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giovedì 15 dicembre 2022

Libri
L’ERETICO ERRANTE
di Mariacristina Pianta
 


Diario di un fuoriuscito. Le memorie di Pietro Rostagno.
 
Il romanzo di Stefano Agnoletto è introdotto da una nota per il lettore, che indica il ritrovamento di un manoscritto in una roulotte, in un campo, ormai abbandonato, dove abitavano famiglie rom. Insieme al diario vengono scoperte un’appendice con alcuni documenti, inseriti dopo l’epilogo oppure dentro una busta, con l’intento di far conoscere il contenuto del testo. L’espediente letterario ricorda tutta una tradizione, rappresentata, solo per citare qualche esempio, dal Don Chisciotte di Cervantes, dall’Ivanhoe di Scott, dai Promessi Sposi di Manzoni al Cimitero di Praga di Eco. Come quest’ultimo, che inserisce numerosi elementi per far capire al lettore la componente dell’invenzione, anche Agnoletto scrive: “Con un’avvertenza. Probabilmente è una storia di pura fantasia, forse…”. La forma dubitativa permette di porre una serie di quesiti sul ruolo dello scrittore, sull’analisi comparata tra le fonti, in un’ottica che mette a confronto il vero storico con il vero poetico. Fino a che punto è possibile in una narrazione lasciare spazio alla fantasia? Nel Diario di un fuoriuscito apprezziamo una seria documentazione, che prende in considerazione le teorie marxiste, il pensiero liberista di Adam Smith, fautore, secondo la logica del guadagno, di una mirabile armonia tra gli interessi dei proprietari terrieri, dei capitalisti e dei lavoratori. Studiare ed esaminare modelli differenti imprime al racconto una dialettica che stimola la discussione e il desiderio di presentare vari punti di vista. Non siamo, però, di fronte ad un arido resoconto di dati e opinioni, ma ad una fabula che coinvolge per l’intreccio ai confini con la realtà. Il protagonista, Pietro Restagno, un giovane milanese che deve conseguire il dottorato di ricerca, si trova catapultato in un mondo sconosciuto e incomprensibile. Il tema dell’assurdo domina incontrastato. Proviamo un’angoscia che ci riporta a situazioni allucinanti tipiche del mondo kafkiano. Viene in mente il povero Gregor Samsa, diventato un enorme insetto. Pietro, invece, non subisce una metamorfosi evidente, ma si sdoppia, intraprendendo un viaggio tra universi paralleli. La metafora svela che la ricerca del proprio io autentico è difficile, contrastata. L’immaginazione aiuta il lettore a individuare argomenti complessi e dibattuti, come l’ideologia collettivista, la religione, intesa come servizio o come logica di potere.
Lo stile del romanzo è aderente al contesto, la sintassi lineare, scorrevole, il lessico appropriato e scelto con cura. Si nota una ricerca formale di alto livello.