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lunedì 16 ottobre 2023

LA MORTE E L’OCCIDENTE  
di Luigi Mazzella



L’Occidente, da duemila anni, con una sorta di contraddizione in termini “vive di morte”. Le religioni monoteistiche mediorientali con la loro triplice, macabra esaltazione della morte, vedevano in essa addirittura l’inizio della “migliore e vera vita”. I cristiani cattolici esaltavano (ed esaltano) nelle immagini dei loro “santini”, i tormenti di Gesù sulla croce, inchiodato con chiodi verosimilmente arrugginiti, le sofferenze di San Sebastiano sanguinante, colpito da acuminate frecce, gli occhi di Santa Lucia, verosimilmente strappati con violenza dalle orbite ed esibiti in un piatto come uova al tegamino. I padri Trappisti, il cui motto (“ottimistico”, dal loro punto di vista) era memento mori, a quanto si racconta, passavano nei secoli scorsi, l’intera giornata nella spasmodica attesa della morte, ripetendo l’uno all’altro, ossessivamente, la giaculatoria: È passato un altro quarto d’ora della nostra vita! Sul fronte cosiddetto “laico”, quando esso alla fine dell’Ottocento cominciò a presentarsi come pensiero (di fa per dire, ovviamente), le cose non andavano meglio. Il fascismo, hegelismo di destra, pensava che le masse umane fossero destinate ad un inevitabile sacrificio, necessario per il bene della Patria. Il Socialcomunismo invocava la stessa necessità per l’umanità presente al fine di raggiungere il benessere delle generazioni future. In definitiva quelle visioni ugualmente sedicenti “salvifiche”, sia religiose sia politiche, conducevano l’Occidente a fare della perdita della vita il fulcro centrale e la meta più sublime dell’esistenza. Oggi le cose stanno ancora a quel punto: la nostra vita quotidiana ne offre una constatabile riprova. A parte le previsioni allarmate sul clima, le immagini di allagamenti, inondazioni, straripamenti di fiumi, incendi di foreste, terremoti e via dicendo, anche le altre notizie trasmesse dalle televisioni e con altri mezzi dal sistema mass-mediatico ci mostrano immagini raccapriccianti: terrifiche distruzioni di palazzi colpiti da missili, esseri umani barbaramente trucidati, bambini sgozzati... Come se ciò non bastasse per rattristare la popolazione occidentale, i giornalisti del video e della carta stampata, con impegno quotidiano, ci ricordano eventi tristi e funebri sotto forma di commemorazione di morti del passato, stragi collettive per fatti di terrorismo, decessi per catastrofi naturali (o provocate dall’insipienza umana), tragedie disastrose invitandoci a non dimenticare di quante nequizie sia capace la nostra umanità, a dispetto del suo conclamato amore per il prossimo.
Le nostre Autorità pubbliche, sempre più incapaci di fronteggiare gli eventi tragici che ci tormentano, sembrano voler giustificare la loro presenza “in alto loco”, depositando (compunti e rigorosamente vestiti di scuro) corone di fiori dinanzi a tombe, sacrari, fosse, sacelli. L’Occidente, in pratica, vive di lutti recenti e passati e paventa eventi futuri che possano portare disgrazie e catastrofi anche maggiori. In Italia, il clima politico ritornato dopo circa ottant'anni clerico-fascista genera “mostri” nella mente dei governanti e delle persone che essi mandano a presiedere enti e istituzioni della res publica: la funerea concezione cattolica si somma con quella fascista. Il vertice di recente nomina della Previdenza sociale pensa di punire i pensionati “colpevoli” di essere longevi con il taglio della pensione. Ed è già tanto che non pensi di somministrare loro pozioni venefiche garantite dallo Stato! Et de hoc satis. Un miscuglio così orrendo di stupidità, unica essenza di consimili fideismi religiosi e fanatismi politici, non è stato imposto con la forza all’Occidente ma da esso voluto. Imputet sibi