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lunedì 2 gennaio 2023

BUON ANNO 2023
di Luigi Mazzella


Auguriamoci un anno felice e soprattutto diverso anche da quest’ultimo scorcio del 2022 che ha riservato a molti di noi (i più intransigenti, come direbbe il mio amico Pileggi) un’ultima delusione. Possiamo raffigurarci, ormai, gli Stati Uniti d’America come il croupier di una casa da gioco che lancia la pallina nella roulette ruotante e resta del tutto indifferente al fatto che essa si fermi sul rosso o sul nero. Fuor di metafora, il Deep State di quel Paese (CIA, FBI e Pentagono) e l’esperto croupier di una roulette sembrano essere entrambi indifferenti al fatto che nei Paesi che si prestano a sostenerli nelle loro spericolate, insistenti, ripetute e continue azioni belliche sia predominante il colore politico prediletto dai post-comunisti o quello caro agli ex- fascisti. Per ciò che riguarda l’Italia, è probabile che gli agenti della CIA e i militari del Pentagono dopo aver fatto, di nascosto, l’occhietto di triglia a Draghi e al suo governo sostanzialmente dominato dalla Sinistra (nonostante la presenza abbastanza irrilevante di Salvini e Berlusconi) l’abbiano fatto, poi, con pari disinvoltura e segretezza, alla Meloni che pure aveva  ostentato nel suo simbolo elettorale la sua origine fascista, ripristinando la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano.
Draghi aveva deciso l’invio di missili e di armi a Zelensky, subendo come un boomerang l’effetto delle sanzioni irrogate alla Russia che ci forniva energia, e Meloni ha riconfermato quella sua politica da sostanziale co-belligerante, dandoci, altresì, la conferma della nostra povertà energetica.
La giaculatoria degli uni e degli altri è stata la medesima. “Non siamo belligeranti ma forniamo le armi a Zelensky, perché ce lo chiede la NATO”
Meloni, quindi, dopo Draghi la cui fedeltà agli Americani era scontata, ha potuto mostrare, con il suo atlantismo bellico, ai padroni effettivi della Nato di non essere un pericolo per l’Alleanza (anche se ormai, per alcuni notisti politici, di guerra e non di difesa) come lo erano stati un De Gaulle, un Craxi e persino un Sarkozy (che qualche rifiuto delle basi americane su territorio francese era pur riuscito a esprimerlo). Meloni ha fatto di più. Dopo avere confermato esattamente la posizione del suo predecessore al governo del paese ha sostenuto di volersi raffrontare con la sua carismatica figura per trarre stimoli da dare al suo operato! E per rafforzare la sua “devozione” di discepola, ha varato, anche sotto l’aspetto economico, una manovra governativa di bilancio che a molti (i soliti intransigenti!) è sembrata come scritta da Draghi!
Cari amici, è legittimo che nel nuovo anno gli Italiani, se essere più consapevoli può dare maggiore felicità, si chiedano: a) perché Giorgia Meloni, abbia ostacolato così duramente il precedente governo con la sua opposizione a un uomo che riteneva un “maestro” e b) perché elezioni pur volute per cambiare politica, siano servite solo a rafforzarla?
 
I Sondaggi d’opinione: perché non sulla guerra? 

 


È ben strano che pur con la mania dei sondaggi invalsa nel nostro Paese (come, del resto, nell’intero Occidente) a nessuno sia venuto in mente di farne uno, possibilmente approfondito, su quanto siano divisi gli Italiani sul punto della guerra russo-ucraina. Si tratta, è vero, di una guerra sui generis che non corrisponde ai canoni tradizionali di un conflitto bellico, ma da anni gli americani ci hanno abituato a un’idea diversa degli scontri armati in cui agiscono da protagonisti. Questa volta c’è una novità in più. La guerra è more solito combattuta lontano, a notevole distanza dal territorio degli Stati Uniti, svolgendosi nel cuore dell’Europa, ma in più non vede impegnato neppure un soldato yankee: le mamme che votano Biden possono continuare a farlo senza timori di chiamata alle armi dei loro figli. Il problema, infatti, è solo di armare di tutto punto gli Ucraini e soprattutto i battaglioni Azov che, in fatto di propensione agli scontri alimentati da diversità ideologiche, sanno il fatto loro. C’è il problema del danno economico subito da un’Europa già martoriata - a suo tempo - dai bombardamenti a tappeto della Seconda guerra mondiale ma oggi, soprattutto, duramente devastata da una pandemia che l’ha messa in ginocchio, costringendola a indebitarsi fino al collo, a tutto vantaggio dei detentori di denaro. E ci sono soprattutto le voci malevoli di chi si dice conscio del fatto che il rifiuto del gas russo ha avuto soprattutto l’effetto di migliorare le condizioni di bilancio degli Stati Uniti che subentrano nella vendita. Queste caratteristiche sui generis di una guerra che sembra piuttosto uno scontro (non vis a vis ma per interposti “attori”) delle due potenze mondiali, già protagoniste della “guerra fredda”, qualche dubbio negli Italiani lo hanno, verosimilmente prodotto. Perché non sentirli? È vero che le decisioni le prendono i governi e che tutte le forze rimaste in campo in Italia, dalla sinistra alla destra, sono tenacemente “atlantiste” e plaudono all’invio di missili a Zelensky, pur senza approfondire le cause più remote del conflitto in atto e accettando di buon grado di “stringere la cinghia”, ma non si dovrebbe dimenticare: 
a) che il numero degli astensionisti è notevole e che tra essi potrebbe esservi chi non ha votato proprio per l’omogeneità degli schieramenti favorevoli alla guerra;   
b) che i consensi imprevisti ottenuti dal Movimento Cinque Stelle (che pure si era presentato agli elettori in iniziale ma chiara debacle) potrebbero spiegarsi con la politica di Giuseppe Conte sul conflitto russo-ucraino e sui pericoli di un rinascente nazismo nel cuore dell’Europa; 
c) che il rischio di un conflitto mondiale nucleare non è da sottovalutare.
 
Allora… coraggio: un sondaggio non dovrebbe negarsi a nessuno!