Ballerini, musicisti, attori di teatro
usano, prima di salire sul palcoscenico, ritrovarsi in un camerino o dietro le
quinte e, stringendosi in un cerchio e costruendo una specie di torre con le
mani, urlare tutti insieme, in segno di buon augurio, “Merda, merda, merda”. È
una tradizione che risale al XVII secolo, quando il pubblico, appartenente ai
ceti aristocratici o a quelli alto borghesi, si recava a teatro in carrozza. La
presenza di molti escrementi lasciati dai cavalli a fine spettacolo voleva dire
che c’era stato molto pubblico e che i guadagni erano stati buoni. Vi sono
anche altre colorite spiegazioni per questo rito bene augurante, ma questa
sembra essere la più accreditata. A me, invece, viene
spontaneo gridare questa espressione tutte le volte che accendo la televisione
e sento i giullari del video spacciare compiaciuti certe notizie di poca o
nessuna rilevanza, come se si trattasse di eventi in grado di mutare il corso
della storia. La RAI l’altra sera, 19
marzo, si è prodigata a più non posso per dare grande spazio ed enfasi alla
pubblicazione dell’ennesimo romanzo di Walter Clinton Ventrone. Pardon: Walter
Clinton Veltroni volevo dire. Ora, una notizia del genere, della durata di
alcuni minuti, dovrebbe essere riservata a grandi romanzieri, non a un
narratore mediocre quale Veltroni è. Tanta accondiscendenza da parte dei media
verso un personaggio il cui grande merito è quello di aver trasformato il
vecchio PCI in un mollusco ed essersi accreditato come tuttologo, sembra del
tutto spropositata e fuori luogo. Come se non bastasse, su La7, nella
trasmissione Dimartedì di Giovanni Floris, il vate Veltroni ha potuto
pontificare ancora per una manciata di minuti parlando sempre del suo romanzo,
cioè del nulla. L’altra notizia che ha tenuto banco su tutte le televisioni è
stata l’ennesimo pettegolezzo sulla famiglia reale inglese. Credo che lo spazio
che radio e televisione riservano ai regnanti britannici, sia del tutto
incomprensibile e spropositato per dei personaggi che stanno scivolando sempre
più nell’operetta, e si configura come un’offesa dell’intelligenza delle
persone che si vorrebbe fossero tutte impegnate a sapere, quasi morbosamente,
il colore del maglione di Kate Middleton o l’incidenza della luce sul polso di
Charlotte. In un momento di
tragedia vera, in cui ci troviamo con un passo nel baratro della Terza Guerra
Mondiale, con la guerra fra russi e ucraini che si sta facendo sempre più
sporca e utilitaristica, e il massacro del popolo palestinese da parte di
Israele, sembra veramente fuori luogo una televisione arroccata sui regnanti
inglesi, il libro di Veltroni, Chiara Ferragni e il Grande Fratello. Questo, purtroppo, è il
paese che i Media vogliono plasmare e lasciarci in eredità, cioè un paese che
saltella e strimpella di qua e di là dietro il pifferaio magico dello schermo
che da consumato alchimista ammorba le coscienze e i sogni degli italiani.