C’è chi sostiene che, con
il sovraffollamento complessivo del Pianeta, sia aumentata (soprattutto negli
abitanti dell’Occidente, da duemila anni portatori di una cultura fondata su
fideismi religiosi e fanatismi politici, entrambi utopici) la “facile
credulità” in verità “asserite” e “non provate” (anzi clamorosamente “smentite
dagli eventi”) da parte di predicatori e di ciarlatani. Se così fosse, vi
sarebbe da chiedersi se vi siano ancora nel nostro “Bel Paese” cittadini (in
numero adeguato a evitare un irragionevole disastro socio-economico e politico)
per così dire “senza la sveglia al collo”, che siano in grado di richiedere e
imporre ai loro governanti, attraverso il voto, la dimostrazione di possedere
raziocinio, buon senso e logica. La razionalità degli eletti, in altre parole,
costituirebbe l’unico modo per essere certi che le scelte assunte al massimo
livello di responsabilità politica non portino i poveri italici, come suole
dirsi “a sbattere” e ad annaspare in un fungo atomico. La
risposta non è semplice: perché da un lato il livello intellettuale dei nostri
governanti appare paurosamente in progressivo e inarrestabile calo (come
dimostrano anche gli “scontri volgari da taverna”, un tempo inimmaginabili, tra
alte autorità pubbliche) dall’altro cresce il numero degli astensionisti. Qual
è l’identikit di questi ultimi? Il
più probabile è che si tratti di elettori razionalisti e di buon senso logico che,
non avendo fiducia alcuna nei candidati proposti dai vari partiti, non vanno
più a votarli. Quale
sarà l’effetto? Sembra che “la serva
Italia” di dantesca memoria vada orientandosi sempre di più a subire
passivamente e deterministicamente , oltre alla dipendenza, ormai scontata e
palese, di tutti i suoi partiti dagli input
politici statunitensi, anche l’onta di essere governata da una minoranza (per
giunta altamente rissosa e sempre meno qualificata) di forze politiche che, pur
essendo di numero appena più consistente di quello delle altre coalizioni in
lizza, è comunque lontana dal rappresentare la volontà della maggioranza degli
Italiani; e ciò nella drammatica consapevolezza,
date le circostanze, della sua
ineluttabilità. Le imminenti elezioni europee, pur nella loro innegabile
diversità rispetto a quelle ultime nazionali (essendovi due atroci guerre ormai
in pieno e sanguinoso svolgimento ed essendo tutti i partiti in lizza in Italia
“filo-bellici, o perché convinti da tempo o perché convertiti in momenti
diversi all’atlantismo della NATO) ci daranno elementi utili per una risposta
alla domanda posta sopra circa l’incremento o la diminuzione
dell’astensionismo. Le previsioni sono difficili: per gli Italiani che non
intendono essere trascinati in una guerra che potrebbe divenire nucleare c’è
poca scelta: c’è Tarquinio, nella lista del PD e i suoi amici di PACE, TERRA,
DIGNITÀ e c’ è Santoro… Non c’è Papa Francesco che è per forza di cose fuori
gara (e necessariamente destinato a restare vox
clamans in deserto). Naturalmente, a sperare che non vi siano adunate del
tipo del 1940 di quelle mussoliniane di piazza Venezia sono tanti (anonimi e
non rappresentati) Italiani. Che faranno? Si accontenteranno di ciò che “offre
il convento” con la prospettiva di un inevitabile insuccesso o si asterranno
dal voto, confidando alcuni, da credenti, in un intervento pacificatore del
loro Dio (mediorientale), altri, da laici, in una vittoria di Donald Trump alle
elezioni nordamericane?