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giovedì 23 novembre 2023

FARE RUMORE
di Vittorio Melandri 
 



Ogni potere stupra
 
Sono giorni che mi risuona nella mente il ritornello della canzone di Ornella Vanoni, "tristezza per favore va via", ma non produce effetti, il ricordo della straziante morte di Giulia Cecchettin continua ad alimentarla, e quello che si legge a commento, ne aumenta l'intensità. Diversità di opinioni, anche su un fatto così tragico è un bene che ci siano, ma come si possa prescindere dal "contesto" nel quale per l'ennesima volta una persona maschio ha assassinato una persona femmina, lo trovo insopportabile oltre misura. La nostra specie ha sin qui organizzato una società che fa perno sulla figura del "maschio dominante" e per quanti gradi di mutamento abbiamo introdotto, ancora lì siamo. Cito a sostegno della mia affermazione. È soltanto nell’anno di grazia 2007, che la Suprema Corte di Cassazione ha deliberato, con sentenza numero 35408 che non esiste “diritto” all’amplesso neppure all’interno di un rapporto “di coppia coniugale o paraconiugale”, né, di conseguenza, “il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale”. 


Max H. Sauvage
I due carnefici (2023)

Ma per "l'uomo che non deve chiedere mai" vale che malgrado l'impegno preso nel 2013 alla Convenzione di Istanbul, il nostro codice penale continua a prevedere che il reato di stupro (da pochi anni diventato reato contro la persona e non più contro la morale), sia "necessariamente collegato agli elementi della violenza o della minaccia o dell'inganno, o dell'abuso di autorità". Di "legge del consenso", adottata nel 2018 anche in Svezia, insieme a Belgio, Croazia, Cipro, Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, e Gran Bretagna, in Italia non c'è traccia. Continuo a pensare che la "corruzione del linguaggio" sia un potentissimo mezzo di controllo nelle mani del "potere" (qualsiasi sia la forma che assume), e in tempi in cui si afferma che servano parole facili, capaci di comporre locuzioni brevi, per conquistare l'attenzione dei più e aggregarla a concetti semplici, slogan come "l'uomo che non deve chiedere mai", mostrano un'efficacia tanto alta quanto deviante dalla realtà. Realtà nella quale nessun essere umano può fare a meno dal chiedere un aiuto di qualsiasi natura ad un altro, ed essere attrezzati ad accettare un no, dovrebbe essere la condizione minima, perché si dovrebbe anche essere capaci, nel momento in cui chiediamo, di mettere l'altro nelle più libere condizioni di risponderci con un rifiuto. Cambiare la mentalità richiede tempo, e per le prossime vittime di femminicidio di tempo non ce n'è, dobbiamo inventarci provvedimenti di immediata efficacia, ma non possiamo nemmeno rimandare ad un indeterminato domani l'innesco di processi di più lunga gittata. Ora è vero che la famiglia è il luogo del primo incontro con la vita, ma la famiglia di domani è nella scuola di oggi che inizia a formarsi, ed è nella scuola più ancora che nella famiglia, che sin dall'infanzia si può esercitare il modo di relazionarsi con l'altro, si può mettere alla prova la capacità di avere rispetto per l'altro, che indipendentemente dal grado di affinità elettive, si deve imparare a rendere sempre. Sulle spalle della politica pesa l'onere di innescare oggi, sull'onda delle emozioni suscitate dalla morte di Giulia, provvedimenti che valgano per l'oggi e altri per il domani. Personalmente non nutro nessuna fiducia che la politica in campo oggi, tutta intera, abbia capacità e coraggio di assumersi l'impegno, ma come ha reclamato la sorella di Giulia, c'è bisogno di rumore, non di silenzio, e ciascuno di noi, anche con un bisbiglio (il mio tale è) può provare ad alimentare il rumore che serve.