PER FULVIO PAPI
di Salvatore Natoli
Fulvio Papi con G. C. Ferretti
alla Casa della Cultura per Pasolini
(foto archivio Odissea)
Di Papi si può dire quello che Hegel diceva della filosofia: la
ripresa della propria epoca nel pensiero. Lo ha fatto procedendo ad un’analisi del
presente cogliendolo nel suo farsi, nelle sue varie sfaccettature, esercitando
la filosofia come critica. Ha esplorato, per dirla con Husserl, i campi
regionali del sapere e non tanto per ricondurli ad unità - cosa impossibile -
ma certamente a coerenza; ha cercato, nel frantumarsi della contemporaneità, di
delineare quel che nel mio linguaggio uso chiamare un quadro d’epoca.
Emblematico in tal senso il saggio Figure del tempo. Papi ha, dunque,
praticato la filosofia confrontandosi con le diverse discipline, con i saperi
emergenti e sempre attento alle trasformazioni della società: quindi in dialogo
con la letteratura, le arti, l’architettura, le scienze. Basta scorrere i
titoli dei suoi scritti per averne cognizione. È, poi, noto il suo impiego come organizzatore culturale - la sua
collaborazione con la Casa della cultura, la Fondazione Corrente
e molto altro -; il suo impegno civile e politico e quando dico politico non
intendo la rappresentanza nelle istituzioni, bensì una politica orizzontale
tesa a formare alla cittadinanza attiva, a farsi carico delle sorti della
polis. In questo quadro, non posso non aggiungere la sua originale
riconsiderazione di Marx, che, divenuto di moda nel periodo della contestazione
e negli anni del terrorismo (spesso più orecchiato che studiato), venne poi
abbandonato come un cane morto a partire dagli anni ottanta. Papi nel tenere
fermo il marxismo come critica del capitalismo ne evidenzia l’aspetto
umanistico - cosa in certo senso già nota - ma mostra come l’ideale comunitario
non solo non contraddice alla realizzazione degli individui, ma, anzi, la
favorisce: questa, infatti, non coincide con l’individualità egoista, bensì con
l’assoluto delle singolarità che non possono mai essere vanificate
nell’astratta umanità. Come diceva Goethe, l’umanità non è mai tutta insieme.
Ma Papi legge Marx per ricostruire tramite lui una “genealogia dell’epoca
contemporanea”. Scrive, infatti, che “l’effettualità marxiana, che ci ha dato
il nucleo genealogico del capitalismo ci ha messo nelle condizioni di
comprendere anche la sua storia contemporanea. Nella dimensione di un pensiero
effettuale, cioè nello stile di Marx, si possono fare una serie di analisi
differenziate sugli effetti dell’espansione capitalistica e sui modi in cui
essa è avvenuta secondo la “logica” che la costituisce. Vi è quasi una
biblioteca che investe una seria di problemi da quelli biologici a quelli
produttivi, industriali, agricoli, dagli effetti etologici e alle conseguenze
territoriali”, Dalla parte di Marx.
Perché questa citazione? Perché non trovo un modo migliore per dire
dello “stile di Papi” se non con le parole che lui ha impiegato per dire dello
“stile di Marx”.
alla Casa della Cultura per Pasolini
(foto archivio Odissea)