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lunedì 4 settembre 2023

LIBERATE ASSANGE!


 

Lettera del Comitato Milanese per la liberazione di Assange rivolta al Primo Ministro australiano Antony Albanese per chiedere una presa di posizione forte e coerente con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani a sostegno di Julian Paul Assange.
 
 
The Hon Anthony Albanese
MP Prime Minister Parliament
House CANBERRA ACT 2600
 
I rischi per la libertà di informazione e le istituzioni democratiche in caso di estradizione del cittadino australiano Julian Paul Assange negli Stati Uniti d'America Sua Eccellenza Primo Ministro del Commonwealth dell'Australia Anthony Norman Albanese, Siamo cittadini italiani amanti della Pace, della Democrazia, della Libertà e del rispetto dei Diritti Umani preoccupati per la sorte del Vostro cittadino Julian Paul Assange che rischia di essere estradato negli USA dove lo può attendere una condanna a 175 anni di carcere per la sola colpa di aver svolto in maniera impeccabile la sua professione di giornalista d'inchiesta e di editore. Con la piattaforma WikiLeaks, Mr. Assange ha fornito un grande contributo al genere umano informandolo in maniera corretta sugli eventi principali della Storia contemporanea, senza mai fornire una visione di parte, né tantomeno compromettere l'incolumità di singoli individui o la sicurezza di Stati sovrani. Quanto dichiariamo trova riscontro nel fatto che le informazioni divulgate sono sempre state prima verificate e poi pubblicate tenendo in considerazione gli aspetti sopra citati e, inoltre, hanno riguardato qualsiasi potenza mondiale. In segno di gratitudine per il lavoro svolto nella ricerca della verità a beneficio di tutti, ci siamo mobilitati fin dal giorno successivo al suo arresto per chiederne la liberazione, anche alla luce del trattamento disumano che ha subito il Vostro illustre cittadino, come denunciato dall'allora Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Professor Nils Melzer che, dopo la visita ispettiva ad Assange presso il carcere di Sua Maestà Belmarsh avvenuta il 9 Maggio 2019, rilasciò la seguente dichiarazione: “In 20 anni di lavoro con vittime di guerra, violenze, e persecuzioni politiche, non ho mai visto un gruppo di Stati democratici fare banda per isolare, demonizzare, e abusare deliberatamente di un singolo individuo per un tempo così lungo e con così poco rispetto per la dignità umana e per la Legge”. 



Nelle conclusioni del suo rapporto, il Professor Melzer ha focalizzato l'attenzione sull'evidente tortura psicologica a cui Julian Paul Assange è stato sottoposto per quasi un decennio, e ha invitato a “scalfire la superficie” per constatare “le anomalie procedurali presenti nel caso Assange”. È del tutto evidente che il caso Assange sia un caso di persecuzione politica che nulla ha a che vedere con gli aspetti giudiziari, i quali vengono utilizzati in maniera arbitraria creando un precedente pericoloso per lo Stato di diritto. Riteniamo che Julian Paul Assange rappresenti le migliori qualità che l'Umanità possa offrire: intelligenza, onestà, senso di giustizia e coraggio. Qualità che ci portano alla mente un altro Vostro valoroso cittadino: il compianto campione d'atletica leggera Peter Norman. Anche lui, come Assange, decise di prendere posizione per il progresso del genere umano sostenendo la celebre protesta di Tommie Smith e John Carlos nella cerimonia di premiazione dei 200 metri nei Giochi Olimpici di Città del Messico quando i due afroamericani, accanto a lui sul podio, alzarono al cielo un pugno inguantato di nero contro la discriminazione razziale. In segno di solidarietà, il velocista australiano decise di indossare il distintivo dell'Olympic Project for Human Rights e per questo gesto fu allontanato e discriminato negli anni successivi. Era il 1968, pochi mesi prima veniva assassinato Martin Luther King ed il mondo non era tanto diverso da oggi. La guerra in Vietnam aveva risvegliato le coscienze di un'intera generazione e due statunitensi coraggiosi, Daniel Ellsberg ed Anthony Russo, decisero di svelare al mondo i Pentagon Papers, i celebri documenti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America sulla guerra in Vietnam. Anche questa divulgazione di notizie trovò l'Amministrazione USA contraria ma la Corte Suprema si espresse definitivamente a favore della libertà di stampa, come sancito dal Primo Emendamento e così espresso dall'opinione concorrente del giudice Hugo Black nella sentenza New York Times Co. v. United States: “Soltanto una stampa libera e senza limitazioni può svelare efficacemente l'inganno nel governo. E di primaria importanza tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di impedire a qualsiasi parte del governo di ingannare le persone e di inviarle all'estero in terre lontane, a morire di febbri straniere e sotto le bombe ed il tiro nemico”. Per tutte queste ragioni, dopo esserci rivolti alle Istituzioni italiane, chiediamo alle Vostre istituzioni una presa di posizione in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (nella fattispecie gli articoli 11-14-19), affinché il Vostro cittadino Julian Paul Assange abbia la stessa giustizia che ebbero i cittadini statunitensi Daniel Ellsberg ed Anthony Russo anziché quella subita da Peter Norman.


Comitato per la Liberazione di Julian Assange 
Italia comitatoassange@libero.it