SINDACO AVVISATO, MEZZO SALVATO! di
Girolamo Dell’Olio
Diario
Civile Firenze.
Mentre sgambetto per via de’ Cerchi in mezzo a questo vento, penso: speriamo
che almeno una panchina sia libera, che possa poggiarci il tubo dei cartelli e
lo zainetto coi volantini. Arrivo che l’ingresso laterale di Palazzo Vecchio è
coperto da un camion che evidentemente avrà qualcosa da scaricare, o caricare.
Mi affaccio dietro: evviva! la panchina è libera, tranne due che – quasi mi
abbiano indovinato nel pensiero - si spostano più verso la fontana del Nettuno,
così posso tenere tutto a portata di mano accanto all’ingresso. Comincio a
srotolare e contropiegare i cartelli. Due giovani vigili della Municipale sono
sulla soglia d’ingresso, parlano fra loro, vedono ma mi ignorano. Strano, non
mi chiedono nulla. Allora vo avanti, mi infilo anche il cartello alle spalle,
quello con la ‘sveglia’ al Comune sul massacro in corso in Palestina, e
comincio a dare a chi mostra un barlume di interessi miei volantini. I vigili
mi vedono ma ancora nulla. Eppure ho addosso qualcosa che potrebbe assomigliare
a un bel mandato d’arresto (potenziale, per ora) per il Signor Sindaco, 50x70:
titoli cubitali a colori, foto dell’ultimo disastro alle porte di Firenze, e
quattro pensierini in fila si ipotizza una grave distrazione dai termini di legge
e da quelli della cura della città. Allora mi avvicino io, e porgo loro il
volantino-riassunto. Lo accettano, e mentre lo cominciano a leggere provo a
spiegare di che si tratta. Cascano dalle nuvole: ‘Ma come, li stanno già
facendo questi scavi?’, chiedono. ‘Mai sentito parlare di questi lavori della
TAV!’ ‘Come tutti’, aggiungo, ‘la città non deve sapere!’ E
siccome sono così cortesi: ‘Ve lo anticipo: è una manifestazione autorizzata.’ ‘Sì,
sì, siamo qui per questo. Ce lo avevano detto che ci sarebbe stato qualcosa,
non avevamo capito bene chi e cosa, ma lei, è da solo?’ ‘E
vi sembra poco?’, replico con un sorriso generosamente ricambiato.
Mi
sporgo un po’ verso la piazza, con questo vento che più di una volta mi avvita
i cartelli attorno, e ogni tanto devo rinunciare a quello alle spalle, quello
che invita Palazzo vecchio a darsi una mossa, su questa guerra. Mi si
avvicinano due ragazzi, uno mi guarda fisso e mi fa: ‘Mi riconosce,
professore?’. ‘Aspetta:
levo la barbetta e i baffetti, e sì, qualcosa vedo… eri all’ITI!’ ‘Esatto.’ ‘Ma
rammentami dove.’ ‘Quella
ricerca di storia con quella borsa di studio messa a disposizione di noi
ragazzi dalla vedova di quel partigiano…’ ‘Ah,
sì, Mirella: ora sì? Mirella, la nostra cara Mirella, se ne è andata un paio di
mesi fa, sai?’ ‘No!
Davvero? Mi dispiace.’ ‘Ero
andato a trovarla qualche settimana prima. Stava bene. Chi me l’ha detto, mi ha
anche detto che se ne andata in pace, tranquilla, nel sonno. Che bella
persona!’ Gabriele
aveva vinto questa borsa di studio con un video realizzato assieme a un
compagno, né lui né l’altro direttamente miei allievi. Ma calamitati
dall’oggetto della ricerca: un episodio inedito della seconda guerra mondiale,
lungo la Linea Gotica. Un invito a fare storia in classe partendo dalle fonti,
andandosele a cercare, per scoprire – e comunicare - fatti nuovi o mai
raccontati. ‘E
adesso, che fai, Gabriele?’ ‘Studio,
all’Università, lavoro.’ ‘Che
studi?’ ‘Scienze
per la pace.’ Ti
rendi conto! Fili che si riannodano. È una festa ritrovare ragazzi così.
Insomma qualcosa di buono s’è seminato, allora! ‘Vediamo
di farla questa, pace, però, Gabriele. Perché questi qui, quassù, dormano,
parole parole parole. A Firenze, icchè hosterebbe chiamare le associazioni di
base, dal mondo, a ragionare, a scambiarsi informazioni, idee, proposte. E invece… quello che noti, se ti metti qua
fuori a sollevare questi argomenti, vedi che quelli che entrano, gli ‘addetti
ai lavori’, i politici, proprio non ti guardano, non ti considerano: non devono
leggere, non devono vedere! Figùrati parlare! Viaggiano cinquanta metri sopra
la realtà!’ ‘Noi,
ieri, eravamo a Campi, se ne stava parlando adesso, a dare una mano.’ ‘Bravi!
Così si fa! Guarda, quaggiù avete tutti i riferimenti. E qui dietro al
volantino, ci sono le prove dell’affidabilità di questa classe politica: ci
sono i Vigili del Fuoco di Firenze, che, di questo progettone che seminerebbe
futuro e progresso, ci riscrivono: è vero quello che ci chiedete, non c’è un
piano di emergenza, non ne sappiamo niente, non ce l’hanno neanche fatto
vedere! Ti rendi conto?’ Ci
salutiamo, anche col suo amico, Giacomo, che sta aspettando per un appuntamento
su, col gruppo Mus.e, che organizza visite e giochi sui luoghi d’arte. Li ho conosciuti coi miei ragazzi Fotografi,
abbiamo anche fatto qualcosa di emozionante insieme.
‘Ho
letto le sue mail, arrivano a volte sui siti istituzionali.’ Ha
assistito in silenzio a tutto questo scambio. Mi abborda con cortese curiosità. ‘Ecco,
questo è il volantino che spiega sulla TAV qualcosa in più del cartello. Siamo completamente
fuori legge.’ ‘Ma
mi dica una cosa.’ ‘Certo!
Lei chi è?’ ‘Sono
il vicepresidente del Consiglio comunale.’ ‘Ah,
bene!’ ‘Mi
dica, onestamente. Io so che la sua associazione era anche contraria all’opera,
in generale.’ ‘Vede,
noi con le Ferrovie ci vediamo spesso, per avere un po’ di notizie, quelle
informazioni che altrimenti non arrivano, e il patto è questo: non discutiamo
più l’opera: discutiamo come la fate! Fateci
vedere come la fate. Ed ecco, come la fanno! Mi segue? Il diavolo sta nei
dettagli. Quando tu vvedi home lo fanno, t‘hai hapìto icché fanno! E sono
contento che ci sia un consigliere che si è fermato, perché qui i suoi colleghi
passano quasi tutti coi paraocchi. Evitano di guardare. Se c’è uno che manifesta
per loro, su loro, non li riguarda…’ ‘E
invece a me sembra il minimo!’ ‘Bravo,
esatto! Complimenti.’ ‘E’
così che va fatto.’ ‘Picchia
e mena, alla fine abbiamo il documento-chiave! Abbiamo chiesto alle Ferrovie,
abbiamo chiesto al Direttore generale del Comune che poi è anche il presidente
del cosiddetto ‘Osservatorio Ambientale’, e lui cosa ci ha scritto? Paro paro
quello che gli scrivono le Ferrovie. L’oste e il vino. È un gioco dell’oca.
Anche della galleria che è diventata un colabrodo prima ancora di entrare in
esercizio, a Castello, ci ha scritto che…’ ‘Ma
perché secondo lei è un colabrodo?’ ‘Da
quello che sappiamo, e sono fonti autorevoli, indipendenti, sarebbe il
risultato di una progettazione sbagliata già in partenza’. ‘Io,
sa che non ci son mai stato?’ ‘Nemmeno
noi, ma abbiamo le foto. È mesi che chiediamo di poter fare un sopralluogo.’ ‘Io
ora ci vado, a me mi fanno entrare!’ ‘Bravo,
se ci fa entrare anche noi: questa è roba da penale!’ ‘Lo
so bene!’ ‘Ma
tutti zitti! Il prefetto! La prefetta che anche a lei, lo vede? i Vigili del
Fuoco scrivono. Zitti! E abbiamo scritto pec e pec e pec una dietro l’altra
chiedendo di incontrarla: nemmeno risponde! Quando si dice… un’associazione a delinquere, si va tanto
lontano? E poi, giacché c’è, volevo dirle:
ho mandato un invito a tutti voi anche sul discorso della pace’. ‘Sì,
l’ho visto.’ ‘Ecco:
icchè ci vorrebbe a organizzare una cosa che stia nella tradizione di Firenze,
la Firenze che fu? L’idea, un po’ provocatoria? è: regaliamo il Salone dei Cinquecento
a tempo indeterminato alle associazioni del mondo che si vogliono incontrare
qui per ragionare su come arrivarci davvero, a questa pace!’ ‘Io
sono anche presidente dell’Associazione Italia-Israele.’ ‘Questo
è l’ideale da perseguire: questa bambina e questo bambino che si abbracciano.’
E gli consegno l’altro volantino. ‘È
stato un piacere, vado in Consiglio’, saluta con un sorriso. Chissà,
se anche questo incontro ‘istituzionale’ porterà frutti.
Diverse
altre cose sono successe, ma mi voglio far bastare per tutte questa meraviglia
di ragazzi che si sono seduti sulla ‘mia’ panchina, accanto al mio zainetto. Sono
italiani, sento. È da un po’ che gli dondolo davanti fra folate di vento. Ho la
faccia tosta, lo so, ma non riesco a trovare subito il coraggio di attaccarci
bottone. Son qui che sembra aspettino qualcosa o qualcuno, e allora mi avvicino
e… ‘Tieni! Di dove siete voi?’ ‘Como’,
ma con la o stretta, che non c’è il tasto! ‘Ecco,
qui stanno facendo due tunnel sotto Firenze… senza neanche… la sicurezza.’ ‘Per
cosa?’ ‘Per
l’Alta Velocità, per il ‘progresso’. Con due belle curve ad angolo retto… Alta
Velocità! E poi succederà come a Genova, e i giorno dopo ci mettiamo tutti a
piangere!’ Leggono.
Mi scrutano. ‘Lo
chiamano progresso. Non so se da voi càpita. ma qui da noi, le sinistre
democratiche sono molto affascinate da questo progresso. E le destre pure!
Tutti uniti! E meno male che chi tutela la sicurezza ci scrive che loro non
hanno neanche mai visto questo progetto. Come si fa a costruire senza neanche
prevedere l’emergenza? Firenze ha avuto
43 piene e inondazioni dell’Arno negli ultimi mille anni. Ora poi è successo in
questi giorni, in queste ore, anche quello che avete visto, alle porte di
Firenze, e altrove in Toscana. Noi ce ne eravamo ammascati, e alla fine i
Vigili del Fuoco ce l’hanno confermato. Gli altri? Tutti zitti: Comune, Citta
Metropolitana, Regione. Tutti zitti. Comincia con la emme e finisce con la a, e
c’è un’effe nel mezzo…’ Captano.
Ridono, ma di amarezza. ‘E
alla fine andranno dentro, magari, però ci saranno voluti tanti morti, prima.
Voi, che scuola fate?’ ‘L’Università.’ ‘Che
branca?’ ‘Economia
aziendale.’ ‘Tutti
aziendalisti?’ ‘No,
abbiamo anche un ingegnere, lo stiamo aspettando. E poi c’è lui, che fa
giurisprudenza!’ ‘Allora,
stagli dietro a loro, te: tampinali, perché se li lasci liberi, chissà che ci
combinano!’ Ilarità. ‘E
poi questa invece è una riflessione sulla guerra’, e giù non sto qui a
ripetere. Fa
piacere vedere che si mettono d’impegno a leggere il cartello. Gli dico della
galleria-colabrodo: ‘Speriamo che l’Università di oggi sforni un po’ di gente
che sa, veramente, perché questi…!’ E
intanto li osservo. Sono belli, puliti, allegri, vivi. Non aggeggiano. Parlano!
Come uno li vorrebbe, tutti! ‘E
quindi aspettate l’ingegnere?’ ‘No,
l’ingegnere è arrivato, eccolo qua.’ ‘Ah!
Ingegnere, che specialità? Nucleare, spero di no. No, non me lo dire.’ Accipicchia:
ho indovinato. Sto per avviare la manfrina sul vecchio nucleare che ci dicevano
buono e sicuro, e adesso ci inventano… ma lui, amabile come i suoi amici, mi
rimette a posto: ‘Ma non c’è solo il ramo dell’energia, ci sono anche le
applicazioni mediche, le radioterapie.’ ‘È
vero, sì, hai ragione! Però, anche lì, mi raccomando, andiamoci piano…’ E
siamo di nuovo in pace.
Arriva
l’ultima. Lei studia beni culturali. ‘Ah!
Guarda un po’ cosa ci combinano, nella città dei beni culturali!’, e passo
anche a lei il messaggio. Pure
gli altri mi chiedono una copia del volantino. ‘Il
bello, stando qui, è che gli unici che non ti guardano, che si danno proprio
l’ordine interiore di non guardarti sono…’ ‘…
i turisti!’ ‘No:
sono i politici, gli amministratori. Se ne è fermato solo uno che curiosamente
si è messo a parlare. Gli altri proprio ti evitano, perché sanno che è rischioso!
La democrazia è rischiosa!’ Beh,
adesso che son tutti si accomiatano. Arrivati sabato, tornano oggi stesso a
Como. Ma
prima: ‘Ma
lei, le posso chieder di cosa si occupa?’ ‘Facevo
Italiano e Storia alle superiori, e sono presidente di questa Associazione. Se
vai a cercare su questi indirizzi, penso che stasera scriverò anche di avere
incontrato voi, su Facebook.’ ‘Ah,
sì?’ ‘Sì!’ ‘Niente,
ci avviamo.’ ‘Bravi
ragazzi! Siete belli, lasciatemelo dire. Siete veramente squisiti. Arrivo a temere che… non abbiate neanche un
tatuaggio addosso!’ Mi
è venuto diretto. Perché hanno davvero una pelle nitida, un sorriso franco,
occhi luminosi. E l’ho azzardato. Non credo ai miei orecchi quando tutti si
girano verso il primo di loro con cui avevo attaccato a parlare, così empatico,
così dolce, e una delle ragazze fa, ridendo: ‘E
sbaglia! È lui l’intruso. Tutti gli altri, puliti!’ E
giù a ridere!