Pagine

giovedì 1 giugno 2023

QUASIMODO AL CONSERVATORIO 
di Angelo Gaccione

Salvatore Quasimodo
 
Dal 13 novembre del 2010 una targa murata nel chiostro del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ricorda ai melomani e a quanti lo frequentano, che dal 1941 al 1968 il poeta Premio Nobel Salvatore Quasimodo vi ha insegnato, in qualità di docente, Letteratura italiana. Praticamente fino alla sua morte, anche se non riuscì, come mi racconta il figlio Alessandro, ad ottenere la pensione: morì alcuni mesi prima di aver maturato il diritto. La targa si deve alla caparbia insistenza di Alessandro e si concretizzò all’incirca un trentennio dopo. Il poeta vi era stato accolto per meriti culturali, anzi, “per chiara fama”. Da tempo l’accademico d’Italia Angelo Silvio Novaro, poeta anch’egli, aveva preso a cuore il giovane e talentuoso poeta siciliano, e gli aveva espresso non solo la sua amicizia, ma si era più volte impegnato perché gli fosse assegnata una mansione più congeniale. In quegli anni Quasimodo si guadagnava da vivere come impiegato del Genio Civile, svolgendo la professione di geometra. Purtroppo Novaro morirà nel 1938 e non potrà vedere il suo amico nella funzione di docente in quel Conservatorio dedicato al musicista di Busseto. Per ironia della sorte in quel Conservatorio il giovane Verdi non era stato ammesso. Si trovava molto bene al Conservatorio, Quasimodo, e si sentiva amato dagli allievi, fra i quali voglio almeno citare due futuri musicisti come Abbado e Gaslini che lo hanno sempre ricordato non solo come un ottimo professore, ma anche come “maestro di vita”, avendoli preparati a quello che sarebbe stato il dopo fascismo con la tragica avventura della guerra.


La targa per Quasimodo

Quando nel 1943 i tedeschi occuparono l’istituto musicale, le lezioni vennero sospese. Quasimodo riceveva gli allievi nella sua casa di piazza Sant’Angelo al numero 1, proprio davanti all’omonima chiesa con la fontana e la statua di san Francesco. Non più di due alla volta per evitare rischi. Legò in modo particolare con i direttori Giorgio Federico Ghedini e con Jacopo Napoli (Ghedini tra l’altro musicò il libretto Billy Bud che il poeta aveva tratto da un racconto di Melville) e messo in scena al teatro La Fenice di Venezia nel 1949 con le scene realizzate da Guttuso. Recentemente Billy Bud è stato riproposto al Conservatorio con la regia di Sonia Grandis e un gruppo di allievi dello stesso Istituto in cui figura anche Alessandro Quasimodo nella parte di Abbordafumo. Nell’allestimento veneziano questo ruolo era stato interpretato da Antonio Crast.


La facciata del Conservatorio

Il rapporto di Quasimodo con la musica è stato molto intenso: del resto la sua è una poesia molto musicale e aveva a fianco una donna di talento come la danzatrice Maria Cumani che di musica se ne intendeva. La Cumani non solo contribuì alla formazione del gusto musicale del poeta, ma gli fu utilissima nelle traduzioni in cui questi era impegnato. Amava soprattutto la musica di Verdi perché amava il teatro; per anni Quasimodo tenne una rubrica di critica teatrale, quelle note sono state poi raccolte in un corposo volume a cura del figlio. Infatti tradusse il Tartufo di Molière per la messa in scena dell’amico Memo Benazzi, ed ebbe una particolare considerazione per l’attrice Emma Gramatica; l’aveva vista recitare all’Olimpia di Foro Bonaparte e ne era rimasto impressionato. Era un teatro di grande fascino, l’Olimpia, ubicato in un bel palazzo stile impero divenuto, come spesso accade nelle città, un locale per indumenti sportivi.