Italian Poetry Review della
Columbia University di New York. Più che una rivista sembra un
libro, e del libro ha il taglio e il formato, con la copertina lucida
plastificata. Se non avesse in alto e in sequenza i loghi che la connotano
(Columbia University, The Italian Academy, Fordham University, Centro Studi
Sara Valesio) penseresti a un saggio o a una raccolta poetica. In effetti, una
raccolta poetica in parte lo è e delle complessive 256 pagine un po’ meno della
metà è costituita da testi poetici. Di poeti e dei loro libri si parla nella
sezione Recensioni e persino per le prose si privilegia quelle in cui la
“contaminazione” con la poesia solo in apparenza è sottotraccia. Sto parlando
della Italian Poetry Review di New York diretta dal poeta bolognese Paolo
Valesio, che da anni alla Columbia di New York svolge la sua attività di docente.
Ha una lunga storia oramai questa rivista che tra gli altri meriti ha quello di
far conoscere i poeti italiani in America, ma anche di tradurre da altre lingue
poeti di altre nazioni. Dico lunga storia perché ha superato i tre lustri e il
numero che ho in mano segna infatti l’anno XVI (2021). Le riviste, l’ho
ribadito più volte, sono il contenitore migliore per mettersi a confronto, per
conoscere quello che altri autori fanno, per capire il loro laboratorio, l’officina,
come avrebbe detto un altro poeta bolognese, Roberto Roversi, di cui sono stato
amico. E che ha scritto anche la bella postfazione al mio libro di racconti minimi per il teatro dal titolo: Manhattan.
Mario Ramous
A Roversi accenna nel suo saggio di apertura dedicato al poeta Mario
Ramous, Paolo Valesio, e naturalmente a Bologna, città in cui le esistenze di
Ramous e Roversi si incardinano e dove si compie il loro destino di poeti. Quello
di Ramous scomparso nel 1999 a settantacinque anni, fra impegno pubblico e meditazione
poetica, e quello di Roversi definito, con una immagine molto suggestiva: “eremita dentro di essa”, un eremita “che è stato a Bologna ma non di
Bologna”.
Roberto Roversi
Dalla libreria Antiquaria di via de’ Poeti Roversi faceva sentire la
sua voce dappertutto diffondendo i suoi testi su rivistine underground a volte
di bassa e bassissima tiratura. Più spesso sotto forma di ciclostilati come
fossimo nella Russia sovietica. Era il suo modo di prendere le distanze
dall’industria culturale e dall’editoria ridotta a pura merce. Dalle pagine del
quotidiano l’Unità, l’eremita esprimeva il suo dissenso pubblico ma si teneva
lontano dal chiacchiericcio, e quando c’era da inveire inveiva: ho ancora negli
orecchi il suo grido fissato in un titolo di quel giornale: “Maledetta Italia!
Maledetta Bologna!”. Era tempo di stragi e chissà quanto dev’essergli costato. Molti
i testi poetici di autori stranieri riprodotti in italiano in questo numero di Italian
Poetry Review. Cito fra tutti Germain Droogenbroodt; col poeta di Rollegem
ho avuto rapporti più di una ventina di anni fa, nel 2001, all’epoca
dell’edizione dell’elegante e prezioso volume dal titolo Le luci del Bauhaus
in cui compaiono due suoi testi inediti, proprio assieme a quelli di Roversi,
Spaziani, Loi, Sanesi, Gramigna, Cruz Varela, Daria Menicanti e tanti altri
amici. Di Droogenbroodt mi piace riprodurre questo “Panorama di pace”. Dall’altra parte della finestra un giardino di alberi d’arancio inebriante il profumo delle zagare non una persona nessuna macchina un cielo limpido senza nuvole solo un merlo a lodare la perfezione del silenzio [Giardino
delle muse, Selianitiko, Grecia, 19 - 4 - 2019] Trad.
di Luca Benassi in collaborazione con l’autore. La rivista è possibile acquistarla scrivendo alla Società
Editrice Fiorentina che la edita: info@sefeditrice.it