4 Il corpo singolo è uno
spreco, l’uno all’altro in
diseguale intralcio s’amalgama ammassato
scarto in coacervi densi di carne
viva. Da creatura si fa organica
materia da smaltire con celere
metodica biologica massa
ponderabile ottimo residuato
compostabile d’innumerevoli avariati
scarti in misura di quintali o
tonnellate d’ingombro a cube
metrature, di temporalità in
meccanica scansione, di capienza in container e
vagoni merci. Da annientare nelle discariche
dell’oblio. 5 Entro i fossati di trincea anime ardono come olio
santo fiammelle fatue svaporanti in stillicidio
d’abbandono. Resta il corpo
nell’annottare illune ridicolo spauracchio
deformato a presidio di fossa putrida. Resta la carne indifesa, (appena la si preme con un
dito appare subitaneo alone cianotico sull’arido
pallore). Restano stremate membra al disarticolato
ciondolare molle prima dell’inciampo. Restano indelebili sulla
pelle involucro malato e
vulnerabile cosparse ulcere e ustioni. Resta il rintocco vitreo
delle ossa ad ogni percussione: l’affilato gelo liofilizza diafane le articolazioni, dà loro cristallina
fragilità. Tutto appare ridotto e
assottigliato solo gli occhi si gonfiano
smarriti come globi tumidi feriti in sgomento opaco
d’animale, occhi che, un tempo umani,
videro.