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giovedì 22 giugno 2023

LIRICA
di Filippo Senatore 


Gruppo Operitage

Al Tempio del Futuro Perduto.


Due ragazzi che per scommessa si scambiano le amanti. Creano il loro doppio travestendosi assurdamente per non farsi riconoscere, le corteggiano, le conquistano e vanno davanti al notaio (falso per burla) con la promessa di sposalizio. Poi tutto torna come prima con qualche perplessità dei personaggi presi sul fatto. Fiordiligi e Guglielmo, Dorabella e Ferrando sono due coppie di promessi sposi la cui tranquillità viene messa a dura prova dal cinico Don Alfonso e dall'astuta Despina: riusciranno le ragazze a resistere al fascino dei due giovani stranieri che inizieranno a corteggiarle? Difficile resistere all’intrigo irriverente di Così fan tutte, l’ultima delle tre opere italiane del librettista e letterato trevigiano Lorenzo Da Ponte realizzata con il genio di Salisburgo Wolfgang Amadeus Mozart. Il musicologo torinese Massimo Mila la definì un paradiso terrestre senza la trappola del Peccato originale. Così fan tutte esordì davanti alla corte imperiale di Vienna il 26 gennaio 1790, ambientata a Napoli per evitare censure. Di lì a pochi mesi e nello stesso anno morì l’imperatore Giuseppe II. Da Ponte subito dopo, caduto in disgrazia senza il suo maggior protettore, fuggì da Vienna. Alla fine del 1791 Mozart morì a soli 35 anni.  

 

Francesca Cavagna soprano

Lo scorso 19 giugno l’opera è stata presentata in formato ridotto ma con pochi tagli, conservando il meglio della partitura mozartiana. Movimenti dinamici che hanno reso complice un pubblico divertito e sorridente. Uno spettacolo elettrizzante, con scambi di coppia, travestimenti farseschi, sentimenti contrastanti e un manifesto della condizione femminile nel Settecento: difficile pensare a un'opera più attuale, dice la presidente di Operitage - una associazione milanese di studentesse e studenti delle maggiori accademie di tutte le arti - Viviana Nebuloni che ha prodotto con grande capacità manageriale questa difficile intrapresa in un luogo non istituzionale. In uno spazio officinale che sarebbe piaciuto a Giorgio Strehler (stanze vuote, spazi freddi e non finiti, percorsi da suoni meravigliosi), si è svolto al Tempio del Futuro Perduto un centro sociale da anni pieno di coraggiose iniziative di laboratori culturali e di aggregazione giovanile. Questo collettivo di ragazze e ragazzi si è battuto per ottenere collaborazioni costruttive col Comune proprietario del suolo per stipulare un contratto regolare che renda non precario un luogo bonificato, ricostruito e restituito ai cittadini milanesi.  Siamo a Milano in via Luigi Nono - strada dedicata al grande compositore del Novecento - a pochi metri dalle tombe di Arturo Toscanini e di Vladimir Horowitz. Se si percorressero da lì ancora tremila passi si arriverebbe al Tombon de San Marc, al primo alloggio del giovane tredicenne Wolfgang e della famiglia Mozart.


Gledis Gjuzi pianista

Giacomo Biagi, direttore musicale e la pianista Gledis  Gjuzi hanno ricreato sonorità nuove per compensare la mancanza dell’orchestra. Gjuzi spera in future rappresentazioni dove si possa aggregare un quartetto d’archi al pianoforte per aggiungere sonorità compatibili con spazi non tradizionali come il Tempio del Futuro Perduto. Certo suonare il piano come un’orchestra è un cimento arduo e Gledis se l’è cavata benissimo con grande maestria. Il gruppo dei cantanti si sono distinti per bravura e affiatamento diretti dal maestro Biagi. Francesca Cavagna nel ruolo di Fiordiligi ha una voce eccellente. Marco Pangallo nel ruolo di Guglielmo, Giada Citton nel ruolo Despina, Clara Schneider nel ruolo di Dorabella, Manuele Rodriguez nel ruolo di Ferrando e Angelo Vitali nel ruolo di Don Alfonso, si dimostrano capaci di sostenere le vocalità complesse e virtuosistiche del grande Mozart. La versione teatrale, con i costumi del presente e un arredo minimale, è stata spiegata, in alcuni momenti tra una pausa musicale e l’altra, dall’attrice Erika Parotti con tono sobrio e puntuale quasi sempre in punta di piedi. La regista Francesca Muscatello è una rivelazione per la sua dinamicità del movimento scenico dei protagonisti. Ha pensato alle affinità elettive tra Lorenzo Da Ponte e Carlo Goldoni trasmettendo agli interpreti la teatralità della commedia dell’arte che ha sempre viaggiato in parallelo col bel canto. Per coglierne il ritmo e il suono delle parole, affiora una specie di sottotesto musicale che ha dato così al pubblico coinvolgimento e libertà insieme (Lorenzo Arruga). Viviana Nebuloni e tutto il gruppo di Operitage hanno ricreato quel sogno di Giorgio Strehler che voleva un modello ideale di una compagnia giovane, con prezzi a buon mercato e attenzione al messaggio dell’arte. Così confidando nella buona riuscita Viviana ha sorriso dietro le quinte. Tanto pubblico con applausi continui ed entusiasmanti.


Il Centro Sociale
Al Tempio del futuro perduto