Giancarlo Puecher. “Aveva il senso della
patria e della pace, e qui ricordo quella sua ode scritta da ragazzo e dedicata
all’Italia che sentiva quale ideale della sua vita, qualcosa di grande, un
ideale d’altri tempi. Qualcosa stava maturando nelle nostre coscienze, allora.
Si può dire che noi abbiamo respirato e siamo vissuti con il suo esempio di
generosità. Anzi, questo mi fa pensare a un concetto cristiano della Resistenza
perché non c’è nulla che convenga a un cristiano più del concetto stesso di
Resistenza”. Queste parole sono del religioso, poeta e partigiano David
Maria Turoldo e sono dedicate alla luminosa figura del giovane patriota e
resistente Giancarlo Puecher, fucilato dai fascisti la notte del 21 dicembre 1943 nel cimitero nuovo di Erba ad appena vent’anni. “Credo che il concetto di Resistenza sia dunque
un valore che riassume quasi la condizione permanente del cristiano… E ho
scelto la Resistenza anche in memoria di Puecher”. È ancora Turoldo che
scrive, e annota come il sacrificio e la fede antifascista del giovane credente
milanese lo abbiano impressionato e fortificato nelle sue scelte.
La lapide in via Broletto
Ma si coglie
tutta l’amarezza del padre servita quando annota: “Eppure la Resistenza non
è entrata nel nostro patrimonio; non è entrata nella scuola; non è entrata
negli spiriti; non è entrata nelle Chiesa. I ragazzi delle scuole non sanno chi
furono i fratelli Cervi. Chi fu quel giovanetto della Lunigiana crocifisso su
una porta perché non voleva rivelare i nomi dei compagni. Chi fu quel vecchio
contadino che vedendo i tedeschi che si preparavano a fucilare dei giovanissimi
partigiani, si fece avanti e dicendo fucilate me che sono vecchio e lasciate la
vita a questi ragazzi. Questa era la forza con cui dovevamo trasformare
l’intera società, tutto il paese”. A tutto questo è stata sostituita una
stanca e vuota retorica, e quel che è peggio, il tradimento e la viltà. Non lo
sanno neppure gli abitanti di Milano tutto questo. Non sanno del sacrificio dei
Puecher padre e figlio, della loro casa bombardata in via Broletto al numero 39 dove
una lapide seminascosta sotto un brutto balcone è oramai sbiadita. E non sanno
del cimitero di Lambrugo dove insieme riposano.