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mercoledì 22 novembre 2023

DONNE MASSACRATE
di Pier Carlo Agostino Rapetti*


 
Siamo noi uomini i responsabili della violenza contro di voi.
 
Sesto San Giovanni, novembre 2023. Secondo l’ultimo report del Viminale dal 1° gennaio al 12 novembre 2023 sono stati registrati 102 femminicidi, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del partner/o ex partner. Ogni volta sdegno e costernazione vengono dichiarate pubblicamente, ma la realtà è molto più ampia e profonda ed è fatta di minacce, ricatti, abusi, relazioni di dominio. Ogni volta, però, senza che si dica da parte nostra, da parte di noi uomini, in modo esplicito e non equivoco che la responsabilità umana, culturale e politica della violenza contro le donne è nostra. La violenza degli uomini verso le donne, ormai ne siamo consapevoli, non si può liquidare come patologia di pochi marginali, né come il segno di culture lontane da noi: nasce nella nostra normalità. Anche quando è estrema parla una lingua che conosciamo confondendo l’amore con possesso, controllo, dipendenza, onore, gelosia, frustrazione, potere… prima di divenire violenza. Diciamolo in esplicito, allora: la violenza contro le donne è responsabilità di noi uomini e solo di noi uomini, ogni volta che riproduciamo nelle relazioni di vita quotidiana l’antica cultura del dominio maschile anziché fare delle scelte di libertà. Il 25 novembre dobbiamo aderire alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne in modo consapevole e dobbiamo condividere che la violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne, è un problema degli uomini e noi uomini, per porvi rimedio, dobbiamo rompere il nostro silenzio. Proponiamo a tutti gli uomini che di fronte a queste violenze si sono sentiti colpiti e hanno sentito il bisogno di interrogarsi, di non fermarci qui: organizziamo incontri in ogni città a partire dalle sollecitazioni emerse in questi giorni, coinvolgiamo altri uomini, proviamo a scavare più a fondo e a mettere in gioco noi stessi. Proviamo a darci un tempo di ascolto e dialogo, d’iniziativa e riflessione, raccontiamoci anche le tante iniziative tra uomini e tra uomini e donne già impegnate su questo difficile terreno. Non partiamo da zero. In questi anni la consapevolezza nel nostro paese è cresciuta, ma non basta. Nel settembre del 2006, un appello di uomini contro la violenza maschile raccolse molte centinaia di adesioni: da lì si è sviluppato un impegno che ha cambiato molti di noi, ma le firme non bastano più. Dobbiamo cambiare. Non si tratta di ergersi a giudici di altri uomini o a “difensori delle donne” ricreando un ambiguo paternalismo, o di attivarsi solo per sensi di colpa o senso del dovere, ma di interrogarci sui nostri desideri, sulla capacità di riconoscere la nuova autonomia e la nuova libertà delle donne, dirci se può essere un’occasione di cambiamento delle nostre vite. La violenza riafferma un dominio, un ordine gerarchico tra i sessi ma anche tra orientamenti sessuali. La riproduzione e la riaffermazione di ruoli sessuali stereotipati, l’adesione a presunte attitudini maschili e femminili, l’imposizione di una norma nelle relazioni affettive, contribuiscono a generare questa violenza, impoveriscono la libertà di tutti e tutte, costringono le nostre vite in gabbie invisibili. Trasformare questa cultura, vivere il cambiamento che le donne hanno già da molti anni determinato, sono anche un’occasione di libertà per noi uomini, possono arricchire e aprire le nostre vite. Possono rendere possibile un cambio di civiltà, che riguarda tutti e tutte. Impegniamoci ad organizzare come uomini, insieme alle donne, iniziative che coinvolgano il più possibile il mondo della scuola, dell’informazione, della cultura, della politica e dell’associazionismo, per diffondere al massimo la sensibilità e l’impegno fra tanti ragazzi e adulti ancora troppo silenziosi, isolati e confusi.
 
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Presidente dell’ANPI Sez. 340 Martiri di Sesto San Giovanni]