Lettera del Comitato Milanese per
la liberazione di Assange rivolta al Primo Ministro australiano Antony Albanese
per chiedere una presa di posizione forte e coerente con la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani a sostegno di Julian Paul Assange. The Hon Anthony Albanese MP Prime Minister
Parliament House CANBERRA ACT 2600 Irischi
per la libertà di informazione e le istituzioni democratiche in caso di
estradizione del cittadino australiano Julian Paul Assange negli Stati Uniti
d'America Sua Eccellenza Primo Ministro del Commonwealth dell'Australia Anthony
Norman Albanese, Siamo cittadini italiani amanti della Pace, della Democrazia,
della Libertà e del rispetto dei Diritti Umani preoccupati per la sorte del Vostro
cittadino Julian Paul Assange che rischia di essere estradato negli USA dove lo
può attendere una condanna a 175 anni di carcere per la sola colpa di aver
svolto in maniera impeccabile la sua professione di giornalista d'inchiesta e
di editore. Con la piattaforma WikiLeaks, Mr. Assange ha fornito un grande
contributo al genere umano informandolo in maniera corretta sugli eventi
principali della Storia contemporanea, senza mai fornire una visione di parte,
né tantomeno compromettere l'incolumità di singoli individui o la sicurezza di
Stati sovrani. Quanto dichiariamo trova riscontro nel fatto che le informazioni
divulgate sono sempre state prima verificate e poi pubblicate tenendo in
considerazione gli aspetti sopra citati e, inoltre, hanno riguardato qualsiasi
potenza mondiale. In segno di gratitudine per il lavoro svolto nella ricerca
della verità a beneficio di tutti, ci siamo mobilitati fin dal giorno
successivo al suo arresto per chiederne la liberazione, anche alla luce del
trattamento disumano che ha subito il Vostro illustre cittadino, come
denunciato dall'allora Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla tortura,
Professor Nils Melzer che, dopo la visita ispettiva ad Assange presso il
carcere di Sua Maestà Belmarsh avvenuta il 9 Maggio 2019, rilasciò la seguente
dichiarazione: “In 20 anni di lavoro con vittime di guerra, violenze, e
persecuzioni politiche, non ho mai visto un gruppo di Stati democratici fare
banda per isolare, demonizzare, e abusare deliberatamente di un singolo
individuo per un tempo così lungo e con così poco rispetto per la dignità umana
e per la Legge”.
Nelle conclusioni del suo rapporto, il Professor Melzer ha
focalizzato l'attenzione sull'evidente tortura psicologica a cui Julian Paul
Assange è stato sottoposto per quasi un decennio, e ha invitato a “scalfire la
superficie” per constatare “le anomalie procedurali presenti nel caso Assange”.
È del tutto evidente che il caso Assange sia un caso di persecuzione politica
che nulla ha a che vedere con gli aspetti giudiziari, i quali vengono
utilizzati in maniera arbitraria creando un precedente pericoloso per lo Stato
di diritto. Riteniamo che Julian Paul Assange rappresenti le migliori qualità
che l'Umanità possa offrire: intelligenza, onestà, senso di giustizia e
coraggio. Qualità che ci portano alla mente un altro Vostro valoroso cittadino:
il compianto campione d'atletica leggera Peter Norman. Anche lui, come Assange,
decise di prendere posizione per il progresso del genere umano sostenendo la
celebre protesta di Tommie Smith e John Carlos nella cerimonia di premiazione
dei 200 metri nei Giochi Olimpici di Città del Messico quando i due
afroamericani, accanto a lui sul podio, alzarono al cielo un pugno inguantato
di nero contro la discriminazione razziale. In segno di solidarietà, il
velocista australiano decise di indossare il distintivo dell'Olympic Project
for Human Rights e per questo gesto fu allontanato e discriminato negli anni
successivi. Era il 1968, pochi mesi prima veniva assassinato Martin Luther King
ed il mondo non era tanto diverso da oggi. La guerra in Vietnam aveva
risvegliato le coscienze di un'intera generazione e due statunitensi
coraggiosi, Daniel Ellsberg ed Anthony Russo, decisero di svelare al mondo i
Pentagon Papers, i celebri documenti del Dipartimento della Difesa degli Stati
Uniti d'America sulla guerra in Vietnam. Anche questa divulgazione di notizie
trovò l'Amministrazione USA contraria ma la Corte Suprema si espresse
definitivamente a favore della libertà di stampa, come sancito dal Primo
Emendamento e così espresso dall'opinione concorrente del giudice Hugo Black
nella sentenza New York Times Co. v. United States: “Soltanto una stampa libera
e senza limitazioni può svelare efficacemente l'inganno nel governo. E di
primaria importanza tra le responsabilità di una stampa libera è il dovere di
impedire a qualsiasi parte del governo di ingannare le persone e di inviarle
all'estero in terre lontane, a morire di febbri straniere e sotto le bombe ed
il tiro nemico”. Per tutte queste ragioni, dopo esserci rivolti alle
Istituzioni italiane, chiediamo alle Vostre istituzioni una presa di posizione
in linea con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (nella fattispecie
gli articoli 11-14-19), affinché il Vostro cittadino Julian Paul Assange abbia
la stessa giustizia che ebbero i cittadini statunitensi Daniel Ellsberg ed
Anthony Russo anziché quella subita da Peter Norman.
Comitato
per la Liberazione di Julian Assange Italia
comitatoassange@libero.it