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venerdì 3 novembre 2023

LA GUERRA CHE SI COMBATTE IN ISRAELE   
di Luigi Mazzella


                                                        
In Occidente la guerra non è mai stata una faccenda meramente umana. Si è sempre trattato, anche all’epoca di conflitti con lance, spade e catapulte di un evento che chiamava in causa la sfera del divino. Gli individui anche nei tempi lontani del mondo greco-romano, hanno sentito sempre il bisogno di coinvolgere le divinità nelle loro controversie internazionali. Lo desumiamo dai racconti epici di insigni poeti (in primis il sommo Omero) che hanno avuto modo di raccontare con fine ironia (allora, evidentemente, consentite) le diatribe “olimpiche” che accompagnavano le battaglie terrestri e i gesti valorosi degli eroi. Gli inquilini dell’Olimpo non disdegnavano, infatti, di schierarsi, in base a simpatie, antipatie e perfino a capricci o a vecchi risentimenti per l’uno o per l’altro degli schieramenti militari che entravano in conflitto. Le storie mirabolanti relative agli interventi di divinità contribuivano ad arricchire il racconto. In base alle loro specialità per così dire professionali Dei, Dee e Semidei intervenivano nella pugna per favorire l’uno o a l’altro dei vari contendenti. Poseidone-Nettuno, per esempio, che ce l’aveva con Ulisse, si adoperava per le immobili acque… a increspar col fiato.  
Athena-Minerva, invece, che di doglia per l’egregio Ulisse si struggeva amandolo, a spada tratta lo difendeva nei consessi divini anche nei confronti del suo immenso padre, sino al punto da costringere Zeus a riprenderla: “Figlia qual ti lasciasti uscir parola dalla chiostra dei denti?”
Di queste guerre “pacioccone” (per dirla con l’umorista Attalo alias Gioacchino Colizzi) si è perso il ricordo con la media orientalizzazione dell’Occidente. Le battaglie cruente ma cavalleresche con il riconoscimento del valore del nemico, l’amore nobilitante sia etero che omosessuale, la pietas hanno ceduto il passo a una ferocia rinvigorita da una fede senza compromissioni e apertura ad altri culti. I vecchi sacerdoti del monoteismo mesopotamico diffondevano la “nuova” che il Dio di Mosè, pur restando sempre il medesimo di quello di Gesù Cristo e di Maometto, non poteva tollerare, per così dire “la sua triplicazione avvenuta a livello profetico” e voleva fortemente lo sterminio degli avversari. Analogo e contrapposto desiderio divino esprimevano i prelati di Cristo e i muezzin di Maometto.
Costituendo il nemico da eliminare dalla scena dell’esistenza un bersaglio variabile per ognuna delle tre religioni, la guerra diventa un conflitto di oggettiva incertezza. Un’immagine visiva di una tale lotta nell’ambito della stessa divinità unica ma con triplice configurazione si sta avendo per la prima volta nella sua completezza e simultaneità nella guerra in atto in Israele. I razzi degli ebrei colpiscono nella striscia di Gaza maomettani e, se presenti, cristiani, ammazzandoli indiscriminatamente e senza preventiva verifica della loro fede (vicina e lontana!). Con analogo effetto distruttivo polivalente sono lanciati i missili di Hamas, Hezbollah e altre sigle islamiche. Mancano quelli dei palestinesi non organizzati in raggruppamenti ribelli e quelli dei cristiani; anche se la partecipazione di questi ultimi allo scontro è data dalla solidarietà dell’intero Occidente cattolico e protestante alla causa di Netanyahu e confratelli.