25 LUGLIO: RICORDARE IL
FASCISMO di Franco Astengo
Nel ricordo
del 25 luglio, giorno del colpo di stato monarchico che abbatté Mussolini e
aprì la strada al momento più drammatico della storia d’Italia è’ il caso di
rammentare non semplicemente cosa è stato il fascismo ma di sottolineare quanto
persiste: veri e propri rigurgiti fascisti si avvertono anche a livello di
schemi culturali, di comportamenti a livello di massa, di opzioni politiche
concrete portate avanti da soggetti che si collocano al governo del Paese e
appaiono incontrare fortune elettorali e di consenso da parte dell’opinione
pubblica, senza ricevere quel contrasto che meriterebbero. Ricordando
che il fascismo salì al potere pur rappresentando un’esigua minoranza
parlamentare sulla base proprio di una mancata opposizione e di un
accompagnamento “furbesco” attuato da chi pensava di addomesticarlo
anestetizzandolo nella gabbia del potere.L’attuale situazione, nella quale si stanno riproducendo soprattutto i
temi più deteriori del razzismo deve essere affrontata attraverso l’espressione
costante della negatività dei principi che il fascismo ha rappresentato
realizzandone la costante comparazione con ciò che sta concretamente accadendo. Il fascismo
tese a presentarsi come squisitamente “italiano” e “romano”: torna qui il tema
ricorrente del nazionalismo-bellicista.L’alleanza con la Germania hitleriana e l’intervento nella seconda
guerra mondiale, accentuarono i caratteri ideologici propri del fascismo degli
esordi, come il bellicismo e, di converso, fecero emergere tratti ideologici
propri di quella successiva fase rimasti in ombra quali il razzismo e
l’antisemitismo.Alcuni di
questi caratteri, ma soprattutto il rifiuto della democrazia consentì di
identificare un ruolo internazionale del fascismo, attivo in Europa, e
felicemente definito da Palmiro Togliatti come “regime reazionario di massa”. Una
definizione che ha consentito, anche dopo la caduta del regime, di leggere il
fenomeno del fascismo in senso transpolitico, come una sorta di cesarismo
tipico del XX secolo basato su di un capo carismatico.
Un capo
carismatico che portava avanti la ricerca del consenso delle masse attraverso
una strumentazione di tipo propagandistico attraverso l’adozione di slogan
rivoluzionari (intesi per lo più in una direzione aggressivamente
nazionalistica) con la democrazia come nemico esclusivo, nella logica schmittiana.Il fascismo impose un modello autoritario
sulla base di un rapporto gerarchico di sfruttamento tendendo a tradursi in un
atteggiamento orientato verso il potere e di dipendenza portandolo a un
attaccamento disperato a tutto ciò che appare “forte” (il gruppo, il partito,
la legge, lo stato, la razza ecc.).Quali contro-misure posso essere adottate per uscire dell’atteggiamento
del pregiudizio? Un tema di grande attualità se osserviamo attentamente ciò che
accade.Il
nazionalismo che rimane la matrice diretta del fascismo di allora e di oggi,
rimane prodotto dell’organizzazione totale della società, che può essere mutato
soltanto trasformando la società. Il maieutico della
democrazia e delle riforme sociali rimane quello dell’aumento nella capacità
culturale complessiva.Una capacità
di espressione culturale fondata soprattutto sulla memoria e rivolta alla
complessiva articolazione sociale.È necessario contrastare prima di tutto sul piano della conoscenza,
attraverso la ripresa di una funzione pedagogica dell’organizzazione politica
prima ancora della semplice concorrenza elettorale l’idea oggi, purtroppo ricorrente,
che il fascismo ritorni come “autobiografia della nazione”, ineludibile destino
di appagamento degli egoismi più retrivi.Un’operazione culturale da condurre nel segno di un ritorno al concetto
gramsciano di egemonia.