Ci hanno addestrato fin da piccoli con
giochi mirati a far introiettare e accettare comportamenti aberranti e pare
perfino cosa buona e giusta che gli stati si armino per fare le guerre con l’obiettivo
di difendersi innanzitutto, ma anche, casualmente, per accaparrarsi nuove
risorse e aree di mercato. Ma, attenzione, se non ci fossero frontiere,
gli esperti di socioeconomia sostengono, il PIL mondiale crescerebbe
istantaneamente almeno del 3%. Perché, vi chiederete. Perché proprio onorando i
principi del liberismo, le persone sarebbero libere di migrare scientemente
dove ritengono più opportuno e portare con sé nuove idee e fondare nuove
imprese sulla base delle considerazioni che qualsiasi mente imprenditoriale
sana farebbe: impiegare, senza distruggere, le peculiarità locali. Invece negli
ultimi duecento anni (inutile ripetere qui le modalità agghiaccianti con cui
ciò si sia attuato) siamo andati al massacro dei popoli e alla forte
compromissione, se non distruzione, degli ecosistemi. Quando saremo saturi di plastica
in tutti i comparti dell’ambiente, inizierà la Guerra dell’Acqua, l’ultima. Se
contiamo il rischio di contaminazione globale da radioattività, non so se
possiamo nemmeno sperare di cavarcela rintanandoci (in una esigua minoranza)
sottoterra... Insomma siamo una specie che ha firmato la propria estinzione per
avidità di ricchezze immediate, effimere, apparenti. Dario Fo sosteneva nel suo L’apocalisse
rimandata, benvenuta catastrofe, che dovremmo riflettere seriamente sulla
questione energetica anche a livello privato, individuale, e sulla
qualità/quantità dei nostri consumi. Si sente dire sempre con maggiore
insistenza che oggi vale la pena tentare di ri-alfabetizzare le masse a partire
proprio dai consumi. Perché i consumi sono alla base della nostra vita. Ci
connotano. Vogliamo appartenere alla schiera di coloro che come automi comprano
qualsiasi cosa pubblicizzata (o di cui per vie traverse si insuffli il
desiderio), o vogliamo esercitare il grande potere di scegliere
e orientare attraverso i consumi l’onda produttiva industriale che certamente
tiene dietro ai flussi di mercato, fino a intercettare la tendenza (come è
bastato coi CFC o l’olio di palma...) e anticipare la concorrenza? Conviene
ragionarci bene sopra!