L’IMPEGNO FILOSOFICO E CIVILE DI PAPI
di
Franco Toscani
Papi con Roberta De Monticelli
alla Sala del Grechetto per il
decennale di Odissea il 27 settembre
del 2013
Non
è qui possibile render conto in termini esaustivi della grande passione
filosofica, culturale, politica e civile di Fulvio Papi (1930-2022),
testimoniata anche dalla sua sterminata bibliografia (pensiamo ad esempio ai
suoi libri su Bruno, Kant, Marx, Hegel), dal suo lavoro di docente
universitario, dalla sua attività di conferenziere, dai suoi interessi
politici. In tempi lontani assunse pure, grazie alla collaborazione con Lelio Basso
e Riccardo Lombardi, la vicedirezione dell'Avanti! Filosofo e storico
della filosofia, allievo di Antonio Banfi, proprio sul suo maestro Papi ha
scritto in numerose occasioni testi di assoluto rilievo (qui ricordiamo
soltanto la monografia Il
pensiero di Antonio Banfi, Parenti Editore, Firenze 1961), non a caso focalizzati
spesso sul rapporto tra pensiero e azione, vita e filosofia. Proprio Vita e filosofia. La Scuola di Milano: Banfi, Cantoni, Paci,
Preti è
il titolo di un altro suo libro uscito nel 1990 presso Guerini e Associati che
ci fa comprendere molto di quella "Scuola di Milano", sorta a partire
dall'insegnamento di Banfi, alla quale lo stesso Papi appartiene e che
costituisce un filone assai importante e stimolante nella storia della
filosofia italiana della seconda metà del XX secolo (cfr. anche AA. VV., Sulla Scuola di Milano. Antonio Banfi e Valentino Bompiani nella
cultura e nella società italiana dalla dittatura alla democrazia, a cura di F. Minazzi,
Giunti, Firenze 2019). Sino all'ultimo, Papi ha mantenuto viva la sua passione
politica e civile, mi riferisco qui a quello che probabilmente è il suo ultimo
scritto, pubblicato pochi giorni prima della morte il 17 novembre 2022 dalla
rivista milanese on line "Odissea"
(diretta da Angelo Gaccione) e intitolato in modo eloquente Quando finirà la guerra?, in cui si interroga con inquietudine sulle
prospettive e sulla possibile fine della guerra in Ucraina scatenata
dall'invasione russa del 24 febbraio 2022. In particolare, qui il filosofo
(triestino d'origine e milanese di adozione) pone l'attenzione sui pericoli dei
nazionalismi e sovranismi odierni, sull'esigenza della sicurezza e della
tolleranza, di una pace da raggiungere sulla base della possibile reciprocità
di un'idea di giustizia; poi anche sulla sproporzione, sul contrasto e divario
tra l'attuale straordinaria potenza scientifico-tecnologica e il grado di
consapevolezza etica dei popoli e dell'umanità nel suo complesso. Papi si pone
tra coloro che "non contano niente" e che però non cessano di
aspirare a un più degno abitare dell'uomo, secondo una tensione etico-politica
irriducibile, la quale non può che essere critica nei confronti delle forme
date del potere politico. Per mettere in risalto la statura, l'atteggiamento e
l'onestà intellettuale di Papi, concludo queste brevi note rammentando un
episodio di cui egli fu testimone, riguardante il suo amico filosofo Franco
Fergnani, un altro allievo di Banfi che insegnò presso la Università statale di
Milano tra l'inizio degli anni Settanta e la fine del Novecento. L'episodio è
davvero emblematico e significativo, merita a mio avviso la massima attenzione.
Rievocando la figura di Fergnani (morto nel 2009 e sul cui pensiero sono in via
di pubblicazione gli Atti del convegno di studi organizzato presso l'Università
dell'Insubria di Varese, a cura di Fabio Minazzi), Papi riferisce di quanto
avvenne durante la discussione della tesi di laurea di Fergnani sulla
interpretazione marxiana della Fenomenologia
dello spirito di
Hegel, in cui l'autore della tesi ammetteva apertamente, a più riprese, di
fronte al maestro Banfi i limiti e le insufficienze del proprio lavoro. Papi
commentò l'episodio sottolineando che durante la discussione delle tesi di
laurea non si era mai vista una cosa del genere, a testimonianza della
rettitudine morale e intellettuale di Fergnani. Papi stesso, inoltre, ammise
apertamente di aver imparato molto da Fergnani, negli anni dei loro studi
giovanili, circa l'interpretazione del pensiero hegeliano. Purtroppo non ho mai
frequentato Papi, ma negli ultimi anni, soprattutto grazie alla intermediazione
di Gaccione e alla collaborazione comune con "Odissea", ho potuto
avere con lui un fruttuoso scambio e confronto intellettuale, importanti segni
di riconoscimento e di affetto, che mi confortano. Con Fergnani e con Papi se
ne vanno altri due grandi vecchi della filosofia italiana, maestri non solo di
filosofia, ma anche di umanità, di concreta verità umana, di pensiero vissuto,
aperto, libero e antidogmatico, ricco di relazioni e di rapporti.
Papi con Roberta De Monticelli alla Sala del Grechetto per il decennale di Odissea il 27 settembre del 2013 |