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venerdì 31 maggio 2024

L’INCOGNITA DELL’ASTENSIONISMO 
di Luigi Mazzella 


 
C’è chi sostiene che, con il sovraffollamento complessivo del Pianeta, sia aumentata (soprattutto negli abitanti dell’Occidente, da duemila anni portatori di una cultura fondata su fideismi religiosi e fanatismi politici, entrambi utopici) la “facile credulità” in verità “asserite” e “non provate” (anzi clamorosamente “smentite dagli eventi”) da parte di predicatori e di ciarlatani. Se così fosse, vi sarebbe da chiedersi se vi siano ancora nel nostro “Bel Paese” cittadini (in numero adeguato a evitare un irragionevole disastro socio-economico e politico) per così dire “senza la sveglia al collo”, che siano in grado di richiedere e imporre ai loro governanti, attraverso il voto, la dimostrazione di possedere raziocinio, buon senso e logica. La razionalità degli eletti, in altre parole, costituirebbe l’unico modo per essere certi che le scelte assunte al massimo livello di responsabilità politica non portino i poveri italici, come suole dirsi “a sbattere” e ad annaspare in un fungo atomico.
La risposta non è semplice: perché da un lato il livello intellettuale dei nostri governanti appare paurosamente in progressivo e inarrestabile calo (come dimostrano anche gli “scontri volgari da taverna”, un tempo inimmaginabili, tra alte autorità pubbliche) dall’altro cresce il numero degli astensionisti.
Qual è l’identikit di questi ultimi? Il più probabile è che si tratti di elettori razionalisti e di buon senso logico che, non avendo fiducia alcuna nei candidati proposti dai vari partiti, non vanno più a votarli.
Quale sarà l’effetto?  Sembra che “la serva Italia” di dantesca memoria vada orientandosi sempre di più a subire passivamente e deterministicamente , oltre alla dipendenza, ormai scontata e palese, di tutti i suoi partiti dagli input politici statunitensi, anche l’onta di essere governata da una minoranza (per giunta altamente rissosa e sempre meno qualificata) di forze politiche che, pur essendo di numero appena più consistente di quello delle altre coalizioni in lizza, è comunque lontana dal rappresentare la volontà della maggioranza degli Italiani; e ciò  nella drammatica consapevolezza, date le circostanze,  della sua ineluttabilità. Le imminenti elezioni europee, pur nella loro innegabile diversità rispetto a quelle ultime nazionali (essendovi due atroci guerre ormai in pieno e sanguinoso svolgimento ed essendo tutti i partiti in lizza in Italia “filo-bellici, o perché convinti da tempo o perché convertiti in momenti diversi all’atlantismo della NATO) ci daranno elementi utili per una risposta alla domanda posta sopra circa l’incremento o la diminuzione dell’astensionismo. Le previsioni sono difficili: per gli Italiani che non intendono essere trascinati in una guerra che potrebbe divenire nucleare c’è poca scelta: c’è Tarquinio, nella lista del PD e i suoi amici di PACE, TERRA, DIGNITÀ e c’ è Santoro… Non c’è Papa Francesco che è per forza di cose fuori gara (e necessariamente destinato a restare vox clamans in deserto). Naturalmente, a sperare che non vi siano adunate del tipo del 1940 di quelle mussoliniane di piazza Venezia sono tanti (anonimi e non rappresentati) Italiani. Che faranno? Si accontenteranno di ciò che “offre il convento” con la prospettiva di un inevitabile insuccesso o si asterranno dal voto, confidando alcuni, da credenti, in un intervento pacificatore del loro Dio (mediorientale), altri, da laici, in una vittoria di Donald Trump alle elezioni nordamericane?