i poteri,
anche devastanti, di un vero drago, non fa niente di male, anzi, è tenero e
gentile e dà un senso nuovo, come uno straordinario animale da compagnia, alla
vita di chi lo protegge. In “Una bambina”, la luna non è lontana e indifferente
come in Leopardi, ma, alla fine, soccorre la protagonista con un suo raggio. Ne
“Il lupo e il prof.”, un lupo entra nel corpo di un insegnante e non lo divora
ma vi si fonde e ne corrobora le lezioni e l’anima.
In
questa evoluzione c’è una parentesi: “La storia il mito”.
Caddeo: I sogni, nell’antichità
avevano un carattere profetico. Qui, evocati fin dal titolo, i sogni di Adamo,
di Ulisse, di Cesare, di Bruto, sembrano esprimere i desideri dell’uomo, contraddetti,
confusi o smascherati dalla realtà dei fatti. Ma qui, come altrove, nel volume
e del volume non c’è una sola chiave di lettura. Il lettore, in questa temperie
narrativa, può svolgere un ruolo attivo perché può, in base alla sua
sensibilità, alle sue intuizioni, alla sua cultura, contribuire a trovare un
suo senso, un senso diverso, alle narrazioni che non intendono essere univoche,
dato che non sembrano mai voler imporre un’unica interpretazione.