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giovedì 14 marzo 2024

ASSANGE E DEMOCRAZIA
di Luigi Mazzella



Winston Churchill non era un “fanatico” della democrazia, ma aveva buone ragioni per ritenere che l’Uomo non aveva, sino ai suoi tempi, scoperto un sistema di governo migliore. È difficile immaginare che cosa quell’illustre e sagace statista direbbe oggi della sua valutazione parzialmente positiva. 
E ciò, dopo avere avuto la prova:
a) che spioni e generali hanno più potere delle Alte Autorità “liberamente elette”, dovendosi considerare “emblematico” l’ordine dell’allora Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di ritirare le truppe americane dall’Afghanistan disatteso e sostanzialmente “ridicolizzato” dal contrario avviso del Pentagono, e 
b) che un civil servant, stipendiato dalla amministrazione statale, nella veste di giudice (e nell’esercizio del cosiddetto “uso politico della giustizia”) è in grado di detronizzare un rappresentante del popolo eletto con enorme dispendio di energie finanziarie pubbliche e di mandarlo a casa sotto il peso delle ignominiose accuse del “me-too” per avere insidiato, sessualmente, molti decenni prima una gentildonna, poi felicemente divenuta madre e nonna, circondata dall’affetto dei nipoti, e, infine
c) che un giornalista come Julian Assange per avere svolto il suo compito di informare il pubblico, nell’intento di dimostrare che la democrazia è, secondo una formula ricorrente, una vera e propria “casa di vetro” rischia  centosettantacinque anni di carcere negli Stati Uniti (dopo l’estradizione dal Regno Unito di Gran Bretagna), con buona pace della libertà di stampa ritenuta la prima dei cosiddetti “capisaldi” della democrazia!
Mala tempora currunt sed (o et) peiora parantur! Dice un detto, di probabile origine popolare.