LEOPARDI E IL SUCCESSO DELLO SCRITTORE
di
Angelo Gaccione
Il saggio di Andrea Malagamba sulla rivista Studi Medievali
e Moderni affronta, attraverso passi dello Zibaldone e dei Pensieri,
il rapporto fra mondanità e successo dello scrittore destinato a diventare, a
tutti gli effetti, personaggio pubblico.
Rivista corposa, Studi
Medievali e Moderni si compone di ben 430 pagine. Come sottotitolo: arte
letteratura storia, a segnalarci il territorio dentro cui la ricerca e lo
studio si muovono. Sempre in copertina troviamo ulteriori indicazioni: Contemporanea.
Autori, tendenze, interpretazioni e subito ci diventa chiaro che lo
sguardo va decisamente al di là del Medioevo e dell’età moderna. Edita a Napoli
da Paolo Loffredo Editore, ma con il contributo dell’Università degli Studi
“Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara, Dipartimento di Lettere, Arti e
Scienze Sociali, è diretta dal suo fondatore Gianni Oliva. Il Comitato
direttivo si avvale di Mario Cimini, Gaetano Curzi, Andrea Gialloreto e Stefano
Trinchese, mentre il Comitato scientifico annovera docenti e studiosi di
Università sia italiane che europee. Il numero XXVI (2/2022) dalla copertina
pulita e che incornicia un’opera di Joan Miró, è ricchissimo soprattutto nella
sezione dei Saggi. E si ha davvero l’imbarazzo della scelta, volendone
segnalare alcuni ai lettori, perché si fa torto agli altri autori. Occorre
leggerli tutti, da quello di Andrea Malagamba (Leopardi e la finzione del
pubblico. Socialità e successo nello Zibaldone e nei Pensieri) a
quello di Monica Biasiolo (Combinatoria della creatività, letteratura digitale
e il libro che diventa software) che chiude la sezione. E così le Note
e discussioni di Ylenia De Luca, l’Arte di Marco D’Attanasio, la Storia
di Paola Pizzo e Patrizia Sardina, le Segnalazioni Bibliografiche.
Non potendomi occupare di ciascuno degli
scritti ho deciso di soffermare la mia attenzione sul saggio di apertura,
quello in cui Malagamba affronta il rapporto fra scrittore e successo seguendo
le riflessioni di Leopardi. Come sedurre il pubblico dei lettori? “come
affermarsi nella società letteraria della propria epoca”, constatato che da
solo il talento non basta e che la creatività, l’originalità e lo stile non
sono sufficienti a garantire il riconoscimento del suo genio? Del resto lo
stesso gusto, ammesso che non sia corrotto, non offre garanzie perché è un
elemento aleatorio e mutevole. “I gusti degli individui sono incerti e
mutevoli: non solo cambiano a seconda delle mode e delle opinioni correnti, ma
dipendono dalla disposizione emotiva del momento” chiosa Malagamba. Quanto a competenza
non è detto che ve ne sia in abbondanza fra i lettori, ed è piuttosto raro che la
sensibilità di questi ultimi possa fondersi con quella dell’autore. Con
straordinaria preveggenza Leopardi ha capito che nei tempi mutati in cui si
trova ad operare come scrittore, “il successo di un’opera letteraria non
discende come per un processo di filiazione naturale dalle proprie
caratteristiche interne, bensì dal fascino che riesce ad esercitare colui che
l’ha scritta”, come acutamente annota Malagamba. In questa visione il
personaggio-autore è più importante della sua opera e dunque deve farsi
seduttore, “manipolatore”, crescere nella stima e nella curiosità del pubblico
usando tutti i mezzi a disposizione per promuovere la sua immagine perché “a
voler esser lodato o stimato dagli altri, bisogna per necessità intuonar sempre
altamente e precisamente alle orecchie loro: io vaglio assai più di voi (…)
Ciò massimamente in questi tempi di perfezionato e purificato egoismo”.
Pensando ai nostri di tempi, potremmo aggiungere “di perfezionato narcisismo”.
E perciò è necessario far proprio questo assioma: “Chi vuol vivere, si
scordi della modestia”. E poiché “L’impostura è anima (…) della
vita sociale”, bisogna farne ampio uso e servirsi di tutti i mezzi per
prevalere sui rivali ed affermarsi nella repubblica letteraria, compreso
la calunnia, il motteggio, le furfanterie, le soverchierie. Come
avviene con le donne per sbaragliare i rivali in amore e accaparrarsene i
favori. Artifizi e malvagità sono consentiti allo scopo, perché qui si
tratta di uno scopo ancora più alto: l’affermazione e il riconoscimento di sé e
del proprio genio, in quanto scrittore. La realtà mostra che fra valore vero e
fortuna prevale quasi sempre la fortuna. Il “valor falso” è più
fortunato del “valor vero”, e servirsi dell’impostura è fondamentale
perché essa “vale e fa effetto anche senza il vero; ma il vero senza lei non
può nulla”. Marcel Proust del resto ha scritto che “Le reputazioni
ingiustificate sono le più solide agli occhi del pubblico”; e se davvero, come
scrive Leopardi “Ora l’apparenza non solo basta, ma è la sola cosa che basti
(…) e la sostanza essere inutile, e il tutto stare nella sola apparenza”,
la condizione dello scrittore rigoroso e di sostanza si è fatta tragica.
Un Leopardi, come si vede, diverso da quello
che siamo abituati a considerare; ammaestrato da una amara e pessimistica
esperienza del vivere sociale e mondano, ragiona sugli stessi mezzi di cui i più
si servono. Bisognerebbe studiare approfonditamente la fenomenologia che sta
dietro al successo di alcuni scrittori onnipresenti sui mezzi di comunicazione
di massa, in quest’epoca pervasiva ed invasiva, per capire quanto Leopardi
avesse ragione. Continuamente “esposti”, divenuti parte stessa dello
spettacolo, dell’intrattenimento, delle polemiche e degli insulti, sono
ricercati e contesi dai talk show e dai salotti televisivi che hanno fatto la
loro fortuna. Sono divenuti “personaggi” e come tali identificati dal pubblico,
parte integrante del broadcast system i cui libri si giovano per la visibilità
e la vendita. C’è una magnifica espressione nella mia lingua madre dialettale
che recita più o meno così: “Spargi fama e dormi”. In lingua italiana perde
di espressività ed efficacia, ma il senso resta, e si attaglia alla perfezione
al sentire di Leopardi e a quanto sappiamo oggi dell’uso spregiudicato della
pubblicità. Alcuni best seller sono divenuti tali a seguito di un martellamento
tutt’altro che subliminale, e non importa se i più quel libro comprato non lo
hanno mai letto, né lo leggeranno. Si compra il nome del personaggio, e questo
basta. Hanno scalato le classifiche libri di personaggi che avevano commesso
efferati delitti, proprio perché i mezzi di comunicazione li avevano resi personaggi,
ed è ampia la produzione di libri ad opera di personaggi dello spettacolo,
dello sport, della politica, del giornalismo che possono avvalersi della loro
fama e dei circuiti che la alimentano. Scherzando, ma non troppo, in un
articolo ho scritto che se avessi messo una bomba da qualche parte, in
pochissimi giorni sarei divenuto un personaggio anch’io, e stampa,
televisioni, blog e critici fra i più blasonati, scandagliando nella mia vita e
nella mia attività, avrebbero reso i miei libri di racconti – scandalosamente
ignorati – popolari. Ne avrebbe giovato non solo la mia “immagine”, ma anche il
genere racconto trascurato, emarginato, vilipeso. Malagamba chiude la sua
disamina con un accenno ai social ora imperanti (Facebook e Instagram in
particolare); ci sono soubrette che non hanno nulla da dire e nulla da proporre,
ma hanno milioni di follower e sono ricercatissime per veicolare merci e
prodotti fra i più vari al vasto pubblico. Vendono la loro immagine e guadagnano
e fanno guadagnare. Diventare personaggio nella repubblica delle lettere
e nella società dello spettacolo paga eccome. Leopardi aveva ragione ed era
stato preveggente.