Pagine

giovedì 20 giugno 2024

LA STORIA ADDOSSO
di Angelo Gaccione



 
La nuova raccolta poetica di Alida Airaghi
 
La poesia civile è in buone mani e numerosi sono i poeti che dentro la storia del loro tempo sono immersi e ne sanno cogliere gli eventi più tragici, conflittuali e dolorosi. Le poetesse (o poete), soprattutto. Alida Airaghi ce lo mostra con il suo recentissimo volume dal titolo Quanto di storia, pubblicato dalle edizioni Marco Saya (pagine 76 € 13,00). Già, poesia civile; chissà perché poi continuiamo ad utilizzare questa formula, come se non fosse civile tutto ciò che oppone l’umano al disumano. Come se ogni poeta degno di questo nome non si sia occupato del dolore del mondo in ogni tempo. E quanta di storia è rimasta addosso alla poetessa veronese? Quanta incisa sulla sua carne e nella nostra? Tanta, e della più scandalosa, della più feroce. Basta scorrere i giorni i mesi e gli anni che contrassegnano i titoli delle composizioni per averne la riprova. Dal 28 maggio 1974 al 7 ottobre 2023: dal massacro fascista e di Stato di Piazza della Loggia in quel di Brescia, al massacro di Hamas avvenuta in Israele con l’operazione denominata “Alluvione”. E via via, data dopo data, il Rosario è sgranato come una laica, dolente e impietosa Via Crucis, Stazione per Stazione: 9 maggio 1978 assassinio di Aldo Moro dopo 55 giorni di sequestro; 27 giugno 1980 strage di Ustica; 26 aprile 1986 disastro nucleare alla centrale di Chernobyl; 19 luglio 1992 strage di via D’Amelio; 11 settembre 2011 attentato alle Torri Gemelle; 21 febbraio 2020 la pandemia mondiale da Covid 19; 24 febbraio 2022 l’invasione russa dell’Ucraina. Date impresse a fuoco e a sangue sul corpo della storia, della società e dei popoli, ma anche sui nostri stessi corpi, sulle nostre sensibilità individuali, sul nostro sentire, sulla nostra ragione fino a modificarli in profondità; a incancrenire la nostra anima e sporcarla per sempre. La foto con l’uomo che piegato su quel che resta di un corpo coperto dagli striscioni sindacali in Piazza della Loggia si regge la testa annichilito, non la potremo più togliere dai nostri occhi e dalla nostra memoria. Airaghi l’ha voluta in copertina perché Brescia apre il suo “viaggio all’inferno”, come la strage di Piazza Fontana del 1969 ha aperto il “viaggio all’inferno” di altri poeti: Pasolini, Raboni, Sanesi… perché la poesia non dimentica. Un arco temporale di sangue che ha il suo svolgimento tra la giovinezza (Juvenilia è il primo componimento), tempo di naufragi del cuore, ma anche scelta consapevole di abbracciare la causa dei vinti; e l’età matura o tarda (De Senectute) che è l’ultimo testo e chiude l’arco come finale di partita, con la presa d’atto di essere ormai storia snervata spremuta / ricordi ingombranti / per chi non ascolta. Qua e là vicende più private, date gioiose come quelle del 17 maggio 1979 e del 19 febbraio 1985 in cui fanno il loro ingresso nel mondo le figlie Daria e Silvia, o segnate dalla perdita come quella del 22 agosto 1991 in cui scompare il marito Sirio. Il 9 novembre 1989 è, invece, la data pubblica più sconvolgente di fine Novecento: si apre un varco nel muro di Berlino e le due Germanie divise dopo la Seconda guerra mondiale possono ricongiungersi. Abbiamo seguito quegli avvenimenti in diretta con le lacrime agli occhi, si abbracciavano i berlinesi dei due versanti piangendo e ci abbracciavamo noi nelle altre città d’Europa piangendo: “di corsa Berliner / al muro die Mauer! () con spranghe cesoie picconi / tagliano sbrecciano / abbattono / il filo spinato il cemento”, prorompono con entusiasmo i versi del poeta. Una discesa agl’inferi questa raccolta importante e necessaria di Alida Airaghi, che dovrebbe indurci a meditare sulla stupida coazione al degrado a cui sembriamo irreversibilmente condannati. Un campionario del male da cui non si vede via d’uscita. E il baratro dell’estinzione sempre più vicino, ora che la guerra nucleare mondiale si staglia minacciosa all’orizzonte.