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venerdì 31 maggio 2024

DIARIO CIVILE
di Girolamo Dell’Olio



Piombino di nuovo tra noi! 
 
Si chiama Cinzia. Archeologa. Ma anche musica, animazione, teatro, pittura. E molte altre cose, quelle che Cinzia coltiva. E sogni. E radicati e radicali orizzonti. Perché è questo il segreto, forse: non lasciarsi portar via dagli eventi.
Se Cinzia è venuta sotto la Regione, da Piombino, dopo mesi che la Golar Tundra è là ormeggiata impudente nel porto a fare il lavoro sporco, questo vuol dire che la coscienza non si è assopita, che la schiena non si è piegata. Giacché una cosa ingiusta, una scelta sbagliata, non recupera senso o qualità col passare del tempo. Al contrario! Il trucco della (pre)potenza sta proprio qui: nel giocare con le leve dell’incombente, nel fiaccarci barando. E invece… e invece l’irragionevolezza economica, ecologica, geopolitica del ‘metodo-Piombino’ si conferma e si rafforza, col tempo, solo che ci siano anime e cervelli pronti a coglierla. Il tempo è galantuomo ma con chi gli è amico!
Ieri, sotto la Prefettura, e davanti alla Regione, un’altra causa solo apparentemente persa: quella che la (pre)potenza istituzionale dipinge come La locomotiva di Guccini: la TAV, un mostro strano con dentro un potere tremendo, ‘la stessa forza della dinamite’.



C’è chi si esercita da mesi in ridondanti rappresentazioni ottocentesche della talpa che avanza irresistibile, in favore di taccuini e telecamere compiacenti. Ma poi… mannaggia! Arriva quando meno te lo aspetti la dura lezione della realtà: la superfresa si è già arenata, sotto viale don Minzoni. A poche centinaia di metri dalla partenza, E deve fare chilometri e chilometri…
Cosa sia veramente successo, non è dato saperlo in questa casa di vetro sabbiato che è la comunicazione istituzionale, rimpannucciata dalla (dis)informazione ‘giornalistica’. Però, possiamo immaginarcelo: nove su dieci, l’incidente sta dentro i famosi ‘limiti della crescita’ che i moderni green millantano ma non conoscono, anzi ignorano e quotidianamente calpestano. Che si tratti di materiali inadeguati (è già successo, undici anni fa, alla celebrata Monna Lisa) o di problemi di riassetto della nuova fresa Iris da anni in letargo sotto Campo di Marte, o di tonnellate di smarino difficili da ricollocare sul mercato del Valdarno, o di generali manchevolezze nella progettazione della ‘grande opera’ (basti vedere quello che è successo a Castello, o prima ancora in Mugello), poco importa. A guidarci può bastare il ragionamento. E ragionare può convincerci dell’opportunità di non lasciare i padroni del vapore spadroneggiare impunemente: resistere alle iniquità porta frutto, prima o poi. Ora, non è che noi poveri mortali si possa sapere esattamente dove e quando questo avverrà. Ma avverrà. Allorché tiriamo su i figli, del resto, o lavoriamo nelle scuole, facciamo forse dipendere il nostro agire dai risultati immediati? Buon seme, buon terreno, perseveranza: buon frutto!



Dopo il turno kafkiano davanti al Palazzo della Legge, la Prefettura, ci siamo messi – io e la compagna leonessa del Tirreno – davanti ai civici 2 e 4 di via Cavour, che così intercettiamo un po’ tutti. Metti mai che un consigliere o un assessore o un presidente fosse incline a un ravvedimento operoso…
 
Lei, Cinzia, con la tromba d’aria del 21 ottobre sul mare di Piombino, incrocia un giovane albanese che da parecchio vive in Italia e – per associazione di idee? - le racconta di una pineta andata in fiamme nel suo Paese. Qualcosa che deve avere a che fare coi combustibili fossili. Fantasie adriatiche? Forse no se, cercando in rete, si trovano esplosioni in campi petroliferi e ‘inferno nero’.
 
Io, invece, devo accontentarmi dell’ennesimo incontro ravvicinato con Eugenio Giani.
 



Son lì che spiego il nuovo cartello agli uscieri di guardia all’ingresso: ‘Cosa vuol dire? Che s’è fermato il giochino… la macchinina… brin brin! E questo, vedete? è il presidente, quando dal cavalcavia dell’Affrico celebrava a settembre la grandiosa distesa di conci bianchi ammassati nei piazzali ferroviari, e di carri rossi sui binari in attesa delle terre di scavo… ‘Quando fra qualche anno sfreccerete sul treno ad alta velocità – declamava - ricordatevi che tutto quello sarà possibile grazie al lavoro che stiamo facendo!’. Peccato che prima ancora di raggiungere le viscere dell’Arco dei Lorena… il giochino si sia fermato!’.
Ma ecco, eccolo: il presidente si materializza per l’appunto.
Questa volta è arrivato in economia, a piedi.
Ho come la sensazione che vorrebbe sgusciar via. E allora, lo sollecito a dare un’occhiata al suo gesto promozionale montato accanto alla mappa del disonore, con la bella addormentata nell’argilla.
‘S’è fermata, presidente! Ci dispiace! Mannaggia! Mannaggia! Come si fa? Come si fa? S’è fermata la macchinina, presidente!’
‘Fedelissimo…!’, commenta affabile in prima battuta.
Ma poi, rassicurante: ‘Ehhh, ora riparte!’, e scivola via.
‘Sì? Mah…! Dice…?’
Vedremo come, quando, e a quale prezzo…