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mercoledì 5 luglio 2023

IDOLA E MITI  
di Angelo Gaccione
 

Francis Bacon

I
n giro per città e paesi ci sono targhe sui muri di ogni genere. In pietra, in marmo, in bronzo… Servono a ricordarci qualcosa o qualcuno di un tempo che ci ha preceduto. L’illusione è credere che chi verrà dopo vi presti attenzione e si faccia delle domande. Infatti è un’illusione, e i pochi illusi che vi prestano attenzione sono sempre di meno. È raro che a masse di persone venga in mente di recarsi in una via per vedere una semplice pietra con una scritta; questo può accadere in concomitanza ravvicinata di un evento, magari tragico: l’uccisione di Moro in via Caetani, la bomba in via dei Georgofili. Ma col tempo esse si confondono con il paesaggio, diventano un accessorio come può essere un palo della luce, un’insegna pubblicitaria e non si notano più. La massa riempie gli stadi per calciatori e cantanti come faceva un tempo per i gladiatori. La massa moderna, autoctona e straniera, composta anche da gente non più di primo pelo, fa la fila e si ammassa davanti ad un albergo dove l’urlatore di una band ha preso alloggio e munita di telefonino cerca di fotografarlo. Si esalta ammirata per la limousine, e mendica un autografo come i postulanti davanti alle ville dei signori mendicavano un avanzo di cibo. 



Ho visto con i miei occhi uno spettacolo di tal fatta in via Tommaso Grossi, a due passi dal braccio sinistro della Galleria Vittorio Emanuele. Volevo controllare lo stato della lapide che il Municipio aveva dedicato al soggiorno del poeta Giacomo Leopardi a Milano. Come recita la scritta, la casa originaria dove il recanatese dimorò dal 30 luglio al 26 settembre del 1825 non c’è più. Non sappiamo se abbattuta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale o demolita per il riassetto urbano. Tuttavia, la sensibilità c’è stata e una lapide segnala l’area dove sorgeva la casa. “Di importante in questa via c’è quella”, ed ho indicato il muro ad alcuni dei fan che stazionavano davanti all’albergo. Fatica sprecata. Di Leopardi non sapevano che farsene. Sarà stato un pugno di uomini a volere questa lapide, una esigua minoranza come accade per le cose serie. Anch’io appartengo al sentire di una sparuta minoranza, e coltivo i miei miti, indifferente a come va il mondo.