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domenica 12 marzo 2023

LA RIVISTA DEI POETI
di Angelo Gaccione   


Italian Poetry Review della Columbia University di New York.
 
Più che una rivista sembra un libro, e del libro ha il taglio e il formato, con la copertina lucida plastificata. Se non avesse in alto e in sequenza i loghi che la connotano (Columbia University, The Italian Academy, Fordham University, Centro Studi Sara Valesio) penseresti a un saggio o a una raccolta poetica. In effetti, una raccolta poetica in parte lo è e delle complessive 256 pagine un po’ meno della metà è costituita da testi poetici. Di poeti e dei loro libri si parla nella sezione Recensioni e persino per le prose si privilegia quelle in cui la “contaminazione” con la poesia solo in apparenza è sottotraccia. Sto parlando della Italian Poetry Review di New York diretta dal poeta bolognese Paolo Valesio, che da anni alla Columbia di New York svolge la sua attività di docente. Ha una lunga storia oramai questa rivista che tra gli altri meriti ha quello di far conoscere i poeti italiani in America, ma anche di tradurre da altre lingue poeti di altre nazioni. Dico lunga storia perché ha superato i tre lustri e il numero che ho in mano segna infatti l’anno XVI (2021). Le riviste, l’ho ribadito più volte, sono il contenitore migliore per mettersi a confronto, per conoscere quello che altri autori fanno, per capire il loro laboratorio, l’officina, come avrebbe detto un altro poeta bolognese, Roberto Roversi, di cui sono stato amico. E che ha scritto anche la bella postfazione al mio libro di racconti minimi per il teatro dal titolo: Manhattan.


Mario Ramous

A Roversi accenna nel suo saggio di apertura dedicato al poeta Mario Ramous, Paolo Valesio, e naturalmente a Bologna, città in cui le esistenze di Ramous e Roversi si incardinano e dove si compie il loro destino di poeti. Quello di Ramous scomparso nel 1999 a settantacinque anni, fra impegno pubblico e meditazione poetica, e quello di Roversi definito, con una immagine molto suggestiva: “eremita dentro di essa”, un eremita “che è stato a Bologna ma non di Bologna”.


Roberto Roversi

Dalla libreria Antiquaria di via de’ Poeti Roversi faceva sentire la sua voce dappertutto diffondendo i suoi testi su rivistine underground a volte di bassa e bassissima tiratura. Più spesso sotto forma di ciclostilati come fossimo nella Russia sovietica. Era il suo modo di prendere le distanze dall’industria culturale e dall’editoria ridotta a pura merce. Dalle pagine del quotidiano l’Unità, l’eremita esprimeva il suo dissenso pubblico ma si teneva lontano dal chiacchiericcio, e quando c’era da inveire inveiva: ho ancora negli orecchi il suo grido fissato in un titolo di quel giornale: “Maledetta Italia! Maledetta Bologna!”. Era tempo di stragi e chissà quanto dev’essergli costato. Molti i testi poetici di autori stranieri riprodotti in italiano in questo numero di Italian Poetry Review. Cito fra tutti Germain Droogenbroodt; col poeta di Rollegem ho avuto rapporti più di una ventina di anni fa, nel 2001, all’epoca dell’edizione dell’elegante e prezioso volume dal titolo Le luci del Bauhaus in cui compaiono due suoi testi inediti, proprio assieme a quelli di Roversi, Spaziani, Loi, Sanesi, Gramigna, Cruz Varela, Daria Menicanti e tanti altri amici. Di Droogenbroodt mi piace riprodurre questo “Panorama di pace”.
 
Dall’altra parte della finestra
un giardino di alberi d’arancio
inebriante
il profumo delle zagare
non una persona
nessuna macchina
un cielo limpido senza nuvole
solo un merlo
a lodare la perfezione
del silenzio
 
[Giardino delle muse, Selianitiko, Grecia, 19 - 4 - 2019]
Trad. di Luca Benassi in collaborazione con l’autore.
 
La rivista è possibile acquistarla scrivendo alla Società Editrice Fiorentina che la edita: info@sefeditrice.it