Auguriamoci un anno felice
e soprattutto diverso anche da quest’ultimo scorcio del 2022 che ha
riservato a molti di noi (i più intransigenti, come direbbe il mio amico
Pileggi) un’ultima delusione. Possiamo raffigurarci, ormai, gli Stati
Uniti d’America come il croupier di una casa da gioco che
lancia la pallina nella roulette ruotante e resta del tutto
indifferente al fatto che essa si fermi sul rosso o sul nero. Fuor di metafora,
il Deep State di quel Paese (CIA, FBI e Pentagono)
e l’esperto croupier di una roulette sembrano
essere entrambi indifferenti al fatto che nei Paesi che si prestano a
sostenerli nelle loro spericolate, insistenti, ripetute e
continue azioni belliche sia predominante il colore politico
prediletto dai post-comunisti o quello caro agli ex- fascisti. Per ciò che
riguarda l’Italia, è probabile che gli agenti della CIA e i militari del Pentagono dopo aver fatto, di nascosto, l’occhietto di triglia a Draghi e
al suo governo sostanzialmente dominato dalla Sinistra (nonostante la presenza
abbastanza irrilevante di Salvini e Berlusconi) l’abbiano fatto, poi, con pari
disinvoltura e segretezza, alla Meloni che pure aveva ostentato nel
suo simbolo elettorale la sua origine fascista, ripristinando la fiamma
tricolore del Movimento Sociale Italiano. Draghi aveva deciso l’invio di missili e di armi a
Zelensky, subendo come un boomerang l’effetto delle sanzioni irrogate
alla Russia che ci forniva energia, e Meloni ha riconfermato quella sua politica
da sostanziale co-belligerante, dandoci, altresì, la conferma della nostra
povertà energetica. La giaculatoria degli uni e degli altri è stata la
medesima. “Non siamo belligeranti ma forniamo le armi a Zelensky, perché ce lo
chiede la NATO” Meloni, quindi, dopo Draghi la cui fedeltà agli
Americani era scontata, ha potuto mostrare, con il suo atlantismo
bellico, ai padroni effettivi della Nato di non essere un pericolo per
l’Alleanza (anche se ormai, per alcuni notisti politici, di guerra e non
di difesa) come lo erano stati un De Gaulle, un Craxi e persino un
Sarkozy (che qualche rifiuto delle basi americane su territorio francese era
pur riuscito a esprimerlo). Meloni ha fatto di più. Dopo avere confermato
esattamente la posizione del suo predecessore al governo del paese ha sostenuto
di volersi raffrontare con la sua carismatica figura per trarre stimoli da dare
al suo operato! E per rafforzare la sua “devozione” di discepola, ha varato,
anche sotto l’aspetto economico, una manovra governativa di
bilancio che a molti (i soliti intransigenti!) è sembrata come scritta da
Draghi! Cari amici, è legittimo che nel nuovo anno gli
Italiani, se essere più consapevoli può dare maggiore felicità, si chiedano: a)
perché Giorgia Meloni, abbia ostacolato così duramente il
precedente governo con la sua opposizione a un uomo che riteneva un “maestro”
e b) perché elezioni pur volute per cambiare politica, siano
servite solo a rafforzarla? I Sondaggi d’opinione: perché non sulla guerra?
È ben strano che pur con la mania dei sondaggi invalsa
nel nostro Paese (come, del resto, nell’intero Occidente) a nessuno sia venuto
in mente di farne uno, possibilmente approfondito, su quanto siano divisi gli
Italiani sul punto della guerra russo-ucraina. Si tratta, è vero, di una guerra sui
generis che non corrisponde ai canoni tradizionali di un conflitto
bellico, ma da anni gli americani ci hanno abituato a un’idea diversa degli
scontri armati in cui agiscono da protagonisti. Questa volta c’è una
novità in più. La guerra è more solito combattuta lontano, a
notevole distanza dal territorio degli Stati Uniti, svolgendosi nel cuore
dell’Europa, ma in più non vede impegnato neppure un soldato yankee: le
mamme che votano Biden possono continuare a farlo senza timori di chiamata alle
armi dei loro figli. Il problema, infatti, è solo di armare di tutto punto
gli Ucraini e soprattutto i battaglioni Azov che, in fatto di propensione agli
scontri alimentati da diversità ideologiche, sanno il fatto loro. C’è il
problema del danno economico subito da un’Europa già martoriata - a suo tempo -
dai bombardamenti a tappeto della Seconda guerra mondiale ma oggi,
soprattutto, duramente devastata da una pandemia che l’ha messa in
ginocchio, costringendola a indebitarsi fino al collo, a tutto vantaggio dei
detentori di denaro. E ci sono soprattutto le voci malevoli di chi si dice conscio
del fatto che il rifiuto del gas russo ha avuto soprattutto l’effetto di
migliorare le condizioni di bilancio degli Stati Uniti che subentrano nella
vendita. Queste caratteristiche sui generis di una guerra che
sembra piuttosto uno scontro (non vis a vis ma per interposti
“attori”) delle due potenze mondiali, già protagoniste della “guerra
fredda”, qualche dubbio negli Italiani lo hanno, verosimilmente prodotto. Perché
non sentirli? È vero che le decisioni le prendono i governi e che tutte le
forze rimaste in campo in Italia, dalla sinistra alla destra, sono tenacemente
“atlantiste” e plaudono all’invio di missili a Zelensky, pur senza approfondire
le cause più remote del conflitto in atto e accettando di buon grado di
“stringere la cinghia”, ma non si dovrebbe dimenticare: a) che il numero degli astensionisti è
notevole e che tra essi potrebbe esservi chi non ha votato proprio per
l’omogeneità degli schieramenti favorevoli alla guerra; b) che i consensi imprevisti
ottenuti dal Movimento Cinque Stelle (che pure si era presentato agli
elettori in iniziale ma chiara debacle) potrebbero spiegarsi
con la politica di Giuseppe Conte sul conflitto russo-ucraino e sui pericoli di
un rinascente nazismo nel cuore dell’Europa; c) che il rischio di un conflitto
mondiale nucleare non è da sottovalutare. Allora… coraggio: un sondaggio non dovrebbe negarsi a
nessuno!