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lunedì 25 settembre 2023

LA DISGREGAZIONE DELL’OCCIDENTE
di Luigi Mazzella



Leopardi, Flaiano e Pasolini: chi si ricorda di loro?
 
La disgregazione dell’Occidente non è a macchia di leopardo: è uniforme, omogenea, monocolore come la “pantera nera” dei fumetti di Cino e Franco della mia infanzia. La musica che ci ha reso celebri nel mondo oggi è rappresentata dai contorcimenti sul palco di persone che sembrano (o sono?) drogate con ombelichi, maschili e femminili, in bella evidenza: il trionfo del rap e delle sue ossessive cantilene non conosce differenze linguistiche e contagia anche i rappresentanti di culture diverse dalla nostra. La letteratura si concentra sulla narrazione di storie personali così come possono essere viste dal buco della serratura di una porta chiusa o socchiusa e si astiene rigorosamente da considerazioni e approfondimenti che potrebbero affaticare la mente dei lettori. La scrittura giornalistica e l’eloquio radiotelevisivo ripetono stancamente il main stream suggerito dalla finanza (sostanziale detentrice dei relativi libri-paga). La filosofia ha ceduto il passo alla sociologia che descrive in modo coloristico la società con l’uso di espressioni che toccano vertici di popolarità mediatica prima di essere del tutto dimenticate. L’arte del governo dei popoli è divenuta esercizio del malaffare, della prostituzione ideologica, del servilismo verso le uniche potenze egemoni che poi sono le maggiori responsabili del tramonto della cosiddetta civiltà occidentale. La scuola, in mano a preti e a speculatori privati con i peli sullo stomaco continua a concedere diplomi, dietro il pagamento di lauti compensi, ad “asini” che diventano patentati ma non meno ignoranti. La razionalità, l’uso della logica, la stessa ricerca di un elementare buon senso, sono banditi dalla pratica e dalla vita quotidiana. Ciascuno si rappresenta e finge una realtà di comodo per incastonarvi i propri comportamenti immaginando, con vari artifizi, che essi possano garantire sul piano personale e/o generale, un presente e un futuro migliore (che per alcuni individui particolarmente fantasiosi si estenderebbe dopo la riduzione in ossa e ceneri del corpo umano, ad un’improbabile e fantomatica sopravvivenza ultraterrena. In conclusione la vita odierna dell’Occidente, ripudiando le armonie intellettive ed emotive del suo variegato e disomogeneo passato, si sta avviando verso una strada uniforme di non ritorno, senza avere neppure una lucida consapevolezza del baratro. Giacomo Leopardi l’aveva intuito. Ennio Flaiano l’aveva previsto. E Pier Paolo Pasolini gli aveva fatto eco. Inutilmente! Qualcuno obietta: Sono tutti i pessimisti del nostro panorama culturale! È agevole rispondere, parafrasando George Bernard Shaw: È vero, ma con quel che sta avvenendo nella parte ovest del Pianeta, per essere ottimisti non è proprio necessario essere stupidi, ma certamente aiuta molto.