Pagine

martedì 21 novembre 2023

ENNEADE
di Cesare Vergati



Rassegna sul racconto a cura di Cesare Vergati per Bookcity 2023.
 
Ancora per alba in addormentamento / perché aurora a dire questo giorno quella veranda chissà a termine il grande villaggio eppur a principio ampia residenza ebbene un colono qualsiasi a tempi remoti quando certo qualche poco assonnato (credette talvolta l’essere perfino fondatore fenicio a Cartagine / quello strano sogno quante volte involontariamente a notturne visioni quasi inconscio compiacimento fuori tempo fuori luogo) questo signore tuttavia in succinti abiti (perché l’estate) a credere il sole pigro d’oggi tuttora a mano quindi penna d’oca (calamaio) punta affilata comme il faut: quale tutto corredo già pronto a scrittura (pur a digiuno) verosimilmente a seguire quell’ossessione onirica ebbene quel colono prontamente credette fare lavoro quanto prima sì impellente necessità / (adesso l’impressione il guerriero a battaglia) d’improvviso mise sé all’opera là dove evidentemente la naturale e luce di giorno offrì tanta ispirazione a creare forse quali racconti la curiosa testimonianza (quale originale disposizione quanto insolita) il canto infatti quelle vicine a fronte nove case la eguale architettura identica espressione se colori se musiche (le abituali chiacchiere i venti indolenti sfaccendati fin dentro il lato meridiano il tempo) sì questo colono volle come omaggio la dedica certo per ognuna abitazione (quale stramba coincidenza medesimo numero a nove tutti gli umani ciascuna dimora): quando a tutta lena l’inchiostro a più pagine (finora croma bianca intonso animo la carta sonnolenta) un colono fece una storia a dire hippobosca equina il nome a voce di popolo: mosca cavallina. 



A concetto di dotti ematofago dittero insetto il quale questo agricoltore immaginò in seno le mammelle quanto caldo umido gradevole ambiente così a massima difficoltà (scrisse lo scrivente) l’animale la liberazione siffatto irritante nido (il piccolo essere a natura robusto e tanto suo tegumento robusto viepiù - d’altronde - tale naturale scaltro le zampe sue perfetto aggrappamento l’intimo meschino ospite padrone ospitale in carne e sangue) per cui a termine e d’inchiostro la nona pagina lo scrittore (quanto a tutto naturale) andò a libro secondo: a dire eguale racconto storia eguale eguale sapere se giovane cavalla ancora sventurata anfitrione inadatte sue invettive improprie sommesse voci (la vittima in silente biasimo impotente) per cui un colono provò (il lungo i nove racconti a capitoli tutti: tali e quali) il tramite fantasia l’immaginazione il tramite sì le idee il tramite il tramite i pensieri certo affrancare la cavallina (il trattamento di bestia da mosca) il tempo perfino (greve inciso letterario usuale digressione questo autore) a sentimento compassione pietà osò più volte (al pari il mendico già in male i grevi panni d’inverno d’inverno greve aria d’insieme) l’intento far bene a beneficio tutto l’equide infelice; e nondimeno forza maggiore (malvagia energia eterea) impedì tale emancipazione (in ultimo) ragion per cui lo scrivente (il caparbio il fanciullo certo alla vittoria e nient’altro: quel lontano suo tempo infantile gioco quindi divaricate gambe il saltare quindi la schiena oltre i coetanei in avanti chinati) il tempo perfino (greve inciso letterario usuale digressione questo autore) a sentimento compassione pietà osò più volte (al pari il mendico già in male i grevi panni d’inverno d’inverno greve aria d’insieme) l’intento far bene a beneficio tutto l’equide infelice. 



Accadde allora d’estro i più pianti il colono le più abbondanti lacrime quindi imbibite pagine pagine imbevute incolori perle pronte a minime sode cispe quella metamorfosi (quando succede invero fra palpebre il sonno durante a gatta la notte tutta in mondo fantastico arcano mistero) per cui sempre più quanto defesso l’impervia impresa quanto spossato affaticato oramai in estremo (il coltivatore l’arare il mare) l’autore lentamente (eppur ineluttabilmente quasi quando Atlante titano a disgrazia volta celeste in spalle il grave pondo) chinò capo spalle l’irresistibile sonno (se venne inospite per abito di gran prosopopea Morfeo questa volta in forma d’incubo) per cui a termine la pagina nona il nono capitolo (a nome libri nove) un colono pur a digiuno pur oltre l’aurora ancora il pieno giorno ebbene chissà forse a insonne notte chissà a fatica di esistenza a fantasia chissà in ossessione l’indicibile chissà verosimilmente l’impasse la nona carta chissà verosimilmente l’ora nona il giorno nono a mese nono quest’anno nono il nono tempo l’opera incompiuta inconcluso scritto nel mentre che la giovane cavalla in mammelle e mosca (l’intimo di femmina tafano) tanto grata ospite (a tutto caldo umido tepore il bagno di vapore la finnica voce) se in ultimo certo questo gran dormire il giorno lungo / l’autore quanto il rumoroso costante russare (tali sibilanti ronchi il malato a petto i rantoli d’insieme) tuttora in sogno e sogni quindi finalmente la cavallina mosca l’equide l’affrancare in ordine l’ognuno proprio andare altrove: almeno per un certo tempo) e tuttavia un colono seppe suo miglior destino la faccenda lasciar perdere per cui a vespro, a crepuscolo (il volo birichino il passeggero maggiore vespertilio) decise giacere in letargo.