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lunedì 22 maggio 2023

I CÀRDINI DI CARDINI
di Angelo Gaccione
 

Franco Cardini

La Nobel e lo storico.
 
Due interviste sullo stesso numero del quotidiano “Avvenire” di venerdì 19 maggio, e tutt’e due sul conflitto russo-ucraino. Una alla premio Nobel Irina Scherbakova e una allo storico Franco Cardini. Quella alla Scherbakova mi ricorda certi giovinastri della mia giovinezza pieni di entusiasmo, ma con scarse convinzioni e che ancora vanno ripetendo: “Da giovane sono stato un ribelle”. Lo stesso che dire: allora portavo i pantaloni a zampa di elefante o andavo in giro con l’eskimo. La moda effimera di una stagione. Invece la Scherbakova ci ricorda che lei è stata pacifista per decenni: “Sono stata pacifista per decenni, per me è stato molto difficile cambiare idea… Vorrei fare un appello in favore della pace, ma non è questo il momento”. Per lei ora è il momento delle armi, della continuazione dello sterminio, per cui la pace può essere messa tra parentesi. Da tempo vive in Germania e le bombe russe cadono lontane da casa sua; cadono sui civili ucraini e devastano le case ucraine: dunque, si possono tranquillamente mandare armi per far continuare il massacro.


Questa è la guerra

Una vita fa scrivevo per un giornale satirico che ebbe vita breve: l’editore aveva avuto fin troppe querele e decise che era meglio chiudere. Fu pubblicata un’intervista (chiaramente inventata dal giornale) al cantante Domenico Modugno che eletto nelle file del Partito Radicale era poi trasmigrato, senza scrupolo alcuno, in uno dei peggiori partiti italiani: il Partito Socialdemocratico. Alla domanda di come mai questa decisione, gli si era fatto rispondere: “Una volta volavo, poi mi è venuto l’ictus e sono diventato socialdemocratico”. La Scherbakova gode di ottima salute, ma i suoi decenni di fede pacifista non sono serviti a nulla. E pensare che ha ricevuto il Nobel per la pace! Questi singolari pacifisti restano tali fino a quando gli fa comodo. Se non fosse scoppiata questa guerra probabilmente sarebbe rimasta pacifista. Infatti è rimasta pacifista in tutti questi anni in cui i palestinesi hanno combattuto con le pietre contro i bombardamenti di Israele, e lo è rimasta nel corso dei sanguinosi conflitti sparsi sulle varie superfici del mondo. Da ex pacifista nell’intervista neppure una parola sulla criminalità di tutti gli Stati armati, e ribadisco tutti; sugli arsenali in cui hanno accumulato armi di stermino spaventose, su eserciti, complesso militare industriale, commercio di armi, alleanze militari, spionaggio, esercitazioni che devastano l’ambiente, dislocamento di basi nucleari in mezzo mondo, e via enumerando. Idem su chi le guerre le attizza e le causa. Alle bizzarre decisioni dei giurati di Stoccolma siamo abituati: è stato conferito il Nobel per la pace a guerrafondai come Obama, Begin, Sadat, Arafat.


Bombardamenti su Firenze

Piena di saggezza, consapevole, umana, lucida, l’intervista a Cardini: “Quando c’è un conflitto, fornire armi a uno dei contendenti non è una semplice operazione commerciale. Nel nostro caso, con il voto del Parlamento, è un atto di ostilità”. Parole ferme e chiare. Ci siamo bruciati, noi italiani, la possibilità di svolgere un ruolo di mediazione diplomatica di pace perché abbiamo subito indossato la casacca di tifosi. Abbiamo seguito in maniera subalterna e senza spina dorsale, gli ordini che provenivano da Washington. Lo stesso ha fatto quella che chiamiamo pomposamente Europa. Nell’intervista Cardini perora la causa del Referendum contro l’invio di armi sul teatro ucraino e il suo intervistatore gli chiede candidamente: “Perché un cattolico dovrebbe votare al Referendum che proponete?”. Io gli avrei risposto: perché non mi risulta che Cristo avesse eserciti o trafficasse in armi. Ma la risposta di Gardini è stata ancora più efficace: “Perché quando vi sia una guerra il primo dovere di un cattolico è provare qualunque via suscettibile di aprire una speranza di pace”.