Pareva serena presso le alture di Slesia la vita nel campo della grande fortezza di Maria Teresa. L’oro di Praga, le cupole fiammeggianti i ponti sulla Moldava immersi nell’ombra e a Terezin recluso viveva lo scheletro dell’arte, la musica risuonava. Ci fu chi compiacente barattò al mondo con ariana eleganza l’immonda menzogna dell’arte, della bellezza piegata alla morte mentre il vento spargeva i campi di cenere umana a cottimo straziata nei forni. Ma il sonno degli azzimati assassini, orgoglio di Odino, fu turbato da ignari bambini Consegnato alla memoria in poche semplici immagini con i pastelli l’orrore rimase alla Storia.
Laura Cantelmo
Auschwitz Sul nero serpente a rotaia verso i forni parlano le ceneri. Da anni decenni la retorica vince nel ghiaccio della mente. Valige, dentiere, grucce svendute ai grulli negheranno per sempre gli scheletri disumani, il filo spinato, il suo veleno di serpente. Di fronte e di lato i morti larici del viale - siamo noi che non vogliamo rivivere l’orrore pur se lo consentiamo siamo noi che impuniti non ci perdoniamo.