Piombino
di nuovo tra noi! Si
chiama Cinzia. Archeologa. Ma anche musica, animazione, teatro, pittura. E
molte altre cose, quelle che Cinzia coltiva. E sogni. E radicati e radicali
orizzonti. Perché è questo il segreto, forse: non lasciarsi portar via dagli
eventi. Se
Cinzia è venuta sotto la Regione, da Piombino, dopo mesi che la Golar Tundra è
là ormeggiata impudente nel porto a fare il lavoro sporco, questo vuol dire che
la coscienza non si è assopita, che la schiena non si è piegata. Giacché una
cosa ingiusta, una scelta sbagliata, non recupera senso o qualità col passare
del tempo. Al contrario! Il trucco della (pre)potenza sta proprio qui: nel
giocare con le leve dell’incombente, nel fiaccarci barando. E invece… e invece
l’irragionevolezza economica, ecologica, geopolitica del ‘metodo-Piombino’ si
conferma e si rafforza, col tempo, solo che ci siano anime e cervelli pronti a
coglierla. Il tempo è galantuomo ma con chi gli è amico! Ieri,
sotto la Prefettura, e davanti alla Regione, un’altra causa solo apparentemente
persa: quella che la (pre)potenza istituzionale dipinge come La locomotiva
di Guccini: la TAV, un mostro strano con dentro un potere
tremendo, ‘la stessa forza della dinamite’.
C’è
chi si esercita da mesi in ridondanti rappresentazioni ottocentesche della
talpa che avanza irresistibile, in favore di taccuini e telecamere compiacenti.
Ma poi… mannaggia! Arriva quando meno te lo aspetti la dura lezione della
realtà: la superfresa si è già arenata, sotto viale don Minzoni. A poche
centinaia di metri dalla partenza, E deve fare chilometri e chilometri… Cosa
sia veramente successo, non è dato saperlo in questa casa di vetro sabbiato che
è la comunicazione istituzionale, rimpannucciata dalla (dis)informazione
‘giornalistica’. Però, possiamo immaginarcelo: nove su dieci, l’incidente sta
dentro i famosi ‘limiti della crescita’ che i moderni green millantano ma non
conoscono, anzi ignorano e quotidianamente calpestano. Che si tratti di
materiali inadeguati (è già successo, undici anni fa, alla celebrata Monna
Lisa) o di problemi di riassetto della nuova fresa Iris da anni in letargo
sotto Campo di Marte, o di tonnellate di smarino difficili da ricollocare sul
mercato del Valdarno, o di generali manchevolezze nella progettazione della ‘grande
opera’ (basti vedere quello che è successo a Castello, o prima ancora in
Mugello), poco importa. A guidarci può bastare il ragionamento. E ragionare può
convincerci dell’opportunità di non lasciare i padroni del vapore
spadroneggiare impunemente: resistere alle iniquità porta frutto, prima o poi.
Ora, non è che noi poveri mortali si possa sapere esattamente dove e quando
questo avverrà. Ma avverrà. Allorché tiriamo su i figli, del resto, o lavoriamo
nelle scuole, facciamo forse dipendere il nostro agire dai risultati immediati?
Buon seme, buon terreno, perseveranza: buon frutto!
Dopo il turno kafkiano
davanti al Palazzo della Legge, la Prefettura, ci siamo messi – io e la
compagna leonessa del Tirreno – davanti ai civici 2 e 4 di via Cavour, che così
intercettiamo un po’ tutti. Metti mai che un consigliere o un assessore o un
presidente fosse incline a un ravvedimento operoso… Lei, Cinzia, con la tromba
d’aria del 21 ottobre sul mare di Piombino, incrocia un giovane albanese che da
parecchio vive in Italia e – per associazione di idee? - le racconta di una
pineta andata in fiamme nel suo Paese. Qualcosa che deve avere a che fare coi
combustibili fossili. Fantasie adriatiche? Forse no se, cercando in rete, si
trovano esplosioni in campi petroliferi e ‘inferno nero’. Io, invece, devo
accontentarmi dell’ennesimo incontro ravvicinato con Eugenio Giani.
Son lì che spiego il nuovo
cartello agli uscieri di guardia all’ingresso: ‘Cosa vuol dire? Che s’è fermato
il giochino… la macchinina… brin brin! E questo, vedete? è il presidente,
quando dal cavalcavia dell’Affrico celebrava a settembre la grandiosa distesa
di conci bianchi ammassati nei piazzali ferroviari, e di carri rossi sui binari
in attesa delle terre di scavo… ‘Quando fra qualche anno sfreccerete sul treno
ad alta velocità – declamava - ricordatevi che tutto quello sarà possibile
grazie al lavoro che stiamo facendo!’. Peccato che prima ancora di raggiungere
le viscere dell’Arco dei Lorena… il giochino si sia fermato!’. Ma ecco, eccolo: il
presidente si materializza per l’appunto. Questa volta è arrivato in
economia, a piedi. Ho come la sensazione che
vorrebbe sgusciar via. E allora, lo sollecito a dare un’occhiata al suo gesto
promozionale montato accanto alla mappa del disonore, con la bella addormentata
nell’argilla. ‘S’è fermata, presidente!
Ci dispiace! Mannaggia! Mannaggia! Come si fa? Come si fa? S’è fermata la
macchinina, presidente!’ ‘Fedelissimo…!’, commenta
affabile in prima battuta. Ma poi, rassicurante:
‘Ehhh, ora riparte!’, e scivola via. ‘Sì? Mah…! Dice…?’ Vedremo come, quando, e a
quale prezzo…