DONNE
MASSACRATE
di Pier Carlo Agostino
Rapetti*
Siamo noi
uomini i responsabili della violenza contro di voi.
Sesto San
Giovanni, novembre 2023. Secondo l’ultimo report del Viminale dal 1° gennaio al
12 novembre 2023 sono stati registrati 102 femminicidi, di cui 82 uccise in
ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del
partner/o ex partner. Ogni volta sdegno e costernazione vengono dichiarate
pubblicamente, ma la realtà è molto più ampia e profonda ed è fatta di minacce,
ricatti, abusi, relazioni di dominio. Ogni volta, però, senza che si dica da
parte nostra, da parte di noi uomini, in modo esplicito e non equivoco che la
responsabilità umana, culturale e politica della violenza contro le donne è
nostra. La violenza degli uomini verso le donne, ormai ne siamo consapevoli,
non si può liquidare come patologia di pochi marginali, né come il segno di
culture lontane da noi: nasce nella nostra normalità. Anche quando è estrema
parla una lingua che conosciamo confondendo l’amore con possesso, controllo,
dipendenza, onore, gelosia, frustrazione, potere… prima di divenire violenza.
Diciamolo in esplicito, allora: la violenza contro le donne è responsabilità di
noi uomini e solo di noi uomini, ogni volta che riproduciamo nelle relazioni di
vita quotidiana l’antica cultura del dominio maschile anziché fare delle scelte
di libertà. Il 25 novembre dobbiamo aderire alla Giornata Internazionale per
l’eliminazione della violenza sulle donne in modo consapevole e dobbiamo
condividere che la violenza maschile sulle donne non è un problema delle donne,
è un problema degli uomini e noi uomini, per porvi rimedio, dobbiamo rompere il
nostro silenzio. Proponiamo a tutti gli uomini che di fronte a queste violenze
si sono sentiti colpiti e hanno sentito il bisogno di interrogarsi, di non
fermarci qui: organizziamo incontri in ogni città a partire dalle
sollecitazioni emerse in questi giorni, coinvolgiamo altri uomini, proviamo a
scavare più a fondo e a mettere in gioco noi stessi. Proviamo a darci un tempo
di ascolto e dialogo, d’iniziativa e riflessione, raccontiamoci anche le tante
iniziative tra uomini e tra uomini e donne già impegnate su questo difficile
terreno. Non partiamo da zero. In questi anni la consapevolezza nel nostro
paese è cresciuta, ma non basta. Nel settembre del 2006, un appello di uomini
contro la violenza maschile raccolse molte centinaia di adesioni: da lì si è
sviluppato un impegno che ha cambiato molti di noi, ma le firme non bastano
più. Dobbiamo cambiare. Non si tratta di ergersi a giudici di altri uomini o a
“difensori delle donne” ricreando un ambiguo paternalismo, o di attivarsi solo
per sensi di colpa o senso del dovere, ma di interrogarci sui nostri desideri,
sulla capacità di riconoscere la nuova autonomia e la nuova libertà delle
donne, dirci se può essere un’occasione di cambiamento delle nostre vite. La
violenza riafferma un dominio, un ordine gerarchico tra i sessi ma anche tra
orientamenti sessuali. La riproduzione e la riaffermazione di ruoli sessuali
stereotipati, l’adesione a presunte attitudini maschili e femminili,
l’imposizione di una norma nelle relazioni affettive, contribuiscono a generare
questa violenza, impoveriscono la libertà di tutti e tutte, costringono le
nostre vite in gabbie invisibili. Trasformare questa cultura, vivere il
cambiamento che le donne hanno già da molti anni determinato, sono anche
un’occasione di libertà per noi uomini, possono arricchire e aprire le nostre
vite. Possono rendere possibile un cambio di civiltà, che riguarda tutti e
tutte. Impegniamoci ad organizzare come uomini, insieme alle donne, iniziative
che coinvolgano il più possibile il mondo della scuola, dell’informazione,
della cultura, della politica e dell’associazionismo, per diffondere al massimo
la sensibilità e l’impegno fra tanti ragazzi e adulti ancora troppo silenziosi,
isolati e confusi.
[*Presidente dell’ANPI Sez. 340 Martiri
di Sesto San Giovanni]