Libri
L’ERETICO ERRANTE
di
Mariacristina Pianta
Diario di un fuoriuscito. Le memorie di Pietro Rostagno.
Il
romanzo di Stefano Agnoletto è introdotto da una nota per il lettore, che
indica il ritrovamento di un manoscritto in una roulotte, in un campo, ormai
abbandonato, dove abitavano famiglie rom. Insieme al diario vengono scoperte
un’appendice con alcuni documenti, inseriti dopo l’epilogo oppure dentro una
busta, con l’intento di far conoscere il contenuto del testo. L’espediente
letterario ricorda tutta una tradizione, rappresentata, solo per citare qualche
esempio, dal Don Chisciotte di Cervantes, dall’Ivanhoe di Scott,
dai Promessi Sposi di Manzoni al Cimitero di Praga di Eco. Come quest’ultimo,
che inserisce numerosi elementi per far capire al lettore la componente
dell’invenzione, anche Agnoletto scrive: “Con un’avvertenza. Probabilmente è
una storia di pura fantasia, forse…”. La forma dubitativa permette di porre una
serie di quesiti sul ruolo dello scrittore, sull’analisi comparata tra le
fonti, in un’ottica che mette a confronto il vero storico con il vero poetico.
Fino a che punto è possibile in una narrazione lasciare spazio alla fantasia?
Nel Diario di un fuoriuscito apprezziamo
una seria documentazione, che prende in considerazione le teorie marxiste, il
pensiero liberista di Adam Smith, fautore, secondo la logica del guadagno, di una
mirabile armonia tra gli interessi dei proprietari terrieri, dei capitalisti e
dei lavoratori. Studiare ed esaminare modelli differenti imprime al racconto
una dialettica che stimola la discussione e il desiderio di presentare vari punti
di vista. Non siamo, però, di fronte ad un arido resoconto di dati e opinioni,
ma ad una fabula che coinvolge per l’intreccio ai confini con la realtà. Il protagonista,
Pietro Restagno, un giovane milanese che deve conseguire il dottorato di
ricerca, si trova catapultato in un mondo sconosciuto e incomprensibile. Il
tema dell’assurdo domina incontrastato. Proviamo un’angoscia che ci riporta a
situazioni allucinanti tipiche del mondo kafkiano. Viene in mente il povero
Gregor Samsa, diventato un enorme insetto. Pietro, invece, non subisce una
metamorfosi evidente, ma si sdoppia, intraprendendo un viaggio tra universi
paralleli. La metafora svela che la ricerca del proprio io autentico è
difficile, contrastata. L’immaginazione aiuta il lettore a individuare
argomenti complessi e dibattuti, come l’ideologia collettivista, la religione,
intesa come servizio o come logica di potere.
Lo
stile del romanzo è aderente al contesto, la sintassi lineare, scorrevole, il
lessico appropriato e scelto con cura. Si nota una ricerca formale di alto
livello.