La Nobel e lo storico. Due
interviste sullo stesso numero del quotidiano “Avvenire” di venerdì 19 maggio,
e tutt’e due sul conflitto russo-ucraino. Una alla premio Nobel Irina
Scherbakova e una allo storico Franco Cardini. Quella alla Scherbakova mi
ricorda certi giovinastri della mia giovinezza pieni di entusiasmo, ma con
scarse convinzioni e che ancora vanno ripetendo: “Da giovane sono stato un
ribelle”. Lo stesso che dire: allora portavo i pantaloni a zampa di elefante o
andavo in giro con l’eskimo. La moda effimera di una stagione. Invece la
Scherbakova ci ricorda che lei è stata pacifista per decenni: “Sono stata
pacifista per decenni, per me è stato molto difficile cambiare idea… Vorrei
fare un appello in favore della pace, ma non è questo il momento”. Per lei ora
è il momento delle armi, della continuazione dello sterminio, per cui la pace
può essere messa tra parentesi. Da tempo vive in Germania e le bombe russe
cadono lontane da casa sua; cadono sui civili ucraini e devastano le case
ucraine: dunque, si possono tranquillamente mandare armi per far continuare il
massacro.
Questa è la guerra
Una vita fa scrivevo per un giornale
satirico che ebbe vita breve: l’editore aveva avuto fin troppe querele e decise
che era meglio chiudere. Fu pubblicata un’intervista (chiaramente inventata dal
giornale) al cantante Domenico Modugno che eletto nelle file del Partito
Radicale era poi trasmigrato, senza scrupolo alcuno, in uno dei peggiori
partiti italiani: il Partito Socialdemocratico. Alla domanda di come mai questa
decisione, gli si era fatto rispondere: “Una volta volavo, poi mi è
venuto l’ictus e sono diventato socialdemocratico”. La Scherbakova gode di
ottima salute, ma i suoi decenni di fede pacifista non sono serviti a nulla. E
pensare che ha ricevuto il Nobel per la pace! Questi singolari pacifisti
restano tali fino a quando gli fa comodo. Se non fosse scoppiata questa guerra
probabilmente sarebbe rimasta pacifista. Infatti è rimasta pacifista in tutti
questi anni in cui i palestinesi hanno combattuto con le pietre contro i
bombardamenti di Israele, e lo è rimasta nel corso dei sanguinosi conflitti
sparsi sulle varie superfici del mondo. Da ex pacifista nell’intervista neppure
una parola sulla criminalità di tutti gli Stati armati, e ribadisco tutti;
sugli arsenali in cui hanno accumulato armi di stermino spaventose, su
eserciti, complesso militare industriale, commercio di armi, alleanze militari,
spionaggio, esercitazioni che devastano l’ambiente, dislocamento di basi
nucleari in mezzo mondo, e via enumerando. Idem su chi le guerre le attizza e
le causa. Alle bizzarre decisioni dei giurati di Stoccolma siamo abituati: è
stato conferito il Nobel per la pace a guerrafondai come Obama, Begin, Sadat,
Arafat.
Bombardamenti su Firenze
Piena di saggezza, consapevole,
umana, lucida, l’intervista a Cardini: “Quando c’è un conflitto, fornire armi a
uno dei contendenti non è una semplice operazione commerciale. Nel nostro caso,
con il voto del Parlamento, è un atto di ostilità”. Parole ferme e chiare. Ci
siamo bruciati, noi italiani, la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione
diplomatica di pace perché abbiamo subito indossato la casacca di tifosi.
Abbiamo seguito in maniera subalterna e senza spina dorsale, gli ordini che
provenivano da Washington. Lo stesso ha fatto quella che chiamiamo pomposamente
Europa. Nell’intervista Cardini perora la causa del Referendum contro l’invio
di armi sul teatro ucraino e il suo intervistatore gli chiede candidamente:
“Perché un cattolico dovrebbe votare Sì al Referendum che proponete?”.
Io gli avrei risposto: perché non mi risulta che Cristo avesse eserciti o
trafficasse in armi. Ma la risposta di Gardini è stata ancora più efficace:
“Perché quando vi sia una guerra il primo dovere di un cattolico è provare
qualunque via suscettibile di aprire una speranza di pace”.