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giovedì 29 giugno 2023

POETI
di Massimo Pamio 


Apocalissi Apocrife 
 
2012 - La profezia dei Maya
Che niente trascorra inutilmente!
Nessuno l’abitò,
privo d’ombra e di gridi
e della più disincantata vita.
Nell’abisso del nulla s’innalzò
qual profondo mistero.
Sebbene non lasciasse traccia del suo passaggio,
si limitò ad attendere l'uomo.
2012
Risplenderà di nuovo.
Nessuna voce lo evocherà,
eppure tutto questo non sarà orrore,
ma l’immenso vuoto che ciascuno
recava con sé, prima della fine. Fummo gli ultimi,
ma non lo sapevamo. Ci soccorse cecità.
2012
È in me, un frammento del tempo.
Quale Dio accorrerà a redimerlo?
Forse il dio dell’Apocalisse,
il giustiziere, che nel suo intimo
non perdona d’aver donato istante a eternità.
IV
Nel suono mi rifugio prendendo
ritmo al tempo, rubando ciò che lo scandisce:
segmentando il nulla. Si può essere, dello strumento,
materia al canto. Perciò m’accosto alla sincerità
allorché assecondo un ordine
sebbene sconosciuto, delle leggi che governano i rapporti
di forza tra le cose. Non mi oppongo a questa dinamica
senza scopo, che solo consente
alla meccanica. Se faccio parte dell’ingranaggio
se anch’io risuono, niente potrà escludermi dal mondo.
Come i passi, come i baci. Nessuno che possa rinnegarli.
Perciò anch’io, tempo al levar del movimento.
V (piercing)
A pietire del corpo
in qualche misura partecipa            
chi a un piccolo anello di ferro
inchioda la pelle, le labbra,
a tanto delirio spingendo
la difettosa materia
che il mondo sostanzia
VI (tatuaggio)
Il corpo che sei costretto ad assecondare
di cui guidi i passi con severità di pensiero
questa carcassa che da nocchiero sferzi
e offri al piccolo supplizio dei piercing
alla pressione che le cose
vi esercitano d’insostenibili
atmosfere dai bizzarri
sbalzi di temperatura
questo difettoso ombrello su cui pioggia
trascolorano e cieli
in attesa del giudizio che verrà
questa cornice difettosa
su cui panneggi con ferocia
rarità di tatuaggi,
che si fa quadro.
Sentire
Significò leggere nei molti me stesso,
e sempre dubitare di tutti loro con annessi,
fin quando ricomposi nell’ascolto
quel che sempre involto  
nasceva con le mie schisi
cresceva con le rughe dei sorrisi
invecchiava per morire. Con me, di me.
Silenzio
Risiede, nelle biblioteche, il silenzio.
Sontuoso, vasto - attinge a virtù esclusive.
Con un pizzico di trepidazione
i lettori ne osservano la regola.
Sprofonda, il tempo, in quegli ambienti.                       
Il peso dei libri - non il silenzio -
incombe, grave, annichilente.
Oscuro, si avverte, il rovello della lunga ricerca       
della perfezione formale che macerò coloro
che ora dormono, inascoltati.
È quel silenzio a impetrare il nostro.      
Silenzio
Di tutt’altra natura il silenzio delle chiese.
Profuma d’incenso e di giglio,
assorbe pene, imprecazioni, suppliche
e quel che gli uomini nascondono
per riversarlo sul dio.
Si battono il petto, sollevano le braccia
verso l’alto, s’inginocchiano, carponi
fino all’altare; muti, esausti: qualcuno, in estasi.
È il modo di affidare alla propria coscienza
messaggi in bottiglia. La fragilità dei deboli,
le sconfitte dei vinti, le rimostranze dei ricchi:
tutti egualmente perdenti.
Silenzio
Nel silenzio del chiostro s’appaga
il divino che è in noi.
Stupore che proviene dalla meditazione.
Visione scaturita dalla contemplazione.
Estetica del nulla.
Passeggiano i monaci. Custodiscono
L’istante in cui al mistero si sono
donati. Quando a loro
fu concessa l’humilitas.
Silenzio
Il proferire d’uno sguardo di neonato
cela, del silenzio, la verità. Fragilità
da cui tutti proveniamo, che avvolge la creatura
con il creatore, lo schiavo con il padrone,
il temerario con il codardo: che da sempre
unisce il bene con il male, crudeltà con innocenza,
l’unico - che l’altra incita al ritorno -
germoglio con la primavera.
Silenzio
Sono passato attraverso mille e mille anni di storia.
Sono stato dei tanti racconti l’eroico protagonista
e l’umile comparsa.
In ogni luogo della via conquistato
era il segno dell’indifferenza.
Mi sono battuto,
ho assaltato, depredato.
Contro il cielo ho inveito ho urlato
denudato, ridendo e beffeggiando
chi mi aveva chiamato a ridere di lui.
Silenzio
Per conoscere la punta del silenzio
in cui la fine regnerà,
siamo stati chiamati:
per salvare la nostra morte
da ogni possibile contraffazione.
Per l’istante che dell’eterno
ci restituirà, a un’irripetibile unicità.
Si compirà il mistero dell’individuo,
ogni minuto si trasformerà
in tempo definitivo, ogni angoscia
in pacificazione.
Sarà pace d’ogni desiderio di trionfo,
di ormeggio, di annientamento, di fine,
di resurrezione. E d’ogni principio.