Si
è spento a Cosenza il 30 gennaio scorso all’età di 83 anni (era Nato ad Acri l’11
aprile del 1940) Vincenzo Rizzuto. Finché ne ha avuto le forze ha collaborato
con “Odissea” a cui si sentiva molto legato. Negli ultimi mesi la situazione si
era ulteriormente aggravata. Ecco il ricordo di Francesco Curto. Ho
appreso leggendo “acrinews” la triste notizia della scomparsa del
professore Vincenzo Rizzuto. Ne fa un ritratto molto bello l’amico comune
Massimo Conocchia definendolo con queste parole “intellettuale rigoroso ed
onesto”. Condivido e riconosco al Professore queste qualità che sono la
cornice di un quadro dentro cui si delinea la vita di un uomo dotto, sensibile,
impegnato nel sociale, assestandosi sempre nella difesa dei meno fortunati, dei
poveri, e strenuo difensore dell’ambiente. È doveroso da parte mia ricordarlo
sin dai primi incontri nella bottega del padre armiere. Vi capitavo per la
sostituzione del perno della trottola “u cirillu” in quella stagione di
questo gioco, partecipato e coinvolgente. Io andavo a bottega dal sarto mastro
Luigi. Ricordo le sue galoppate verso il Castello per la ricarica dell’orologio
nella Torre. Per appagare la mia curiosità gli chiedevo di poter entrare e
salire su una scala in legno, allora poco sicura, per poter tirare su i pesi e
ridare la carica al meccanismo. Negli anni del Ginnasio lo ritrovai nella sede
del Municipio, a pian terreno, che faceva il bibliotecario, luogo della prima
biblioteca ad Acri. Scoprii così la possibilità di prelevare con il prestito i
libri da leggere. “Cenzino”, così lo chiamavo amichevolmente, mi consigliava quelli
da leggere. Ne ricordo qualcuno in particolare: La poesia russa delNovecento,
Lavorare stanca e altro di Pavese e tanti autori che stimolarono la mia
voglia di conoscenza per aiutarmi nella formazione di quella base culturale che
nel tempo costituisce la mia predisposizione alla scrittura. Lui era un
autodidatta e topo di biblioteca. Iscritto a Storia e Filosofia a Bari.
Studiava e da pendolare dell’esame, si laureò per intraprendere la strada
dell’insegnamento prima e di preside successivamente. Anche io intanto studiavo
a Perugia ma al rientro in estate o nelle feste natalizie lo rincontravo e di
notte nelle lunghe passeggiate, insieme ai fratelli Faragasso, Peppe Arena,
Cugliari e Armando Algieri non ci si stancava di sentirli parlare di tutto e di
più passeggiando da una parte all’altra del paese. I filosofi della notte, li
chiamavo io e mi sentivo privilegiato quanto mi accodavo insieme a qualche
altro amico. L’impegno politico di Rizzuto è stato sempre coerente e critico allo
stesso tempo. Ricordo quella volta che non si voleva far parlare in Piazza
dei frutti un missino. Ha educato generazioni ed ha sempre avuto il
rispetto per gli altri riconoscendogli anche una propria religiosità naturale e
forse anche il bisogno di credere in quello che la religione non può
garantirti. Rizzuto esordì nella narrativa nel 1999 con la prosa Concerto
d’amore per un quartiere, seguirono poi Suoni e disarmonie lungo il
fiume; Popoli e storia in Calabria citeriora, L’eredità e altri racconti. L’avventura
di Tommaso Campanella tra vecchio e nuovo mondo. Opere tutte che raccontano
dell’amore di “Cenzino” per la nostra terra, per il paese, per un quartiere.
Sarebbe bello proporre nelle scuole di Acri da parte degli insegnanti qualche
lettura dei testi di Rizzuto. Egli è stato ed è uomo di questi tempi tanto
difficili e difficoltosi per tutti, pieni di ansia e di incertezza per il
futuro. Perché duri la memoria bisogna riappropriarsi del passato e ritrovare
le nostre radici, riconoscere i sacrifici duri di quanti hanno reso possibile a
noi la condizione di un vivere civile ed averci stimolati per darci tutta
questa “voglia di emergere”. Grazie Cenzino, questa volta non avrò le
tue considerazioni sulla mia antologia multilingua Suoni diversi.
Peccato. Francesco
Curto