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venerdì 16 giugno 2023

IDRA PRESIDIA FIRENZE
di Girolamo Dell’Olio


Non è accaduto sotto la Regione. Ma vale la pena raccontarlo. Ci sono piccole cose che, viste in prospettiva, diventano grandi, grandissime. Mi è successo oggi incontrando questo ragazzo di Odessa. Proprio oggi che di Odessa ci riferiscono - con collaudata ipocrita costernazione - i tre morti uccisi dai malvagi missili russi mentre qualcuno di noi, azionando il cervello, si domanda se quelle vittime non siano dovute ai rottami dei missili che i prodi ucraini hanno intercettato e lasciato cadere sul centro commerciale, o sulla scuola, o sul complesso residenziale, o sui negozi. Noi non lo sappiamo. Ma lo sa per noi il compatto plotone politico-mediatico che, dalla Meloni alla Schlein (autentiche icone di dolcezza e femminilità), dal Tg Ics al Tg Ipsilon, ci imbandisce tutti i giorni la Diretta del Massacro, con Dio e la Democrazia solidamente dalla nostra parte. Insomma, quando mi ha detto che è di Odessa e, scavando appena un po’, ho capito che sapeva bene cos’era stato quell’incendio della Casa dei sindacati il 2 maggio 2014 allora ho osato proporglielo, se gradiva caso mai mettere una firma per il referendum contro le armi in Europa orientale. E lui: ‘Andare in braccio a Biden? Sì, certo, se tu me la porti io te la faccio’. Appena posso, da Leone, ci vado! Il nome è di fantasia, perché sì, mi è parso molto motivato e sicuro, ma in questo bel clima di ‘pacifismo’ bellicista, che accarezza ogni giorno di più tentazioni autoritarie, persone come lui vanno ammirate e protette. E per me sarà la regina delle firme, una che ne vale mille!
 
Ma torniamo a via Cavour, dove pure altre tre belle firme le avrei conquistate. Ma erano residenti un po’ troppo fuori, e allora diventa complicato con tutta la trafila delle convalide. Lui, di Siena. Loro, questa bella famiglia giovane, di Foggia, facce pulite, occhi vivi, il ragazzo più grande che fa la prima media, la piccola la terza elementare hanno visto il cartello ‘Ripudia la guerra’, ma hanno letto pure il resto. E mi spiegano: anche dalle loro parti è diventata una moda feroce, quella di (tentare di) piazzare dappertutto pale eoliche per decorare gli orizzonti.
‘Alle Tremiti! Ti rendi conto? Che di fronte hai il Gargano!’
‘E com’è finita?’
È finita che non ce l’hanno fatta: perché la gente si è opposta’.
‘Lo stiamo facendo qui anche noi, in Mugello’, li conforto. E intanto penso che davvero dobbiamo e possiamo farcela!


Centrale nucleare ucraina

Dunque, ieri buca: cattivo tempo annunciato. Oggi ci vado comunque, bello o brutto che sia. Ed è stato bello. Anche se mancava il referente istituzionale: giornata di lutto di Stato, bandiere a mezz’asta, Consiglio sconvocato. Ma tanta gente - e non solo turisti - che è stato possibile incontrare. Il tema di oggi è:
- dopo l’emergenza Covid/se-non-ti-vaccini-muori-e-fai-morire
- dopo l’emergenza guerra/se-non-armiamo-Zelensky-i-russi-ci-invadono
- dopo l’emergenza energia/se-non-compriamo-il-gas-americano-liquefatto-restiamo-al-freddo-e-al-buio
- dopo l’emergenza clima/se-non-abbattiamo-la-CO2-l’ecobu$ine$$-muore
vogliamo parlare anche dell’emergenza Giani?
Perché quest’uomo, e la folla di ambizioni e di interessi nazionali e transnazionali che asseconda incurante della tenuta della propria stessa immagine pubblica, stanno assestando allegramente colpi forse un po’ troppo pesanti al nostro presente e al nostro futuro. Occorrerà demolire infatti quello che avrà costruito, e ricostruire quello che avrà demolito: legalità, salute, rispetto, ambiente, credibilità delle istituzioni. Prima lo faremo, meglio sarà! Possibilmente, senza aspettare che scada la legislatura, basterebbe che a intervenire fossero gli organi di controllo, le magistrature un po’ pigre, ultimamente, intimidite forse dal vento autoritario che spira dai Palazzi centrali del potere, là dove si legifera - ancora in queste ore allargando sempre più le maglie dell’arbitrio dall’alto contro il basso.


 
Tre giorni fa, il Nostro ha ricevuto un’altra notifica, dal basso per l’appunto. Il 15 maggio infatti, alla presentazione dell’“Avvio dei lavori del Passante e della Stazione AV Firenze”, a Campo di Marte, Eugenio Giani ha salutato la cerimonia (un po’ farlocchetta invero) della partenza della fresa ‘Iris’, chiamata a scavare quasi tredicimila metri di tunnel nelle viscere di Firenze, come “una svolta per la Toscana, per Firenze e per tutto il Paese”. Sommessamente, gli abbiamo scritto chiedendo se fosse al corrente di due circostanze quanto meno curiose.
La prima. La paradossale assenza di un piano di emergenza, che in realtà è imposto dalle leggi (se non si metteranno a cambiare anche queste, di norme), e soprattutto dalla logica (altra merce rara, ultimamente). Nel caso di Firenze, poi, l’inserimento e l’esercizio della TAV sono previsti in un contesto urbano, fortemente antropizzato. La vulnerabilità idrogeologica della città è attestata storicamente e drammaticamente confermata dall’alluvione nel 1966 dell’Arno e da quella nel 1992 del Mugnone e del Terzolle (e proprio nell’area di esondazione di questi due torrenti sono ubicati per l’appunto la stazione sotterranea AV e parte dei tunnel). Che manchi questo strumento minimo di progettazione corretta lo ha confermato a Idra la Prefettura di Firenze. E allora gli abbiamo scritto: “Le chiediamo se Ella intende adottare un’adeguata iniziativa al riguardo, informandone come sarebbe forse buona prassi la pubblica opinione”.
Risponderà?
Punto due. Dalle cronache risulta un preoccupante ammaloramento di una galleria artificiale ferroviaria già in esercizio, lo Scavalco Alta Velocità Castello-Rifredi: filtra abbondante acqua di falda. Ma non basta. Si è saputo che sarebbe stato ignorato e mai sanato il mancato collaudo tecnico-amministrativo dell’opera! E che la Corte dei Conti avrebbe aperto un fascicolo per danno erariale. “Anche a questo riguardo Le chiediamo, gentile Presidente Giani, se Ella intende intervenire affinché si provveda a sciogliere con ogni opportuna tempestività questo importante nodo, di forma e di sostanza. Ci domandiamo infatti se possa costituire un incoraggiante prologo e un promettente viatico per la cantierizzazione del Lotto 2 dell’Alta Velocità nel capoluogo toscano l’ombra che su di essa rischierebbe di gettare la mancata soluzione della vicenda”. Insomma, un altro fronte su cui stiamo cercando di esercitare il diritto all’uso del cervello. Intanto ci sono due tribunali amministrativi che hanno da pronunciarsi su altre due violenze che, a dispetto di un sindaco e di un soprintendente, il Nostro si è sentito autorizzato a infliggere ad altrettante perle della Toscana: la costa davanti all’Elba e i crinali del Mugello. Il mare. I monti. Lo stesso Tirreno che è stato testimone delle stragi del Moby Prince e di Viareggio.
Lo stesso Appennino che sul versante nord ha visto franare in queste settimane le pendici, gonfiare i torrenti, scaricare valanghe d’acqua e fango a valle.