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martedì 25 luglio 2023

L’ARCHIVIO DI VIA NOTO
di Angelo Gaccione



In via Noto ci dovete andare apposta perché nulla vi segnala che lì, al numero 6, c’è un distaccamento dell’Università degli studi di Milano e precisamente il Dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali. La via Ripamonti, la più lunga via della città, se la lascia sulla destra là dove un tempo i tram facevano capolinea girandovi attorno. Su una vecchia foto in bianco e nero degli anni Sessanta, l’isolato che da tempo esibisce l’insegna “Osteria SPQ” preceduta dall’immagine di una forchetta, portava ancora incisa la scritta Ristorante Rondò, a confermare il giro che i tram compivano per ritornare verso il centro della città. In parte campagna, in parte sede di opifici, la Ripamonti è andata via via affollandosi di abitazioni lungo i due suoi fianchi, come se in mezzo al posto della strada vi scorresse un fiume. E si è trasformata ben presto in un vero e proprio affollato quartiere a forte insediamento operaio. Tutto questo prima dei radicali mutamenti avvenuti a seguito delle dismissioni industriali e che continuano a cambiarle il volto. Da fuori la sede universitaria si confonde con edifici piuttosto anonimi. Eppure, in questo luogo è ospitato uno dei beni culturali più prestigiosi che la nostra città può vantare, un bene che dà lustro non solo a Milano, ma alla cultura intera. Si tratta del Centro Apice, l’acronico sintetizza un nome piuttosto lungo scritto per esteso: Archivio della Parola dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale. A volerlo nel 2002 era stato lo storico Enrico Paolo Guido Decleva che dell’Università degli Studi era stato docente e per oltre un decennio (dal 2001 al 2012) anche rettore. Una triade coadiuva la dottoressa Claudia Piergigli nella direzione, mentre la presidenza è retta dalla professoressa Lodovica Braida. Un Consiglio direttivo di indirizzo valuta le acquisizioni e sovrintende a convegni, seminari, mostre, pubblicazioni e quant’altro attiene alle attività del Centro. Centro che è dotato anche di un deposito sotterraneo e di un caveau per la custodia dei suoi preziosi materiali; quest’ultimo tenuto a temperatura costante per permettere un’ottimale conservazione del patrimonio. 
 


Via Noto in una foto del 1965

Ma vediamo in dettaglio le motivazioni che hanno dato origine alla sua creazione. “Concepito come polo di ricerca multidisciplinare sulla cultura dell’età moderna e contemporanea, a metà tra un archivio e una biblioteca, Apice conserva tra i suoi scaffali materiali quali le carte personali di scrittori e artisti contemporanei, gli archivi di case editrici e le biblioteche di collezionisti privati. La conservazione del patrimonio archivistico e librario è accompagnata dalla sua valorizzazione per stimolarne lo studio e la ricerca. Uno degli strumenti principali con cui il Centro raggiunge questo scopo è la produzione e diffusione di alcune pubblicazioni, tra cui i Quaderni di Apice, le Strenne di Ateneo, gli atti delle giornate di studio e la newsletter. Nel corso degli anni, Apice ha partecipato a numerosi convegni organizzati dall’Università degli Studi di Milano dedicati ai grandi protagonisti della nostra cultura. I materiali conservati, infine, sono stati dati in prestito per la realizzazione di mostre in musei e palazzi d’esposizione quali il Museo del Novecento di Milano, il Palazzo Reale di Milano, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano, la Biblioteca Classense di Ravenna e tanti altri. Inizialmente costituito da un primo nucleo di fondi bibliografici già posseduti dall’Università e da una serie di nuove raccolte acquistate, donate o ricevute in comodato, il centro è caratterizzato da un’impostazione multidisciplinare che abbraccia ambiti quali la letteratura, l’arte, il teatro”. Ma col tempo gli ambiti si sono allargati ad altre istanze espressive (fotografia, giornalismo ecc.) e il suo patrimonio è ulteriormente cresciuto, tanto che i fondi librari e archivistici sono arrivati a settanta.



L’impegno prioritario del Centro è quello di catalogare e inventariare i materiali al fine di metterli a disposizione degli studiosi. A questo compito attengono quattro professioniste, due bibliotecarie e due archiviste che con l’aiuto di alcuni stagisti possono pianificare ulteriori progetti. Un patrimonio di tutto rispetto fatto di “Autografi e manoscritti, anche inediti, materiali preparatori dei testi, taccuini di appunti, diari personali, carteggi, bozze, rassegne stampa, biblioteche d’autore: un cospicuo insieme di fondi librari, archivi di editori e di scrittori, collezioni di opere d’arte e di grafica, materiali preziosi e rari, talora unici, che arricchiscono il patrimonio dell’Università di Milano, e permettono approfondimenti nello studio della letteratura, dell’arte, della comunicazione”. Oggi Apice conserva circa 130.000 volumi tra cui rari e preziosi incunaboli e cinquecentine. Tra i fondi bibliografici voglio segnalare quelli degli editori Sonzogno, Bompiani, Scheiwiller, Ricciardi. Notevole per quantità e rarità il Fondo Alfieri sulla storia medica soprattutto dedicata alla donna. Numerose le biblioteche d’autore, gli archivi fotografici come quello del quotidiano “La Notte”, gli ex Libris e i periodici illustrati. Insomma, un bel pezzo di storia del Novecento e non solo, attraverso il mondo dell’industria editoriale fatta da tanti soggetti diversi: scrittori, editori, illustratori, tipografi, e così via.