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mercoledì 6 marzo 2024

FINCHÉ C’È GUERRA C’È BARBARIE
La Parola ai lettori


 
La guerra della Russia contro l’Ucraina si è già trasformata in una guerra civile europea. Ora la guerra diretta contro la Russia appare inevitabile. Le guerre hanno dinamiche interne non prevedibili. Prima guerra civile europea, i tedeschi pensavano di arrivare a Parigi per Natale 1914 così pure i Francesi a Berlino. Seconda guerra civile europea, per i tedeschi Blitzkrieg, sappiano quanto durarono e quanti morti e distruzioni.                        
Ora, è impossibile raggiungere un accordo di pace che era possibile nei primi giorni di marzo del 2o22, a pochi giorni dall’inizio dell’aggressione russa, ma la Nato lo sabotò. Lo vedono tutti che ora non ci sono più proposte di accordi, per il motivo semplicissimo, che ora sono impossibili. La Russia controlla ¼ dell’Ucraina e non vuole cederne neanche un pezzo. L’Ucraina non può fare accordi cedendo 4 regioni alla Russia. A marzo 2022 erano morti alcune centinaia di persone mentre ora tra i due fronti ne sono morti 500 mila e la Russia occupava solo il Donbass, un Anschluss peraltro più o meno consensuale. Le classi politiche al potere in Russia e in Ucraina si suiciderebbero e non lo faranno. Meglio altre centinaia di migliaia di morti, meglio una ulteriore distruzione, meglio rischiare l’atomica che farsi giustiziare dal proprio popolo. Proprio come sta facendo Netanyahu. Il loro motto macabro è: Finché c’è Guerra c’è speranza.
La politologia insegna che più si allunga la guerra più è difficile fare accordi di pace, nel nostro caso gli accordi sono addirittura impossibili, anche a prescindere dai tre figuri che sono al potere in Russia, in Ucraina e in Israele.
I governi europei, sapendo questo, si stanno posizionando apparentemente in ordine sparso ma tutti per una guerra di lunga durata. Macron segna la strada, annuncia che occorre inviare truppe. L’Ucraina, oltre alla mancanza di armi, ha bisogno anche di chi le deve usare, mancano anche i soldati. La Meloni, ben informata da Biden, annuncia il sostegno all’Ucraina in guerra per altri dieci anni, la Von Der Leyen segue a ruota, chiede di produrre armi in quantità mostruosa e farlo velocemente, tra alcuni mesi, i governi europei, saranno costretti ad inviare truppe. Il perché è presto detto: la Russia avanza, gli accordi sono impossibili e allora, che la guerra continui a tutti i costi, perché anche la classe politica europea rischia la ghigliottina. La guerra non la possono vincere, ma neanche perderla, e accordi sono impossibili. Come potrebbero giustificare le spese che tra aiuti diretti e perdite legate alla inimicizia con la Russia ammontano, solo per l’Italia, a più di 200 miliardi? Costi che hanno pagato e continuano a pagare le classi medio-basse, col rincaro dell’energia, con l’inflazione, con i mutui alle stelle, con i salari da fame e con la sanità a allo sfascio. La classe politica al potere si preoccupa solo del proprio destino, si preoccupa solo di salvare la propria pelle. Ai vaniloqui dell’Ucraina baluardo della democrazia europea non ha creduto mai nessuno, e oggi interessa meno di niente. Guerra impopolare ma impossibile fermarla.
La guerra ha le sue dinamiche, gli sviluppi non possono essere previsti e programmati in anticipo a tavolino. Per questo, meglio accordi ingiusti che guerre giuste.
Ora, pur non volendo si precipita nello scontro diretto con la Russia, questo è risultato della ignavia europea, che non ha saputo dire agli USA: la guerra è contro i nostri interessi. Questa guerra civile sta già infettando per la terza volta la civilissima Europa in poco più di un secolo. Dobbiamo allora prevenire questa catastrofe che porterebbe la guerra nel cuore della Europa dopo 80 anni di pace e di progresso, cacciando dal governo questi politici cinici e bari. Dobbiamo riempire le piazze al grido: Noi decidiamo il nostro destino! Noi, 500 milioni di europei siamo ben più importanti di chi deve governare 4 regioni Ucraine; più importanti di Putin, Zelenskhy, Netanyahu e di tutta la classe politica europea al potere, messi assieme.
Cordiali Saluti.
Francesco Saverio Lanza