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lunedì 31 luglio 2023

VASSALLI
di Luigi Mazzella



Moine, salamelecchi e svenevolezze diplomatiche: oggi si ubbidisce così!
 
Ciò che era consentito ai Romani, egemoni nel Mediterraneo (che con scarso understatement proclamavano: mare nostrum) dev’essere vietato ai loro epigoni attuali, gli Italiani. Questi, infatti, lasciatisi infinocchiare dal digrignar di mascelle di un maestro elementare di Predappio, Benito Mussolini, si erano fatti coinvolgere, successivamente e dopo avventure africane di tipo coloniale, in una guerra suicida iniziata da un imbianchino di Vienna, Adolph Hitler e avevano dovuto arrendersi senza condizioni agli alleati anglo-americani ottanta anni fa circa. Memori di un detto anch’esso romano (Vae victis: guai ai vinti), gli Alleati avevano imposto la presenza nel Trattato di pace di una clausola che vietava ogni ipotesi di crescita economica incontrollabile di un Paese sconfitto. La Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata convocata, in buona sostanza, a Washington per essere redarguita, tra affettazioni “complimentose” e giudizi vagamente elogiativi, per avere, sinora, omesso di rinunciare agli scambi commerciali con la Cina, potenzialmente forieri di imprevedibili incrementi economici, previsti nel patto sottoscritto da Giuseppe Conte e denominato “Via della Seta” (ancora una volta, in ricordo degli antichi scambi di merci dell’epoca romana). 
Il suo “signorsì” è stato pronunciate tra le consuete moine e svenevolezze pseudo-diplomatiche cui ci stanno abituando i suoi incontri internazionali, 
ma la sostanza, a dispetto dei “salamelecchi”, è stata quella dell’ennesimo atto di sottomissione agli ordini di Biden. D’altronde, l’idea che il massimo rappresentante del suo governo, si tenga mano nella mano e sorrida maliziosamente con lo sguardo rivolto (necessariamente) dal basso verso l’alto, a chi le impartisca comandi, piace enormemente a un popolo, come il nostro, la cui tendenza al servilismo complimentoso è nota fin dai tempi di padre Dante (Ahi serva Italia… e quel che segue). E, nel Paese, la stampa che sosteneva orgogliosamente di aver fatto dell’antifascismo una religione, dà prova di essere stata anche capace di una repentina abiura!