A COLPI DI
MISSILI di Alessandro Pascolini- Università
di Padova
Ma è possibile
abbattere un missile ipersonico? Più volte dal 6 maggio 2023 in poi (l'ultima il 2
gennaio scorso) il Ministero della difesa ucraino ha annunciato di aver
abbattuto missili ipersonici Kinzhallanciati dalla Russia contro la capitale. Ciò ha molto
sorpreso osservatori ed esperti, dato che tali ordigni sono comunemente
accreditati in grado di penetrare le difese antimissile, essendo stati
sviluppati appunto a tale scopo precipuo. Viene quindi il dubbio che le
affermazioni ucraine facciano parte della continua guerra di propaganda fra i
due paesi; anche per giungere a un giudizio generale sui programmi ipersonici
dei vari paesi, occorre quindi cercar di capire se sia veramente possibile che
i sistemi antimissile a disposizione dell'Ucraina possano distruggere un Kinzhalin
volo. Il mito I missili ipersonici sono
presentati come una “rivoluzione epocale” negli armamenti:con una “velocità
ineguagliabile”, si dice che possano colpire obiettivi oltre l'orizzonte in una
“frazione di tempo” rispetto ai missili balistici o cruise esistenti; hanno una
quasi totale immunità alla rilevazione, essendo “quasi invisibili” ai sistemi
di allarme precoce esistenti; sono pertanto forze che non possono essere intercettate
dai sistemi anti-missile. Insieme, queste capacità lasceranno agli attaccati un
tempo insufficiente per identificare e confermare con sicurezza la natura
dell’arma in arrivo, per non parlare di decidere come rispondere. I missili ipersonici
(https://ilbolive.unipd.it/it/blog-page/nuove-wunderwaffen-missili-ipersonici)
sono armi caratterizzate da: velocità ipersonica (ossia superiore a 5 volte
quella del suono, circa 340 m/s [Mach 1]), traiettoria per la maggior parte
endo-atmosferica e non balistica, alta manovrabilità e accuratezza. Sono in
fase di sviluppo due classi di questi ordigni: missili cruise ipersonici (HCM),
dotati di un motore per la loro propulsione, e missili plananti ipersonici
(HGM), che invece, una volta rilasciati da un razzo vettore, continuano il loro
volo planando verso il bersaglio. Solo la Russia ha dichiarato di aver iniziato
nel 2023 a produrre HCM operativi (i 3M22 Tsirkon,
SS-N-33 per la NATO), con una velocità massima di Mach 8, mentre in altri paesi
ci sono solo test di prototipi. Esistono due tipi di
missili plananti: gli HGM propriamente detti sono lanciati dagli stessi vettori
impiegati per i missili balistici a gittata lunga o intercontinentale e dopo
una breve traiettoria balistica exo-atmosferica, rientrati nell'atmosfera si
collocano su una traiettoria planante di molte migliaia di km, a velocità
superiori di Mach 20; di questo tipo sono gli Avangard (SS-X-32Zh per la NATO) russi e i DF-DZ (WU14 per gli USA)
cinesi, già operativi, e l'Hypersonic
Technology Vehicle-2 (HTV-2)
abbandonato dagli USA dopo due test falliti.
Per traiettorie più brevi
(inferiori a 2000 km) missili HALBM (hypersonic
air-launched ballistic missile) vengono lanciati da aerei e dopo una fase
balistica completamente endo-atmosferica procedono planando verso l'obiettivo:
di questo tipo sono appunto i Kh-47M2 Kinzhal (AS-24 Killjoy
per la NATO), di velocità massima stimata Mach 10.L’obiettivo dei
programmi ipersonici russi è appunto la creazione di forze non intercettabili
dai sistemi ABM americani e quindi in grado di garantire comunque la capacità
di reazione a una provocazione nucleare: le armi ipersoniche con armamento
nucleare appaiono quindi idonee a ripristinare la parità strategica, come
dichiarato dal presidente Putin in un celebre discorso il primo marzo 2018. I programmi americani si
basano piuttosto sulla velocità e precisione dei sistemi ipersonici per poter
colpire con armi convenzionali obiettivi di alto valore o fugaci possibilmente
in qualunque punto della terra senza il ricorso a basi estere. Il mito sfatato Non esistono studi
indipendenti delle effettive capacità operative degli HCM, mentre la fisica dei
sistemi plananti, ancorché complicata, è affrontabile e le equazioni del loro
moto sono risolubili con metodi di calcolo numerico e il ricorso a calcolatori,
una volta disponibili dati realistici dei velivoli (forma, massa, …).Il parametro
fondamentale per il volo planato è l’efficienza aerodinamica, il rapporto L/D
fra la portanza (lift), che fornisce una spinta verso l'alto a vincere la
gravità, e la resistenza (drag), che si oppone al moto e ne causa il rallentamento e
la perdita di quota. A peggiorare la situazione, la resistenza aerodinamica sottrae
energia cinetica al velivolo, convertendola in onde d’urto e in energia termica
nell’aria circostante; si raggiungono così temperature fino a diverse migliaia
di gradi, con l’innesco di reazioni chimiche.Sia la portanza che la resistenza sono
proporzionali alla densità atmosferica e al quadrato della velocità, con dei
coefficienti che dipendono dalla forma dei velivoli. Nel caso del volo
subsonico il valore L/D varia fra 15 e 20 e la distanza che un aereo può
percorrere a motore spento risulta circa L/D volte l’altezza iniziale sul
suolo: un aereo che cominci a planare a 10 km di quota può percorrere quindi
fino a 200 km. Il valore massimo di L/D diminuisce al crescere della velocità e
per l’HTV-2 americano ha raggiunto solo il valore 2,6, anche se il velivolo
aveva una forma a cuneo per raccogliere la spinta dell’onda d’urto da esso
stesso generata.Quando la velocità di un missile planante diminuisce a
causa della resistenza aerodinamica il velivolo deve scendere ad altitudini
inferiori dove l'aria più densa può fornire una portanza sufficiente a
mantenerlo in volo. Il volo ipersonico planato è quindi limitato a un corridoio
di altitudine-velocità relativamente stretto.
Alcuni dati relativi
all’HTV-2 americano e ai suoi test di volo sono stati resi pubblici e due
ricercatori americani (David Wright del Massachusetts
Institute of Technology e Cameron L. Tracy della Stanford University) hanno studiato le possibili traiettorie e
gittate di un HGM a cuneo con le caratteristiche dell’HTV-2 in funzione di uno
spettro di valori della velocità iniziale impressa al velivolo dal razzo
vettore. Particolarmente interessanti sono i loro risultati (pubblicati lo
scorso novembre) sulla penetrabilità dei sistemi ABM e il confronto con altri
sistemi esistenti. Il dato fondamentale è la valutazione precisa della
variazione della velocità rispetto all’aria durante la planata: a metà percorso
si ha una diminuzione di circa il 20% rispetto alla velocità iniziale,
qualunque sia, a tre quarti di circa il 40% e a nove decimi oltre il 65%, con
un corrispondente abbassamento della quota di volo. Per esempio, un HGM
rilasciato a 57,5 km d’altezza con velocità iniziale di 7 km/s (Mach 20,5) con
una gittata di 13 mila km, a 6500 km è sceso a quota 48 km e velocità 6 km/s e
dopo 12 mila km vola a 35 km d’altezza con velocità 2,5 km/s.Questo continuo
rallentamento annulla il supposto vantaggio degli HGM rispetto ai missili
balistici per quanto riguarda la rapidità a raggiungere il bersaglio. Infatti
missili balistici possono essere lanciati su traiettorie exo-atmosferiche
“depresse” (DTB) più brevi di quelle ottimali, percorribili a velocità
superiori a Mach 19 non dovendo subire la resistenza dell’aria. Calcoli
dettagliati dei due ricercatori trovano che, a parità di condizioni, un missile
DTB impiega circa il 15% meno tempo di un HGM a raggiungere il comune
bersaglio.Una
cruciale caratteristica degli HGM è la loro manovrabilità, ma, essendo privi di
un proprio motore, per cambiare direzione devono utilizzare le forze di portanza per imprimere una velocità orizzontale, che a sua volta deve essere ipersonica,
mantenendo comunque una portanza verticale sufficiente a rimanere in quota. Per
generare la portanza supplementare, il veicolo deve scendere a un'altitudine
inferiore per sfruttare la maggiore spinta dell'aria più densa e, dopo la virata, tornare alla quota di crociera.
Queste manovre possono costare molto in termini di velocità e autonomia. Per esempio, per virare di
30 gradi, un HGM come l'HTV-2 che voli a Mach 15 a un'altitudine di circa 40 km
deve generare una velocità orizzontale di
Mach 7,5. Se si abbassa di circa 2,5 km, la rotazione di 30 gradi richiederebbe
circa sette minuti, durante i quali percorrerebbe un ampio arco con un raggio
di circa 4 mila km. La resistenza aerodinamica supplementare che deriva dal
viaggiare in aria più densa ne ridurrebbe la velocità di circa 1,3 Mach, facendogli perdere circa 450 km di autonomia sui 3
mila km che avrebbe potuto percorrere altrimenti. Per virate più rapide, l’HGM
dovrebbe scendere a quote inferiori, pagando una maggiore perdita di velocità e
portata. Anche l’“invisibilità”
degli HGM si rivela un mito: è vero che un HGM in avvicinamento a 40 km di
altezza sfuggirebbe ai radar per gran parte della propria traiettoria a causa
della curvatura terrestre, diventando rilevabile solo da circa 500 km di
distanza in poi, nell’ultima fase del volo. Tuttavia, durante tutto il volo, la
superficie di un veicolo ipersonico raggiunge temperature di migliaia di gradi,
producendo una notevole radiazione termica nello spettro infrarosso e generando
una linea di gas ionizzato che è più visibile dai radar e dai sensori spaziali rispetto al veicolo stesso. Sia gli Stati Uniti che la
Russia dispongono di satelliti di allerta precoce con sensori a infrarossi, in
grado di individuare l'intensa radiazione emessa sia dal razzo vettore che
dagli HGM, tracciandone gran parte della fase di planata.
Penetrabilità dei
sistemi anti-missile Anche se è possibile
mediante satelliti osservare il lancio di un HGM e seguirne la traiettoria,
rimane comunque impossibile attaccarlo nella fase di lancio e durante la
maggior parte della planata con i sistemi anti-missile attuali, come gli statunitensi GMD (Ground-based Midcourse Defense) e SM-3 (Aegis Standard Missile-3), previsti per attaccare testate di ICBM a grande
distanza e ad alta quota (oltre 100 km) al di fuori dell’atmosfera. Accanto a
questi sistemi finalizzati a difendere vasti territori, esistono difese
anti-missile terminali, che operano in prossimità dei potenziali bersagli a
ingaggiare gli ordigni nella fase terminale del loro volo, quando si preparano
a colpire il loro obiettivo. Queste difese, tra cui i Patriot e gli Aegis SM-6
statunitensi e gli S-400 e S-500 russi, devono operare a decine di km di
altitudine, manovrare in modo aerodinamico e aggredire i missili nemici a breve
distanza, proteggendo al massimo piccole (ma cruciali) aree di territorio. Per gli ingaggi endo-atmosferici, sia l'intercettore
che il bersaglio possono manovrare aerodinamicamente e ciò che conta è
l'accelerazione laterale relativa che i due oggetti possono raggiungere
all'altitudine dell'attacco mentre ciascuno cerca di superare l'altro. Un principio importante della teoria della guida
e del controllo è che gli intercettori devono essere in grado di raggiungere
un'accelerazione laterale da due a tre volte superiore a quella di un bersaglio
in manovra per poterlo intercettare in modo affidabile; note le caratteristiche
dei sistemi coinvolti, questa condizione si traduce in un rapporto fra le
rispettive velocità. I due ricercatori americani hanno considerato appunto il
caso del sistema MIM-104 Patriot
contro un HGM. Il Patriot ingaggia
missili avversari entro una distanza di 60 km con due tipi di intercettori
PAC-3: gli MSE hanno una velocità Mach 6 e operano a quote sopra i 30 km e i
CRI hanno velocità Mach 4,7 e agiscono a quote sui 20 km. Per manovrare, una
serie di piccoli propulsori intorno al corpo conferiscono ai PAC-3 un angolo
d'attacco non nullo, ad aumentarne la portanza. I calcoli effettuati nel caso
di un HGM a cuneo e di un intercettore PAC-3 indicano che basta che il PAC
abbia una velocità fra 0,85 e 1 volte quella dell’HGM per poterlo colpire. Tenuto
presente che nella fase finale di volo di un HGM verso il suo bersaglio la sua
velocità è ormai molto ridotta rispetto a quella iniziale, anche se non ha
fatto particolari manovre, si trova che effettivamente esiste una finestra di
possibilità per un Patriot in
prossimità del bersaglio di intercettare e distruggere un HGM anche con alta
efficienza aerodinamica.
I Kinzhal impiegati in Ucraina sono HALBM
lanciati ad altitudini di circa 18 km da un aereo Mikoyan MiG-31K a circa 700-1000 km di distanza dai loro obiettivi.
Per manovrare, devono planare per un tratto del percorso (con basso L/D) e
iniziare la picchiata a velocità certamente inferiori di Mach 6. Sulla base dei
calcoli di Wright e Tracy, appare quindi possibile che la batteria Patriot installata vicino a Kiev possa
intercettare un Kinzhal in
avvicinamento alla capitale. Gli abbattimenti del maggio 2023 sono stati
verificati da fonti governative statunitensi. Funzionari statunitensi hanno
affermato che gli ucraini hanno lanciato più missili PAC-3 da diverse
angolazioni per intercettare il missile Kinzhal.
I
missili ipersonici non sono quindi delle Wunderwaffen rivoluzionarie, ed è
importante il lavoro di demistificazione dei ricercatori indipendenti Wright e
Tracy, che ha messo in evidenza le forzature propagandistiche dei promotori
delle nuove armi in Cina, Russia e USA, alimentando una nuova corsa agli
armamenti. Anche il Congressional
Budget Office americano ha recentemente concluso (gennaio 2023) che già
esistono e sono più economici e affidabili armamenti con proprietà analoghe a
quelle dei missili ipersonici, il cui sviluppo è quindi ingiustificato da
motivazioni militari ed economiche. Non
è attraverso nuovi armamenti ipertecnologici che gli stati possono raggiungere
maggiore sicurezza e il sistema mondiale trovare maggiore stabilità: la via da
perseguire sono piuttosto decise azioni di disarmo, non solo nucleare. [Padova 3 febbraio 2024]