Non
tenterò di delineare qui, neppure per sommi capi, il pensiero di Waldenfels
quale si rivela in Creatività responsiva; per questo basta l’ampia e
acuta introduzione di Roberta Guccinelli. A lei si deve anche la traduzione,
che ha affrontato con grande sensibilità e pertinenza; cosa non facile, date le
asperità e le complessità che caratterizzano il discorso di Waldenfels. Entra in
gioco una miriade di termini, da estraneità, esemplificando, a attenzione,
sdoppiamento, costruzione, ma anche paura e angoscia
nella loro diversità… e soprattutto creatività, che è la questione di
fondo. A dar intonazione e pertinenza al testo sono poi i frequenti richiami al
mondo della letteratura soprattutto, e dell’arte. Il gusto per le “sottigliezze” e
la “passione per le differenze” (per dirla con Moritz Geiger), l’attenzione
alla complessità che animano la fenomenologia sono qui ben presenti. Guccinelli
sottolinea l’interesse del suo autore “per le zone di confine, per gli
inframezzi, per le crepe del quotidiano, per quanto in esso, dove tutto in
apparenza è noto, rischia di passare inosservato” (p. 24). Cosa che rende il
testo affascinante non memo che arduo.
Mi soffermerò solo su alcuni
punti qua e là particolarmente significativi, pro domo mea naturalmente. “Sono stato invitato in quanto
fenomenologo e in quanto fenomenologo prenderò la parola”, suona l’inizio. Poco
dopo un passo dalle Meditazioni cartesiane: “L’inizio è l’esperienza
pura e, per così dire, ancora muta, che deve essere portata all’espressione pura
del proprio senso”. Questo “portare-a-espressione” non è un passivo riprodurre,
è piuttosto una risposta attiva; si stacca da ogni già-visto, e per questo
sorprende, e include in certo modo lo stupore, la meraviglia.Che acquistano così un profondo sapore
conoscitivo e, perché no, etico. Contrastando l’ossequio, lo scontato,
l’abitudinario, l’accettazione conservativa, il subire reazionario. Questo è il
tema che più mi ha catturato. Dello stupore Waldenfels ci offre
una concisa anche se frastagliata fenomenologia, ricca di risvolti - che si
estende ad aspetti quanto mai attuali. Certo, è in esso che ha le proprie
radici la filosofia. Ma questo è scontato, e non è caso di tornarci. Importa
piuttosto il suo riproporsi, con un rilievo per me altissimo, in contesti
attuali segnati dall’avvento dei totalitarismi. Tener desto lo stupore è tra le
cose cui i totalitarismi sono più avversi. Lo denunciano nettamente Vasilij
Grossman e Imre Kertész (per cui rinvio ai capitoli loro dedicati nel mio
“Smarrimento e scrittura”). È l’uomo in quanto persona a esser messo sotto
scacco. Lo stupore fa parte della vita, che si oppone al destino cieco cui i
totalitarismi vogliono destinarla. Cito innanzitutto da Vita e
destino di Grossman: “Il colore del cielo e delle nuvole di Stalingrado, i
bagliori del sole sull’acqua erano sensazioni fortissime. Lo riportavano alla
sua infanzia, quando la prima neve, il ticchettio della pioggia estiva o
l’arcobaleno lo colmavano di felicità. Con gli anni quello stupore sparisce in
quasi tutti gli esseri umani, che si abituano al prodigio della vita su questa
Terra”. Imre Kertész a sua volta denuncia:
coi totalitarismi “è finito lo stupore davanti all’esistenza del mondo, e
insieme a esso in verità il rispetto per la vita, la devozione, la felicità,
l’amore”. “Lo stupore dell’uomo davanti alla creazione, lo stupore devoto
davanti alla materia – al corpo umano – che si dissolve, che vive, che ha
un’anima.” Ed è anche lo stupore di fronte alla morte che è cancellato; a
essersi affermata è “l’insostenibile leggerezza della morte”, che fa seguito
alla tragica sottovalutazione della vita. Georg Steiner da parte sua individua
le cause della morte della tragedia nell’avvento di una società assuefatta
all’orrore e quindi incapace di stupirsi.
E ora altri passi per me
particolarmente significativi. In relazione alla musica annota felicemente
Waldenfels: “Chi muove dalla vaste conoscenze che in materia possiede
sostituisce l’udito sensoriale con un sapere uditivo”. Qualcosa riecheggia qui
quanto ha affermato Waldemar Conrad: “Ho condotto le precedenti analisi prima
di aver preso conoscenza della letteratura teorico-musicale, basandomi soltanto
su una frequentazione pratica (attiva e passiva), coltivata però fin dalla
prima infanzia, della musica. Dato che, com’è ovvio, è molto difficile, se si
conoscono le leggi teoriche della composizione, descrivere l’oggetto sul
fondamento di una pura intuizione, e descriverlo così com’è ‘inteso’. E dato
che altrimenti non si può mai, anche di fronte a se stessi, superare il
sospetto di non aver magari fatto altro che lasciar valere nella descrizione
conoscenze pregiudizialmente recate con sé”. Mi ha inoltre catturato il tema
del nuovo, dell’innovazione, che è di casa nel reticolo di termini messi in
relazione da Waldenfels. Importante è che con esso lo stupore e la sorpresa
hanno a che fare, ma non ci si identificano. Il Nuovo ha molti risvolti e non
può venir identificato tout-court con un positivo valore, tanto meno col valore
estetico. * Ho preso contatto con Waldenfels
almeno un quarto di secolo fa, per motivi legati alla fenomenologia e a Moritz
Geiger in particolare, come si induce anche dalla lettera del 14 aprile 1998 da
Bochum, che ho conservato: Mètraux, di cui mi fornisce l’indirizzo, si è
occupato anche di Geiger. Lieber Herr Kollege, Das UTB-Buch, das Sie suchen, stammt von mir selbst
und trägt den Titel Einfürung in die Phänomenologie (München: W. Fink 1992).
Dort ist auch Ihr Buch von 1976 erwähnt. Da der Text einenbestimmten Umfang nicht Überschreiten durfte,
mußte ich mich kurz fassen, doch eine erste Orientierung ist dort zu finden.
Übrigens werde ich im Herbst ein Buch mit dem Titel Sinnesschwellen als
Suhkamp-Taschenbuch veröffentlichen, indem der Zusamenhang von sinnlicher
Aisthesis nit den entprechenden Künsten eine zentrale Rolle spielt. Die Adresse von Alexandre Métraux lautet: Heidelberger
Str. 62, 69221 Dossenheim. Mit freundlichen Grüßen Ihr, Bernhard Waldenfels Ed ecco la traduzione: Caro collega, Il libro UTB che lei cerca è mio,
e reca a titolo “Introduzione alla fenomenologia” (Monaco, W. Fink 1992). Vi è
menzionato anche il Suo libro del 1976. Il testo non doveva superare una certa
misura, e dunque ho dovuto sintetizzare; tuttavia può trovarci un primo
orientamento. Del resto in autunno pubblicherò un libro dal titolo “Sinnesschwellen” (soglie dei sensi) come
tascabile di Suhrkamp; in esso svolge un ruolo centrale il nesso tra Aisthesis
sensoriale e le arti correlate. L’indirizzo di Alexandre Métraux
è: Heidelberger Str. 62, 69221 Dossenheim. Saluti amichevoli, Suo, Bernhard Waldenfels
Bernhard Waldenfels Creatività responsiva Trad. dal tedesco e saggio
introduttivo a cura di Roberta Guccinelli Inschibboleth Edizioni, Roma 2022 pp. 184, € 18.