Prima
di preparare questo intervento avevo le idee relativamente chiare ma, mentre
procedevo a questo lavoro, sono stato assalito dai dubbi sulla validità delle
mie teorie, dei miei punti di vista impietosi.Me
la prendevo con i programmi scolastici che non stimolano la curiosità dello
studente nei confronti della poesia, che si soffermano troppo a lungo su versi
scritti in una lingua che ai ragazzi appare arcaica, respingente e
anacronistica, trascurando quasi completamente la letteratura contemporanea,
quella che potrebbe parlare direttamente al loro bisogno di scoprire il mondo. Me
la prendevo con i social, il poetese, il pretese. Me la prendevo
con la poesia degli eccessi sentimentalistici, dalla prosopopea anacronistica,
dei piagnistei, della pia retorica, dei sussurri che timidamente si fanno
cullare dalla brezza al chiaror di luna. Me la prendevo con la poesia
enigmistica, quella eccessivamente oscura, che non concede appigli di senso al
lettore, caratterizzata da accostamenti semantici e concettuali che a i miei occhi
appaiono arbitrari, legati a una ricerca di originalità talmente fine a sé
stessa da diventare manieristica. Me la prendevo con il self-publishing, con la
vanity press degli editori a pagamento, stampatori che fanno pagare i costi di
pubblicazione agli autori senza la minima selezione. Me la prendevo con i
concorsifici in cui non si nega a nessuno il lauro e una calorosa pacca sulle
spalle. Non pensiate che non mi abbia attraversato il dubbio di essere io
quello che non è in grado di capire e ancor più di giudicare, di essere io
quello non sufficientemente attrezzato per accogliere opere che non mi
somigliano, condizionato come sono dai miei gusti discutibili e dalle mie vaste
lacune. Me la prendevo insomma con tante manifestazioni interne alla poesia
senza considerare che le cause andrebbero cercate anche all’esterno, in una
società che si evolve velocemente e che ritiene la cultura un lusso marginale o
alla meglio uno svago, un intrattenimento. Ma le critiche che avanzavo probabilmente
erano soprattutto frutto di mie malcelate frustrazioni.Frustrazioni derivanti dalla presa di coscienza che in una società
utilitaristica e capitalistica come la nostra, dove ad ogni gesto deve
corrispondere un risultato concreto e monetizzabile, rimane poco posto per un
gesto senza utilità pratica e misurabile come la poesia. Frustrazioni derivanti
dalla presa di coscienza che, in qualsiasi store di grandi case editrici, lo
scaffale della poesia è più striminzito di quello dedicato al giardinaggio; con
la differenza che i libri di giardinaggio presumibilmente sono stati scritti
negli ultimi 10 anni, mentre quelli di poesia coprono l’arco di millenni da Omero
a Rupi Kaur. Potrei anche rincarare la dose segnalando che buona parte dei
libri presenti in questi striminziti scaffalini sono libri che certa critica definirebbe
pseudopoesia pop, poesia con l’hashtag, poesia Karaoke.
Di
converso a una tale evidente scarsa propensione alla lettura di libri di poesia
esiste paradossalmente una enorme produzione di voci che gridano nel deserto,
che si parlano addosso, talvolta senza ascoltarsi, nel rumore di fondo di un
caotico Karaoke poetico di cui ben inteso io pure faccio parte integrante. Se
nella nostra società è il mercato che detta la linea, le regole e le tendenze,
questi piccoli scaffali rappresentano un paradigma. In una economia di mercato
come la nostra, questa mancanza di interesse è il risultato di un rapporto
domanda offerta deficitario. Nessuno chiede libri di poesia forse perché la
domanda di esplorazione del reale e di ciò che gli sta dietro è soddisfatta da
altre offerte, forse più attuali, più attraenti o di più facile fruizione? In
sintesi queste mie frustrazioni avevano partorito critiche ingenerose che non
tenevano conto di quella che è una verità indiscutibile: il diritto di
esprimersi è sacrosanto, così come la modalità e gli strumenti con cui si
sceglie di farlo.
Mi
limiterò a constatare un dato di fatto. La poesia in Italia svolge un ruolo
marginale nel dibattito culturale e letterario e ancor più marginale nel dibattito
civile o politico malgrado i numerosi eventi, le tante iniziative, i tanti
libri pubblicati perché, a ben vedere, la fruizione della poesia è quasi
esclusivamente di pertinenza di chi si occupa di poesia, degli addetti ai
lavori, dei poeti, degli aspiranti tali. I poeti si leggono e si mangiano tra
loro, tra di loro si accarezzano, tra di loro si complimentano e rincuorano,
vestali che mantengono accesa a stento la sacra fiammella all’interno di un
tempio andato deserto. Forse avrebbe dovuto aprire questa giornata un sincero,
entusiasta e incondizionato appassionato amante della poesia. Io probabilmente
non lo sono fino in fondo, perché molti modi, derivazioni, deviazioni, stili,
manifestazioni della poesia mi risultano poco digeribili, a volte addirittura
non commestibili Voglio illudermi che, paradossalmente, sia il mio affetto a
provocarmi queste allergie. Non desidero altro che qualcuno smentisca me e
questa mia negatività, che qualcuno oggi metta in campo e trasmetta entusiasmo
e positività, che mi convinca di quanto la poesia nella sua apparente inutilità
sia invece indispensabile, che si alzi e dica con voce ferma: Poeta? Sì!
Concludo
con tre mie poesie legate al tema della giornata. Per
scrivere poesie 1. Per
scrivere poesie sincere è
necessario essere innocenti e
spietati come bestie senza morale, essere
il morso che strappa la carne dall’osso, il
cane bastardo che non molla la presa, che
scava nel fango, che
porta alla luce la preda occultata. Per
scrivere poesie vere non
si potrà più mentire, ci
toccherà colpire, svelare
il sudario, lacerare
la benda per
mostrare la ferita viva. Per
scrivere poesie sincere non
ci cureremo di farci del male, di
strapparci lacrime dagli occhi, di
cavare denti ai sorrisi. Per
scrivere poesie vere sarà
necessario condannarsi alla
solitudine e al disprezzo, lavarsi
le mani nelle lacrime del
fratello inconsapevole, inchiodarvi
a martellate nella testa la
bellezza del mondo che
non volete vedere, inchiodarvi
a martellate nella testa il
dolore del mondo chiuso
fuori dalla soglia di casa, l’urlo
che non volete ascoltare. 2. Se
scrivessi davvero poesie sincere sarei
condannato alla solitudine, bandito,
messo all’indice, scacciato
oltre le mura della città, nei
boschi profondi dai quali non
sarei più in grado di tornare. Ma
io non scrivo poesie vere, mi
accontento di versi che
non mi condannino alla solitudine e
al vostro disprezzo, versi
che non siano chiodi, che
non siano lame, che
non siano raggi di sole. Io
mi limito a impostare la voce per
darmi fiato da vecchio trombone, per
spettinarvi i capelli che
riaccomoderete a pagina chiusa, per
adescare applausi che
non vi costano nulla. La
Poesia salverà il mondo? La
prossima poesia chiederà conto di
tutto quello che abbiamo taciuto. Lo
farà a bocca chiusa, in bilico sulle
aspettative dei nostri propositi sinceri Attratti
più dalla bellezza che
dalla virtù scriveremo le
medesime poesie ben scritte raccolte
a mazzi come
fiori di campo nel
mezzo dell'erba alta. Nell'attesa
di una beatificazione postuma,
conformandosi ai tempi correnti,
non resterà che spingere il dito nel
buco dell’ombelico per
estrarre palline di pelo dai
pelosi rimorsi rimossi, dalla
lista disattesa delle
cose da fare. Aggiungeremo
questi fogli alla catasta destinata
allo stoccaggio. Oppure
al macero (nella
più definitiva delle ipotesi). Lasceremo
le nostre testimonianze cartesiane sgretolarsi
nel loro destino di oblio, confondersi
con lo stridore dei passeri, con
le loro impronte indistinguibili poggiate
sui marciapiedi ingombri, sopra
i rami più alti. Il
poeta delle nuvole L’enigmista
intimista osserva la
foglia fremere fuori dalla
finestra chiusa della cucina mentre
raschia il fondo di
un barattolo di gelato, della
propria decorosa disperazione, della
propria indispensabile ispirazione e
intanto freme a
quel fremere al vento che
staccherà la foglia dal ramo e
freme leccando
il cucchiaio nell’agonia
della poesia, nella
poesia dell’agonia, sincero
come il candore di un bimbo che
schifa i baci della nonna ma
pretende comunque il
regalo promesso. [Sintesi
dell’intervento letto al castello Visconteo di Legnano il 21 Ottobre 2023]