Non
è accaduto sotto la Regione. Ma vale la pena raccontarlo. Ci sono piccole cose
che, viste in prospettiva, diventano grandi, grandissime. Mi è successo oggi
incontrando questo ragazzo di Odessa. Proprio oggi che di Odessa ci riferiscono
- con collaudata ipocrita costernazione - i tre morti uccisi dai malvagi
missili russi mentre qualcuno di noi, azionando il cervello, si domanda se
quelle vittime non siano dovute ai rottami dei missili che i prodi ucraini hanno
intercettato e lasciato cadere sul centro commerciale, o sulla scuola, o sul
complesso residenziale, o sui negozi. Noi non lo sappiamo. Ma lo sa per noi il
compatto plotone politico-mediatico che, dalla Meloni alla Schlein (autentiche
icone di dolcezza e femminilità), dal Tg Ics al Tg Ipsilon, ci imbandisce tutti
i giorni la Diretta del Massacro, con Dio e la Democrazia solidamente dalla
nostra parte. Insomma, quando mi ha detto che è di Odessa e, scavando appena un
po’, ho capito che sapeva bene cos’era stato quell’incendio della Casa dei sindacati il 2 maggio 2014 allora
ho osato proporglielo, se gradiva caso mai mettere una firma per il referendum
contro le armi in Europa orientale. E lui: ‘Andare in braccio a Biden? Sì,
certo, se tu me la porti io te la faccio’. Appena posso, da Leone, ci vado! Il
nome è di fantasia, perché sì, mi è parso molto motivato e sicuro, ma in questo
bel clima di ‘pacifismo’ bellicista, che accarezza ogni giorno di più
tentazioni autoritarie, persone come lui vanno ammirate e protette. E per me
sarà la regina delle firme, una che ne vale mille! Ma
torniamo a via Cavour, dove pure altre tre belle firme le avrei conquistate. Ma
erano residenti un po’ troppo fuori, e allora diventa complicato con tutta la
trafila delle convalide. Lui, di Siena. Loro, questa bella famiglia giovane, di
Foggia, facce pulite, occhi vivi, il ragazzo più grande che fa la prima media,
la piccola la terza elementare hanno visto il cartello ‘Ripudia la guerra’, ma
hanno letto pure il resto. E mi spiegano: anche dalle loro parti è diventata
una moda feroce, quella di (tentare di) piazzare dappertutto pale eoliche per
decorare gli orizzonti. ‘Alle
Tremiti! Ti rendi conto? Che di fronte hai il Gargano!’ ‘E
com’è finita?’ ‘È finita che non ce l’hanno
fatta: perché la gente si è opposta’. ‘Lo
stiamo facendo qui anche noi, in Mugello’, li conforto. E intanto penso che
davvero dobbiamo e possiamo farcela!
Centrale nucleare ucraina
Dunque,
ieri buca: cattivo tempo annunciato. Oggi ci vado comunque, bello o brutto che
sia. Ed è stato bello. Anche se mancava il referente istituzionale: giornata di
lutto di Stato, bandiere a mezz’asta, Consiglio sconvocato. Ma tanta gente - e
non solo turisti - che è stato possibile incontrare. Il tema di oggi è: -
dopo l’emergenza Covid/se-non-ti-vaccini-muori-e-fai-morire -
dopo l’emergenza guerra/se-non-armiamo-Zelensky-i-russi-ci-invadono -
dopo l’emergenza
energia/se-non-compriamo-il-gas-americano-liquefatto-restiamo-al-freddo-e-al-buio -
dopo l’emergenza clima/se-non-abbattiamo-la-CO2-l’ecobu$ine$$-muore vogliamo
parlare anche dell’emergenza Giani? Perché
quest’uomo, e la folla di ambizioni e di interessi nazionali e transnazionali
che asseconda incurante della tenuta della propria stessa immagine pubblica,
stanno assestando allegramente colpi forse un po’ troppo pesanti al nostro
presente e al nostro futuro. Occorrerà demolire infatti quello che avrà
costruito, e ricostruire quello che avrà demolito: legalità, salute, rispetto,
ambiente, credibilità delle istituzioni. Prima lo faremo, meglio sarà! Possibilmente,
senza aspettare che scada la legislatura, basterebbe che a intervenire fossero
gli organi di controllo, le magistrature un po’ pigre, ultimamente, intimidite
forse dal vento autoritario che spira dai Palazzi centrali del potere, là dove
si legifera - ancora in queste ore allargando sempre più le maglie
dell’arbitrio dall’alto contro il basso.
Tre
giorni fa, il Nostro ha ricevuto un’altra notifica, dal basso per l’appunto. Il 15 maggio infatti, alla presentazione dell’“Avvio dei
lavori del Passante e della Stazione AV Firenze”, a Campo di Marte, Eugenio
Giani ha salutato la cerimonia (un po’ farlocchetta invero) della partenza
della fresa ‘Iris’, chiamata a scavare quasi tredicimila metri di tunnel nelle
viscere di Firenze, come “una svolta per la Toscana, per Firenze e per tutto il
Paese”. Sommessamente, gli abbiamo scritto chiedendo se fosse al corrente di
due circostanze quanto meno curiose. La prima.
La paradossale assenza di un piano di emergenza, che in realtà è imposto dalle
leggi (se non si metteranno a cambiare anche queste, di norme), e soprattutto
dalla logica (altra merce rara, ultimamente). Nel caso di Firenze, poi, l’inserimento e l’esercizio della
TAV sono previsti in un contesto urbano, fortemente antropizzato. La
vulnerabilità idrogeologica della città è attestata storicamente e
drammaticamente confermata dall’alluvione nel 1966 dell’Arno e da quella nel
1992 del Mugnone e del Terzolle (e proprio nell’area di esondazione di questi due
torrenti sono ubicati per l’appunto la stazione sotterranea AV e parte dei
tunnel). Che manchi questo strumento minimo di progettazione corretta lo ha
confermato a Idra la Prefettura di Firenze. E allora gli abbiamo
scritto: “Le chiediamo se Ella intende adottare un’adeguata iniziativa al
riguardo, informandone come sarebbe forse buona prassi la pubblica opinione”. Risponderà? Punto due.
Dalle cronache risulta un preoccupante ammaloramento di una galleria artificiale
ferroviaria già in esercizio, lo Scavalco Alta Velocità Castello-Rifredi:
filtra abbondante acqua di falda. Ma non basta. Si è saputo che sarebbe stato
ignorato e mai sanato il mancato collaudo tecnico-amministrativo dell’opera! E
che la Corte dei Conti avrebbe aperto un fascicolo per danno erariale. “Anche a
questo riguardo Le chiediamo, gentile Presidente Giani, se Ella intende
intervenire affinché si provveda a sciogliere con ogni opportuna tempestività
questo importante nodo, di forma e di sostanza. Ci domandiamo infatti se possa
costituire un incoraggiante prologo e un promettente viatico per la
cantierizzazione del Lotto 2 dell’Alta Velocità nel capoluogo toscano l’ombra
che su di essa rischierebbe di gettare la mancata soluzione della vicenda”. Insomma,
un altro fronte su cui stiamo cercando di esercitare il diritto all’uso del
cervello. Intanto ci sono due tribunali amministrativi che hanno da
pronunciarsi su altre due violenze che, a dispetto di un sindaco e di un
soprintendente, il Nostro si è sentito autorizzato a infliggere ad altrettante
perle della Toscana: la costa davanti all’Elba e i crinali del Mugello. Il
mare. I monti. Lo stesso Tirreno che è stato testimone delle stragi del Moby
Prince e di Viareggio. Lo
stesso Appennino che sul versante nord ha visto franare in queste settimane le
pendici, gonfiare i torrenti, scaricare valanghe d’acqua e fango a valle.